Kaden e le Fontane di Luce/21

Capitolo 21

Né Mary né Kaden avevano idea di come affrontare una creatura che aveva fatto parlare di sé così tanto da entrare nelle cronache della storia recente.

Del Mangiacuore si rincorrevano dicerie su dicerie: si diceva che avesse sterminato un’intera popolazione in una sola notte, che fosse penetrato nei letti delle ragazze vergini facendole diventare come lui, si diceva addirittura che avesse abbattuto un Drago a mani nude e poi ne avesse mangiato i molteplici cuori. Ma non solo: fra le memorabili imprese si raccontava anche una mandria di Plexigos misteriosamente scomparsa mentre era in rotta verso Sidney, che avesse ucciso importanti generali e che fosse l’incubo di tutti i nobili che si erano schierati dalla parte dei Tre Re.

Ma la verità, nuda e cruda, stava di fronte a loro: era solo un ragazzo, non poteva avere più di vent’anni.

Certo, aveva pochissimo a che spartire con gli esseri umani principalmente, tuttavia Kaden non aveva tempo di pensare a cosa gli fosse successo, quanto piuttosto a come difendersi da quella leggenda vivente.

Mary era bianca come un cencio, probabilmente sarebbe morta di lì a poco. Non capiva cosa le fosse successo, forse era preoccupata per Klose e Taider.

Anzi, forse solo per Klose… ma lui conosceva poco le questioni di cuore e quindi non poteva capire cosa stesse accadendo dentro di lei.

Gli pareva di sentirla, Mary: “Fatti i cazzi tuoi, stupido!”. Ed ecco, Kaden seppe grazie alla Mary che abitava dentro la sua testa di tenere la bocca chiusa.

Poi si rese conto che Josafat non aveva ancora attaccato, stando piuttosto guardingo, sempre in quella posizione animalesca, mostrando i canini affilatissimi e perdendo anche un po’ di bava.

Come mai non stava attaccando? Che quel suo atteggiamento volesse comunicare una superiorità talmente evidente da poter concedere all’avversario la prima mossa?

Kaden non lo sapeva, ed evidentemente neanche Mary, che aveva piuttosto l’aria di poter svenire da un momento all’altro.

Così il ragazzo sollevò Giustizia e andò all’attacco del Mangiacuore: mirò direttamente alla testa, con l’intenzione di decapitarlo, ma al momento dell’affondo Josafat si spostò in una maniera troppo veloce per un essere umano e si avventò su Mary, che quindi cadde a terra, avendo il Mangiacuore sopra di lei, seduto in modo da bloccarla con le gambe.

Kaden istintivamente ebbe l’impressione di cosa stesse per succedere. Un vago istinto di sopravvivenza gli imponeva di rimanere lì, immobile, mentre osservava l’amica piangere silenziosamente.

Josafat alzò il braccio destro, quello colpevole di carneficine e genocidi. Stava per succedere: se Kaden non avesse fatto nulla Josafat entro una frazione di seconda sarebbe penetrato nel cuore di Mary e se lo sarebbe mangiato davanti a lui.

Kaden quindi distolse il pensiero da quella scena e sparò, col braccio sinistro, un enorme getto d’aria, sufficiente a togliere quella mano maledetta dal torace dell’amica.

Josafat, fuori guardia, sbatté contro le frasche del labirinto, e Mary poté rialzarsi, col cuore ancora al suo posto.

Kaden invece non sapeva perché Mary stesse biascicando dei ringraziamenti. Non sapeva nemmeno lui cosa lo avesse spinto ad agire d’impulso, tuttavia giusto in tempo per evitare l’inevitabile.

Fissarono Josafat con occhi pieni di lacrime.

“Che cosa…” disse Mary, riacquistando coscienza di sé. “Che cosa mai può essere successo a questo ragazzo?”

Entrambi fissavano il povero Josafat che stava leccandosi il braccio destro, rispondendo solo a quel crudele istinto che gli aveva annebbiato il cervello.

Senza dire una parola, Kaden disse a Mary: “Attacchiamo?”

Il tono autoritario in cui lo chiese stupì entrambi e Mary non poté fare altro che seguire il suo salvatore, che con la spada Giustizia in mano sembrava adesso un vero cavaliere, un guerriero venuto da antiche leggende per aprire le Fontane.

Lo scontro due contro uno non sembrava spaventare Josafat, che scansò più e più volte tutti gli attacchi. Più Kaden colpiva, più realizzava che in quel modo non avrebbe mai arrecato danno al più giovane della Casa Hesenfield, così optò per un’altra strategia; anche perché Giustizia era piuttosto pesante da maneggiare.

E intanto Josafat e il suo orrendo volto gli erano sempre davanti, ghignante come un lupo davanti alla preda.

Un’altra strategia… ma vi era davvero? Con quel suo gesto, non aveva forse posticipato le morti di entrambi di qualche minuto?

Il Mangiacuore con un altro balzo si accanì su di lui, ma stavolta fu Kaden a rotolare sulla sinistra per evitare che gli finisse addosso, e alzando Giustizia provò a tagliargli la schiena, ma il suo avversario sparì adottando la Tecnica Arcana del Vento, quella che Taider non aveva mai saputo fare.

I due rimasero soli, immersi nella malinconia di quel corridoio del Labirinto, mentre una brezza fredda stava penetrando nelle ossa.

Kaden disse: “Maledizione! E maledetto anche Taider! Come gli viene in mente di sparire così?”

Mary scosse la testa. Kaden aveva tradotto a parole ciò che lei temeva, tuttavia rispose cambiando argomento: “Attento, Kaden, potrebbe ritornare”

Josafat infatti riapparve improvvisamente alle sue spalle, pronto per graffiare con la stessa mano destra maledetta, ma Kaden lo bloccò con la spada, dando vita a un teso braccio di ferro, e il Mangiacuore sembrava averlo davvero.

Nessuno dei due avrebbe mai ceduto, ma per fortuna Mary aveva ancora la sua spada, che distrasse Josafat riuscendo a ferirlo alla schiena.

Quest’ultimo diede un urlo muto e si allontanò da Kaden, fronteggiando i due con lo sguardo colmo d’ira.

Kaden era semplicemente frustrato e comunicò i suoi pensieri a Mary: “Come mai a Josafat è sufficiente porre l’avambraccio sulla lama di una spada e non far fuoriuscire sangue mentre a me basta un graffio per ridurre la mia faccia a (in) poltiglia?”

Mary scrollò le spalle. “Non mi sembra il momento di chiedertelo. Ricordo quando ti inflissi quella cicatrice, ma adesso mi sembrano passati almeno cinque anni”

Kaden tornò ad osservare Josafat. Era vero, in quel Labirinto sembrava di essere fuori dal tempo, in un incubo.

Ma alla fine, con uno sforzo sovrumano riuscirono a portare fuori tiro Josafat e darsela a gambe, del tutto dimentichi che si trovavano in un Labirinto e che il figlio di Abraham aveva il coltello dalla parte del manico.

Infatti, dopo neanche dieci secondi dalla loro fuga, si ritrovarono in un vicolo cieco, assediati da una mezza dozzina di Demoni.

“Caspita! Non si finisce mai, eh?” commentò Mary. “Che razza di idea, questo gioco!”

“E dire che Abraham ci voleva vivi…” commentò Kaden, mentre affrontavano i Demoni. Poi gli venne in mente. “Appunto, Abraham ci vuole vivi, quindi perché mettere il Mangiacuore sulle nostre tracce?”

Mary disse: “Forse c’è qualcuno che rema contro, o forse Josafat ha fame, o che cazzo ne so”

I Demoni aumentavano sempre di più, e nel frattempo Josafat Hesenfield non si vedeva, ma c’era. Loro sapevano che c’era. O perlomeno, il loro cuore glielo suggeriva, come calamitato da colui che li mangiava.

Kaden sollevò Giustizia, pur avendo le braccia stanche , e cominciò a tranciare uno, due, tre Demoni per poi essere colpito alla spalla sinistra da un raggio laser, che lo fece stramazzare al suolo.

“Porca miseria, sono troppi” si disse Kaden ed anche Mary accusava la fatica.

“Dai, Kaden!” esclamò lei, in preda alla furia folle. “Non puoi permetterti di fermarti!” Ricorda che c’è il destino dei tuoi genitori in gioco!”

Kaden capì. Era vero, ma non sapeva nemmeno se fossero vivi. Ma se lo fossero stati? Perth doveva essere salvata, quindi si rialzò, anche se ormai le ferite non si contavano e anche Mary era allo stremo delle forze.

Scansò un’altra graffiata e si pose di fronte a loro, in modo che potesse vederli. Perlomeno, erano riusciti a fuggire dal vicolo cieco e potevano scappare qualora la situazione lo avesse consentito.

E intanto Josafat non vi era. Era la sua assenza che temeva più che la sua presenza minacciosa, con quell’alito che sapeva di sangue e ferro e morte. Kaden trattenne un brivido.

I Demoni non esitarono un minuto e li attaccarono ancora, cercando di ghermirgli le spalle già provate dal raggio laser, ma lui fu più rapido e riuscì a farsi strada uccidendone uno, ma mise un piede in fallo e cadde in una botola, laddove il fondo era pieno di spuntoni.

“No, maledizione!” il ragazzo si aggrappò appena in tempo a una scanalatura provvidenziale e non cadde, ma i Demoni, che non avevano bisogno di appigli, penetrarono dentro quel buco e non potevano avere occasione migliore per farlo fuori.

Tuttavia, Kaden capì ancora una volta che non era solo in quel mondo. Tutto, il bene e il male, tornava indietro,  aver salvato Mary dalle grinfie del Mangiacuore sconfiggendo la paura permise a lei di salvarlo: li sconfisse tutti, uno per uno, e poi offrendogli il braccio lo tirò su, cavandolo d’impaccio.

Una volta che quel cunicolo fu dunque sgombro di Demoni, Kaden ringraziò Mary.

“Non ringraziarmi” rispose lei. “Sei cresciuto tantissimo e io… io non posso che essere fiera di te. Non è che da un giorno all’altro tu mi crei qualcosa come una Fenice di fuoco e uccidi tutti, eh? Eh?” concluse scherzando.

“Eh, magari” commentò lui. Si vide nell’atto di crearla e capì che uno come lui non poteva nemmeno sognarsi di creare certe cose… era già tanto aver salvato Mary ribellandosi alle gambe bloccate.

“Sai cosa direbbe Klose, vero? Non male ma puoi migliorare, con quella sua voce nasale… e anche Taider, bene ma non benissimo

Mary si incupì un istante nel sentire nominare il Cavaliere Corrotto e si limitò a dire: “Sperando che stia bene, perché voglio ucciderlo con le mie mani”

“Lo meriterebbe” convenne Kaden e, dopo quel pensiero, si pentì di averlo detto e gli tornò in mente l’idea della Fenice di fuoco, perché tornò lui.

Josafat Hesenfield, dritto in piedi a braccia conserte, con un piede appoggiato al campo di forza che proteggeva la frasca ormai bruciacchiata.

Egli alzò lo sguardo e sogghignò nel vedere l’incaricato alle Fontane pronto per un secondo round, così tornò nella posizione consueta, pronto anche lui a combattere.

“Lascialo a me, Mary” le disse. “Riposati un attimo, io… io me la caverò”

Lei in effetti era sporca, ferita ed esausta, non avrebbe retto a un altro scontro. “Sta’ attento” disse, sdraiandosi a terra.

Solo che Kaden aveva il fiatone, non credeva che appigliarsi in quel buco gli avesse così tanto assorbito le forze.

E adesso, che avrebbe fatto? Josafat sembrava all’apice della sua forma, non avrebbe avuto possibilità.

Non avrebbe fatto nient’altro che impugnare Giustizia e rispondere colpo su colpo a tutti gli affondi veloci di Josafat, e così successe; limitandosi solo alla fase difensiva, incurante dell’avvertimento nella testa che gli diceva “più ti muovi, più ti stanchi”.

Purtroppo Mary non poteva più muovere un dito e non c’era nessun altro che avrebbe potuto soccorrerlo, si disse Kaden.

Così, un colpo dopo l’altro, Kaden rispondeva agli attacchi di Josafat che si fecero sempre più accaniti, finché Giustizia non divenne davvero troppo pesante e lo costrinse a lanciare una granata d’aria, sperando che almeno quella la incassasse.

E, miracolo! Riuscì.

Kaden non poté credere alle proprie mani: era già la seconda volta che la magia era potente in lui, ma forse era dovuto solo alla sua profonda tristezza, non tanto per la sua forza. Stette di fatto che Josafat incassò il colpo e si ritrovò abbastanza distante da poter concedere a Kaden stesso un po’ di vantaggio per la fuga.

 

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