C’era una volta una penna. Non era una penna qualsiasi, era una penna a spirito, come quelle che si usavano una volta per colorare, arte che va scomparendo.
Era oblunga, e si lamentava del fatto di essere troppo oblunga, quasi invisibile.
Era di plastica, e si lamentava del fatto che alcune sue parenti erano trasparenti.
Odorava di spirito, ma a lungo andare si essiccava e poi serviva a poco.
Poi le venne in mente una cosa, così chiese al tavolo dov’era poggiata:
“Scusa, Tavolo? Ma io posso essere assaggiata?”
Il tavolo si riscosse da una profonda fantasticheria che riguardava lui, le sue quattro gambe e un ornitorinco random e rispose “Beh, perché non provi?”
Allora la penna cominciò a prodursi in un balletto, per essere notata.
“E dai, notami! Notami tanto, notami poco, basta che mi noti!”
Finalmente, dopo essersi prodotta in questa strana canzoncina, venne presa e utilizzata come prova su un foglio.
“Non su un foglio! Voglio scrivere su una lingua! Allora sai che faccio? decido di non scrivere e vedere che succede!”
Una volta resasi conto che la penna non stava funzionando, la mano provò a riscaldare il contenitore del pennarello sul gas della cucina.
“Oh, ma che caldo che fa! Sembra di essere in estate!” e in effetti era giugno.
“Eh, siamo molto focosi” dissero le fiammelle.
Una volta finita la sauna, il pennarello tornò a pattinare sul foglio bianco, che assomigliava a una pista di ghiaccio.
“No, nemmeno stavolta funziono, perché devo scrivere sulla lingua e sentire che gusto ho!”
La mano però non demorde e, dopo aver praticato quell’incantesimo che serviva ad aprire i pennarelli, aggiunge una goccia di spirito al pennarello stesso.
Al che, venne l’illuminazione!
“Ma certo! Io sono un colore a spirito, e con lo spirito vivo! Quindi, il mio gusto sarà lo spirito!”
“Ci sei arrivato, finalmente” commentò la lingua. “Adesso, puoi anche ubriacarti di spirito”
COSA?