Kaden e le Fontane di Luce/01

Capitolo 1

“E questa, ragazzi, è la Fontana Lind, una delle tre Fontane che fino a circa un secolo fa emanavano luce conferendo pace e stabilità”

Come ogni anno, la professoressa Louisianne portava in viaggio d’istruzione la propria classe, la classe dell’ultimo anno dell’Istituto di Perth, una città a sudovest dell’Australia e capitale dei territori dell’Ovest. Ogni anno, in quel periodo, prendevano il treno per arrivare a Lindville situata a Nordovest e una volta giunti alla Fontana ripeteva le stesse parole, alle quali non credeva nemmeno lei stessa. Come poteva, infatti, una Fontana emanare luce? Era passato un secolo da quando si erano spente, forse, ma lo stato di abbandono del monumento, ormai fatiscente e pieno di muschi, lasciava intendere che forse era solo una leggenda.

Eppure, secondo lei, conservava ancora una certa bellezza: la Fontana era costruita a spirale e dalla cima si poteva notare un angelo pronto a versare la… luce, luce che fino a prova contraria non c’era mai stata. Alla base, una sorta di catino che avrebbe dovuto ricevere la suddetta. Tuttavia, tutto era vuoto, eccetto forse per una rana viola che gracidava indifferente alle parole di Louisianne, la quale stava raccontando i motivi per cui si considerava il monumento patrimonio nazionale.

Si sentiva molto combattuta: doveva credere o no alle parole che pronunciava? Inoltre, gli studenti di fronte a lei quell’anno non sembravano particolarmente attenti.

“… gli Stregoni avevano pensato di usufruire della magia della luce per donare benessere e prosperità, e poi…”

Kaden non era mai stato un ragazzo pronto ad ascoltare. Tendeva a mettersi agli ultimi posti, per meglio chiacchierare con i suoi amici, i quali come lui erano totalmente disinteressati alla lezione di storia.

“E se lanciassimo un gavettone?” chiese ad un certo punto Mark, uno degli amici di Kaden, sussurrandolo alla combriccola.

Kaden ridacchiò. “Sarebbe abbastanza figo. Magari un gavettone di luce, visto che si parlava di questo”

“Ah! E da quando presti attenzione a quello che dice Louisianne?” commentò malizioso David, che come Mark non aveva mia visto un libro in vita sua. “Non è che adesso la trovi attraente? Eh?”

Seguitò un breve momento di colluttazione che attirò l’attenzione della professoressa. “Per favore! Lo so che non vi interessa nulla, ma almeno provateci! Sono monumenti di importanza storica!”

“Ma dai, lo sanno tutti che non servono a un tubo!” esclamò Kaden, gettando nel gelo l’intera classe.

Louisianne ebbe un momento di sconforto. Era Kaden il suo problema. Aveva sicuramente ottime potenzialità, ma non era minimamente interessato a progredire negli studi, preferendo invece la losca compagnia di David e Mark.

In ogni caso, decise di proseguire col racconto, poiché era giunta al momento decisivo che riguardava la divisione del Regno in tre nazioni separate: un’ingiustizia, secondo lei.

Era Re Walter il legittimo, c’era anche scritto nel testamento.

“Il nostro amato sovrano re Walter della casa Argonath subì una clamorosa ingiustizia, da parte della moglie del vecchio re defunto e del figlio bastardo, il quale in quanto tale non può rivendicare alcunché. Ad ogni modo Sua Maestà, che amava il popolo, decise di non muovere guerra contro di loro e nella sua clemenza accettò di spartire il regno con i villani, affinché si potesse trovare il momento opportuno per riprendere ciò che è suo, che è nostro”

“Chiedo scusa” alzò la mano Susan, una ragazza sveglia, fra le migliori del suo anno.

“Dimmi, Susan” rispose rincuorata Louisianne. Allora c’era qualcuno che stava ascoltando!

“Tutto questo è accaduto oltre cento anni fa… come mai tutti e tre i Re sono ancora in vita e anzi, sembrano molto più giovani?”

“Che noia” commentò Kaden a bassa voce. “ma chi se ne frega se sono ancora vivi? Prima o poi creperanno, no? Fammi bere un po’ dalla fontana, ho sete”

Era una giornata cupa, nuvole grigie occupavano il cielo e gli uccelli volavano bassi. Una classe della scuola di Perth stava studiando la Fontana di Lindville e Louisianne, la professoressa di Storia e Storia dell’Arte, sospirò.

“Non lo so, Susan, scusa. Ci sono molte teorie a riguardo, ma non mi sento di dire quale sia la più giusta” rispose vaga, lasciando Susan ancora perplessa. In realtà, aveva sentito dire dalla Preside una strana storia. Che strana tizia era, la Preside! Era proprio lei che voleva che tutti gli anni la classe dell’ultimo anno avrebbe dovuto fare quella gita così deprimente, a visitare un monumento esposto all’incuria e viaggiando in terre desolate e fredde. Non che Perth fosse invece felice e assolata… in realtà, erano cento anni che non si registrava un’estate vera e propria.

In ogni caso, la preside Shydra Aldebaran sosteneva che i tre Re avevano rubato la luce delle fontane per puri scopi personali: il che era assurdo, conoscendo Re Walter non avrebbe mai fatto o permesso un crimine del genere.

Era a quell’opinione che Louisianne stava pensando quando rispose di non sapere la causa della longevità dei Re. Stava per concludere il racconto storico quando vide Kaden armeggiare con una manopola fissa all’esterno della Fontana.

“E dai, apriti, stronza!” sibilò il ragazzo dalla pelle scura, applicando tutta la sua forza. Poi accadde: mentre Louisianne lo stava richiamando in preda al panico, Kaden riuscì a sbloccare la maniglia a forma di croce, pronto per bere.

Tuttavia, nessuno era preparato per ciò che successe dopo: ci fu una violenta ma breve scossa di terremoto il quale epicentro sembrava proprio essere la Fontana, la quale sembrò riscuotersi da un lungo sonno, subendo poi una trasformazione.

Dall’aspetto fatiscente che aveva, tutte le crepe, i muschi, i graffiti e i vandalismi che aveva subito in un secolo di inattività scomparvero misteriosamente, e dall’angelo scolpito in cima comparve una violenta luce, una luce purissima e incolore come non se n’erano mai viste a memoria d’uomo.

La luce, dopo essere stata per un momento perpendicolare alla Fontana, cominciò a cadere seguendo il percorso a spirale che era stato progettato, per poi ricadere, liquida, nel catino.

La Fontana era stata riattivata, e persino le nubi sparirono, lasciando il posto a una bella giornata primaverile.

Nel frattempo, in quello stesso istante, i tre Re si stavano riunendo in un’assemblea straordinaria, indetta nel maniero della regina Margareth, la cosiddetta “Regina perduta”, definizione usata come sberleffo nei territori esterni.

Non era un tipo di assemblea che si verificava spesso, piuttosto i Tre non si erano mai visti sin dai tempi lontani in cui avevano stabilito i confini dei propri territori. Tuttavia, la guerra civile iniziata da alcune truppe rivoltose durava da troppo tempo e aveva interessato tutti e tre i sovrani per non dover stabilire un nuovo incontro.

Così Lord Walter, il Re dell’Ovest, Lady Margareth, Regina dei territori centrali avente come capitale la città di Kashnaville e Lord Anthony, Re dell’Est seduto sull’antico trono di Sydney, erano seduti allo stesso tavolo in legno lucido, ma nessuno dei tre desiderava trovarsi in reciproca compagnia.

Ognuno di loro faceva sfoggio della propria regalità, come per spaventare l’avversario, tuttavia dopo ore di discussione l’arroganza e la presunzione avevano lasciato posto allo sconforto e la stanchezza. A testimoniare il lungo lavoro, il tavolo era occupato da decine di cartine geografiche, giornali e pedine di guerra.

Lady Margareth si abbandonò sulla poltrona di velluto verde e sospirò. “Non ne verremo mai a capo” disse in preda al pessimismo. “Quando vi ho convocati, ero convinta di trovare una soluzione ma d’altro canto immaginavo di non poter fare affidamento sugli uomini. Gli Hesenfield hanno conquistato tutta la costa sud del mio regno, partendo dal loro maniero inquietante. Non credevo che potessero avere la forza di sconfiggermi e sopraffare il mio esercito, ma a quanto pare lord Abraham si è molto ben preparato e ha approfittato della guerra civile per muovere la sua battaglia e diventare Re al posto mio. A dispetto delle previsioni, i suoi figli hanno vinto tutte le sfide e adesso i miei territori vengono occupati di settimana in settimana. Tuttavia, al trono ci siamo noi e dobbiamo rivendicare questo vantaggio. Se vogliamo mantenere la stabilità, ed è così che diciamo, allora è nel vostro interesse inviarmi le vostre truppe. Come ho detto, è l’unica soluzione e tornerò su questo punto finché non avrò ottenuto uomini validi”

Margareth osservò con i suoi freddi occhi viola gli altri due, che non sembravano allarmati dalla Casata degli Hesenfield e anzi, speravano davvero che Abraham vincesse, così la “regina perduta” si sarebbe tolta dai piedi.

Né per lord Argonath e meno che mai per lord Anthony era mai stata una vera regina. Quest’ultimo sogghignò, facendo il punto della situazione e rispondendo alle preoccupazioni della matrigna che aveva sempre odiato.

“Gli Hesenfield sono la Casa più antica fra quelle nobili, ma ormai sono in decadenza da troppe generazioni per poter essere considerati una vera minaccia. Secondo me è solo un fuoco di paglia. Insomma, guardiamo chi comanda l’esercito: i figli maschi Caleb e Isaiah, che svegli di certo non lo sono” si lasciò andare in una risatina “è vero, hanno approfittato della guerra civile per fare la loro mossa, ma guardando questa… situazione da un certo punto di vista e ipotizzando che la guerra non fosse mai avvenuta, l’esercito Hesenfield può essere sconfitto con le tue sole forze. Inoltre, so da fonti certe che Lady Katrina ha definitivamente abbandonato il marito, andando a stabilirsi nella città di Adelaide con la figlia Isabel. Vero che comunque si è autoproclamata Signora di Katrinaville, che sarebbe Adelaide rinominata, e ha nominato Isabel Capitano delle sue truppe personali, ma questo evento mi fa pensare che gli Hesenfield abbiano problemi interni, altrimenti Isabel e la sua truppa si sarebbe spostata verso Est, cosa che però non ha ancora fatto… senza contare che notoriamente Abraham e Katrina sono sempre stati molto legati dando l’idea di un matrimonio indissolubile. Non so quali siano questi problemi, ma se cominciano ad avere diverbi fra di loro non possono essere considerati una minaccia. Infine, siamo onesti, chi troverebbe credibile un esercito capitanato da una donna?” e ridacchiò, disgustando la regina e lasciando perplesso lord Walter, il quale decise di prendere la parola.

“Studiando le mosse dell’esercito di Caleb e Isaiah, ho notato che stanno svolgendosi verso ovest. Il che sarebbe un problema, perché significherebbe invadere i miei territori. Non posso permetterlo, per questo ho già detto prima che ho bisogno di tutti gli uomini effettivi, tanto più che c’è la possibilità di una rivolta dei Centauri”

“I Centauri?” chiese Margareth. “Non vivevano tranquilli in una riserva naturale? Cosa li spinge ad interessarsi dei problemi umani?”

“Il clima bellico, suppongo, e la rivendicazione propria dei territori boschivi di tutta l’Australia” rispose Argonath. “Ho sinceramente paura che possano dichiararmi guerra”

“Insomma, gli Hesenfield che ritornano, i Centauri che preparano le armi… che si deve sentire di più?” disse Anthony, con un filo di ironia nella voce.

“Il Mangiacuore…” sussurrò Margareth. “So che si tratta di dicerie, perché è da quattordici anni che se ne parla, ma i miei messaggeri riferiscono che il popolo a Nord è preoccupato. Venti vittime in tre giorni, e nessuno sa come sia fatto e nemmeno se sia effettivamente un uomo o chissà cosa. Uccide sempre nello stesso modo: impala le vittime lasciando loro un grosso buco nel torace, dove prima vi era il cuore.”

Walter Argonath ebbe sudori freddi. Davvero poteva esistere un mostro del genere? “Sono fantasie del popolo, su” tentò col dire, ma più che altro era un incoraggiamento verso se stesso.

Marareth ebbe un attimo di isteria. “Sì, ma se dovesse continuare? Sono già tre giorni che circola e uccide, la gente ha paura persino di nominarlo! Mi servono truppe per scovarlo e impalare lui! O lei! O chissà cosa sia!”

Seguì un momento di silenzio colmo d’apprensione. Il Mangiacuore, qualsiasi bestia si celasse dietro quel nome, mise paura persino a coloro i quali si erano arrogati l’immortalità.

“Non se ne esce” disse Margareth. “provate voi, a gestire un regno che si assottiglia a vista d’occhio. Nonostante le repressioni, non ottengo altro che sconfitte e  prima o poi anche voi potreste avere problemi. Saremo anche immortali, ma il potere non lo è! Rischieremo di governare altri che noi stessi se non facciamo attenzione!”

Walter scosse la testa, sia per togliersi dalla testa la brutta immagine del Mangiacuore che impalava le persone, sia per rassicurare Margareth. Riempì un calice di vino e lo portò alla bocca.  “Non possiamo cadere, e lo sai anche tu. Le Fontane…”

Sputò il vino che aveva appena ingurgitato e tossendo si portò una mano al petto, stringendosi la zona del cuore. Walter cadde dalla sedia, non riuscendo a capire se fosse stato avvelenato… impossibile, l’immortalità aveva cancellato la possibilità di avvelenarsi… allora…

Ma non era possibile.

Invece, era possibile, e il momento giunse. Lentamente, Walter si sdraiò faccia a terra, morendo.

Sia Lady Margareth che Lord Anthony si erano alzati dalla sedia sbigottiti, ma non facendo nulla per tentare di salvarlo. Dopo che Argonath cadde a terra, constatarono pallidi come lui il decesso.

“I Tre sono diventati Due…” dichiarò Lady Margareth, sconvolta e incapace di distogliere lo sguardo dal cadavere. Poi, presa la bottiglia di vino, la bevve senza versarla in nessun calice e disse “Che non trapeli! Nessuno dovrà mai sapere che una Fontana è stata aperta!”

Anthony guardò la matrigna come se fosse matta, e rise. Una risata fredda, vuota, isterica.

“Sei per caso matta? Se davvero una Fontana è stata aperta, a quest’ora tutta Lindville ne avrà visto la luce zampillare! Casomai, nessuno dovrà mai sapere che aprendo le Fontane moriamo. No, Lord Walter è ancora vivo, e per sostituirlo metteremo un sosia sul suo trono!”

“Mi sembra l’unica soluzione. E per quanto riguarda gli Hesenfield?” chiese Margareth, bevendo ancora.

“Non lo so… continuiamo a combattere e qualcosa cambierà di sicuro. Per adesso, la cosa migliore da fare è gestire il regno di Argonath. Puoi occupartene tu, scegliendo uno dei tuoi valletti, o qualcuno adatto, come sosia e fantoccio. Una bella fortuna per te, che volevi rinforzi, no? Affronterai gli Hesenfield con due eserciti e li sconfiggerai. Per quanto mi riguarda, ho Sydney e il mio regno da gestire, pertanto visto che la città di Adelaide, o Katrinaville che dir si voglia, è molto vicina la attaccherò per precauzione, e vedremo davvero chi comanda.”

Decisero dunque per questa strategia. La seduta si sciolse, ponendo infine il problema di dove nascondere il cadavere.  I due Re alla fine stabilirono di porlo in una bara e farlo trasportare ad Ovest assieme al re fantoccio, in un’operazione segretissima.

 

A Lindville, intanto, erano tutti sbigottiti da quanto avvenuto. Più di tutti, lo era Louisianne, la quale non riusciva a dire nulla.

“Tu… tu…” balbettava, guardando Kaden con gli occhi fuori dalle orbite. Quest’ultimo si rese conto di averla fatta grossa, ma quanto grossa lo poté capire solo nel momento in cui apparvero alcune guardie.

“Stanno arrivando…” disse Louisianne. Nonostante tutto, non ebbe la forza di consegnare Kaden ai gendarmi, perciò lo portò via con sé e portò tutta la scolaresca sul pullman, pronti a fuggire.

Louisianne sapeva bene che deturpare un monumento patrimonio dell’umanità equivaleva all’ergastolo, e forse la pena di morte, per quello non consegnò Kaden. Poteva anche essere esasperante, ma non meritava certo la morte.

Inoltre, secondo il suo parere, la Fontana stava meglio in quel modo che non prima. Persino il clima era cambiato… poi le vennero in mente le parole della professoressa Aldebaran, e capì.

Aveva ragione lei, le Fontane nascondevano un segreto. Forse, conveniva davvero andare a parlarle, così disse “Kaden, mi accompagnerai in presidenza appena arriviamo! E stavolta saranno guai seri! Avrai forse evitato l’arresto, ma la Preside saprà inventare una punizione altrettanto severa!”

Kaden ebbe un fremito, mentre i suoi amici Mark e David ridacchiavano prendendolo in giro. D’accordo, era un po’ ribelle e gli piaceva da matti giocare e fregarsene degli studi e scherzare con le ragazze, ma da lì a infrangere sul serio le regole… Kaden non si sentiva pronto a lasciare la scuola, perché forse sarebbe stato espulso e una valanga di pensieri negativi simili fecero capolino nella sua mente.

Louisianne guardò poi nello specchietto retrovisore. Era ovvio, si disse, i soldati non sono stupidi e hanno cominciato a inseguire il loro veicolo. Accelerò, quindi, convinta di seminarli: era fondamentale portare Kaden da Shydra, per fargli vedere chi era stato ad aprire la Fontana e quale fosse il suo segreto, quindi i soldati non avrebbero dovuto catturarli.

“Oddio, perché stiamo accelerando?” chiese una ragazza, di cui Kaden non ricordava il nome. “Kaden, sei sempre tu! Ci espelleranno tutti, per colpa della tua testa quadra!”

Kaden ribatté: “Be’, grazie per aiutarmi a risollevare il morale!”

Louisianne cercò dentro se stessa un’idea per seminare i gendarmi, che prima o poi avrebbero raggiunto il loro mezzo. Davanti a loro c’era l’unico stradone che stavano percorrendo a velocità folle e tutto attorno il deserto arido e misterioso australiano. Improvvisamente, rallentò cercando di far speronare i mezzi inseguitori e far loro perdere il controllo della macchina, sperando di non recare troppi danni.

“RAGAZZI IN FONDO!” urlò. “TOGLIETEVI DA Lì E VENITE VERSO IL CENTRO, SENZA DISCUTERE!”

L’urlo folle della professoressa non ammise repliche e tutti, persino Kaden, lasciarono i posti in fondo: in quel modo il tamponamento non avrebbe avuto conseguenze sulle persone.

Il piano funzionò, seguì un tamponamento a catena ma stranamente la facciata posteriore rimase quasi intatta, eccetto forse per le poltrone che caddero.

Tuttavia, le macchine dei gendarmi non erano più in condizione di inseguire e il pullman fu libero di proseguire fino a Perth.

“Non si è distrutto nulla…” Louisianne era sbigottita, e prese nota di chiedere a Shydra anche quello.

Una volta giunti a Perth, la professoressa di Storia e Kaden andarono dunque di filato in presidenza.

“Credete che Kaden verrà espulso?” chiese David, sinceramente preoccupato per il ragazzo.

“Non lo so… io ancora non ho capito cosa sia successo, in realtà” disse Susan. “Voglio dire, Kaden ha solo aperto la manopola della Fontana, ma ciò che è successo dopo non è mica colpa sua, o sì?”

“E come mai abbiamo seminato gli sbirri senza arrecare danno alcuno al pullman?” chiese John, ancora scombussolato da quel viaggio folle, lui che soffriva il mal d’auto.

Troppe domande senza risposta, così attesero un responso che sarebbe avvenuto solo dopo il colloquio con la preside.

Kaden video lo studio per l’ennesima volta. Tutto era come lo ricordava: la finestra alla destra della scrivania, una serie di pouf e sedie, piante varie agli angoli e un’enorme cartina dietro la Preside in persona.

I suoi occhi neri si posarono anche su un tavolino da tè messo al centro della stanza, facendogli venire in mente che forse per quel giorno non sarebbe stato usato.

Shydra Aldebaran, dal canto suo, posò il suo sguardo sui due nuovi entrati. Era una signora piuttosto anziana, ma comunicava una grande energia.

“Che è successo? Come mai siete tornati così presto?” chiese preoccupata.

“Shydra, COSTUI ha aperto una Fontana! Adesso Lindville è una città rigogliosa!”

Shydra strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca, stupefatta.

“Cosa? KADEN ha aperto la Fontana? Ma che… oh mio Dio… ecco perché… no dai, sedetevi e raccontatemi tutto!”

Louisianne raccontò nei dettagli ciò che era successo e la Preside era forse più scioccata di prima.

“Be’, devo dire che non mi aspettavo niente del genere, anche se ci speravo… insomma, non sono stata davvero sincera con te, Louisianne. Se ho promosso ogni anno tutte queste gite a Lindville era perché speravo che qualche insegnante o ragazzo, prima o poi, avrebbe avuto il potere di aprire la Fontana. Potere, o coraggio… in realtà io non ce l’ho fatta nonostante tutti i miei sforzi e…”

“Prima o poi? Cos’è, una lotteria?” la interruppe Kaden, che non riuscì a trattenersi.

“Sì! Si tratta decisamente di una lotteria!” ribatté secca Shydra. “Ricordate che tutto fa parte di un piano ben preciso. Se io, con la mia forza, e nemmeno gente più forte di me è mai riuscita ad aprire la Fontana e l’incantesimo della Fontana stessa prevede l’intervento manuale, allora se non è sufficiente la forza bruta forse era necessario un insieme di tante qualità che non capivo… ma come fare ad avvicinarsi alla Fontana con tutti i gendarmi attorno? Allora, ecco l’idea del secolo: diventare Preside e sperare che, un giorno…”

“Ma è una follia! Lei è pazza!” esclamò Kaden, interrompendo ancora. Poteva anche definire pazza una Preside, tanto, ormai, peggio di così la sua posizione non si poteva aggravare, e comunque Kaden era troppo agitato per darsi una controllata.

“Fammi finire la parte più interessante, almeno” disse Shydra, fissando Kaden coi suoi occhi azzurri. Chissà come, a Kaden venne in testa un’immagine sanguinaria della Preside. Ma, come si disse, era solo una Preside. Come poteva essere “forte” e creare piani?

“Kaden, ti sei chiesto come mai a Lindville è successo ciò che è successo? Le Fontane sono state create per scopi benefici. Il fatto che i Re abbiano deviato questo grande dono per loro stessi è una distorsione della loro natura e l’unico modo, da quello che ho appreso con immensa fatica e trovando una vecchia carta dimenticata, era aprirla. Non con la forza, ma evidentemente a Lindville aspettavano qualcuno che sprigionasse quella luce. Di conseguenza, il nostro… beneamato Sovrano, Re Argonath, è morto”

“Oh, mio Dio!” Louisanne sbiancò e si portò le mani in bocca.

“Sì, Kaden” confermò Shydra, ignorando la reazione della professoressa. “Tu hai ucciso uno dei Tre”

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