L’altro giorno ero al parco.
“Dimmi una cosa, Gianalberto”
“Dimmi, Evaristolfo”
Presi coraggio e gli chiesi: “Ma secondo te, le panchine possono avere mal di schiena?”
Gianalberto mi guardò molto male, come se avessi detto chissà quale stronzata. “Che storia è questa? E perché dovrebbero? Perché, dovrebbero?”
“No, dico. Mettiamo caso che abbiano mal di schiena. Per un colpo della strega, direi”
Gianalberto ci pensò su. “No, guarda che sbagli in partenza: quale strega avrebbe mai la voglia di stregare una panchina?”
“La Strega della magia in Piedi!” risposi io prontamente.
“COSA?”
“Ma sì” ribattei io c’è questa strega che odia la gente seduta, per cui fa gli incantesimi alle panchine per non far sedere le persone!”
“Che stupidaggine! Ammesso e non concesso che sia vero, le Panchine ora dovrebbero soffrire, no?”
“Eh no” mi sentii un fiume in piena, avevo tutte le risposte. “Non possono parlare, perché…”
“Eh, troppo comodo dire che non parlano” mi ribatté il mio amico. “Le panchine non parlano a prescindere!”
“Stavo giustappunto che non parlano per colpa delle cicche di gomma! Rimangono mute! Tu hai mai parlato con una cicca che ti copre le labbra?”
Gianalberto era ormai sotto scacco. “Ma allora… allora che cosa vorresti fare per risolvere questo problema? Devo sentirmi in colpa perché sto seduto comodo su una panchina che soffre il mal di schiena?”
“Beh, vedi un po’ te” risposi io. “Comunque non è l’unico problema di cui soffrono le panchine”
“Ah, sì? E cos’altro?”
“La ruggine, vedi?” passai un dito sulla vernice verde della panca, che si scollò prontamente. “Si lamentano perché ormai tutto si sta ossidando, e poi…”
“E basta, però! Una cosa la so, delle panchine: sono anziane!”
Le parole del mio amico fanno vibrare i muri, se casomai ci fossero muri in un parco.
“Ci vendicheremo” dissi io, togliendomi la maschera da uomo che avevo e tornando a essere la panchina che sono.