Aaaah, che bellezza! Questo sì che è un tag copi contro fiocchi, perché mi dà la possibilità di far uscire il vero lato di me stesso, ovvero quello più turpe e atroce.
Di cosa sto parlando?
Del mio dialetto, gente! Un dialetto basato sulle vocali, sulla voce altas e sull’unto, per un parte. Il dialetto palermitano, quello con la faccia sporca e che si fa beffe di qualsivoglia codice civile.
Insomma un campionario goliardico che purtroppo vedrà solo quattro espressioni ma vi assicuro che ce ne sono tantissime!
Vediamo un po’ le regole:
1. Citare l’ideatore deL TAG (bloody ivy) e da chi siete stati nominati. (La Corte)
2. Raccontare delle vostre 4 espressioni dialettali più usate o preferite
3. Nominare (sul serio, nominare) qualche blog (anche solo 1, uno), perché è una cortesia che si fa a qualche blogger. Avvertirli.
Ebbene, le mie 4 espressioni preferite sono:
- “Si tastano ‘sti cosi belli, si tastano! Chi cìavuru!”
Attenzione all’accento sulla i. Tradotto in italiano vuol dire “Si assaggiano queste cose belle, si assaggiano! Qual fragranza!” ed è riferito allo sfincione, che sarebbe una specie di focaccia molto condita e molto unta, soprattutto. Mangiatela se venite perché è patrimonio dell’umanità.
2. Suca
Suca è suca. Non può essere altrimenti, e racchiude in sé tutta la storia del genere umano, dalle popolazioni della Mesopotamia fino alla nuova filosofia gender. Letteralmente vuol dire “succhia”, ma ridurre questa parola alla mera traduzione è troppo riduttivo e rischia di sviare il lettore. Suca è un imperativo. Suca è una parolaccia. Suca è un modo di fare le cose. Suca è sempre lì a guardarti, scritto sui muri della città o nei bagni pubblici. A volte anche sotto forma di messaggio subliminale (800A). Insomma, va su tutto.
3. Amunì?
Questo, ne convengo, assomiglia all’elfico. È un suono melodioso, e non sfigurerebbe in un poemetto cantato da Legolas in quel di Rivendell. Tuttavia, letteralmente vuol dire “Andiamo” e si usa per mettere premura a una persona, per chiedere se possiamo andare via, insomma per tutte quelle volte che abbiamo a che fare con i ritardatari l’!Amunì” è d’obbligo.
4. Quannu s’asciucanu i balati ra Vucciria
“Quando si asciugano le pietre della Vucciria” si riferisce al fatto che alla Vucciria (uno dei tre mercati arabi di Palermo) le “balate” (ovvero il sentiero in pietra dove l’asfalto non esiste) non sono mai asciutte. Ecco perché questa frase ha la stessa valenza del “mai” italiese.
“Aven quando la trovi la fidanzatina?”
“Quannu s’asciucanu i balati ra Vucciria”
E così via.
Insomma, come ho detto a Palermo abbiamo questi e moltissimi altri detti che da soli varrebbero la palma comica, ma siccome ne erano stati chiesti quattro, tanti ne ho messi. Spero che abbiate gradito 😀
Devo ringraziare il Romanzo Rosanero se ne ho capiti due su quattro (anche se uno lo si usava anche qui nel girone infernale noto ai più come scuola media), ma perchè non fai ancora qualcosa di simile in futuro indipendentemente da un tag? A me le tue “lezioni” di parlemitano piacciono tantissimo ^^
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ci penserò, magari in estate ^^
"Mi piace""Mi piace"