Continua la nostra esplorazione del mio libro, attualmente in prevendita.
Vorrei parlarvi oggi del divano più comodo del mondo, che è a sua volta un personaggi e qualcosa che devo descrivere partendo da lontano.
Intanto, ve lo faccio vedere:
Ricorda un po’ lo yin e lo yang, vero? Questo perché c’è un po’ di rosso nel giallo e un po’ giallo nel rosso.
E il verde?
No, il verde non c’è. Non è mai verde agli incroci, soprattutto quando ti avvicini tu.
Quello che voglio dire è che Giangiorgio ha tre case. In una di queste, ovvero nel paesino dove si incentra la prima parte della storia, possiede un divano. Morbido, caldo, comodo, fin troppo comodo.
Ci si addormenta che è un piacere. Che poi è questo quello che fanno i divani. Ecco perché nessuno ci si è mai seduto, almeno fino all’arrivo dei Lapardei, che si siederanno e lo troveranno comodissimo.
Povero divano! Sarà contestato da tutti, persino dal fresco sir Johnny Yogurt, il quale sarà a casa di Giangiorgio per SPOILER, quindi SPOILER SPOILER ma poi SPOILER zanzariera.
Giangiorgio stava andando all’IKEA quando a un certo punto vide questa bottega di divani dimenticata da tutti, proprio alla fine del paesino. Come proprietario c’era un tizio un po’ strano, chiamato Sbergorfio.
“Ciao, Sbe!” salutò Giangiorgio, senza sapere che appena lo si chiamava così, Sbergorfio capiva di dover dare un ceffone all’interlocutore.
“Ehi, ehi!” esclamò lui, sentendo la guancia diventare porpora. “Sono qui per un divano!”
“Uno? Perché non diciannove?” chiese Sbergorfio.
“Perché non ci entrerebbero nella casa!” spiegò Giangiorgio, che effettivamente conosceva uno che aveva comprato diciannove divani, per sedersi sempre in un posto diverso.
“Insomma, ho qui un divano. Compralo!” Sbergorfio indicò con il dito un divano giallo e rosso. Giangiorgio per provarlo si sedette e si addormentò all’istante.
Dormì per ore intere, fino a quando non fu acquistato, il divano e Giangiorgio, da una grossa ditta a cui serviva un divano, così il futuro Uomo-Ape si ritrovò a colloquio con una strana tizia.
“Oh, lei è qui per il colloquio per restauratore di opere d’arte?” chiese la signora Svervezia.
“No, io non…”
“Sei assunto!” esclamò lei.
Ed ecco spiegato perché Giangiorgio faceva quello di professione. E non solo, in omaggio gli fu dato il divano che Giangiorgio voleva comprare.
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