La Ropa Sucia/027

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Pedro non stava vivendo bei giorni, nella tenuta dei Sanchez. Dopo che Marìa l’aveva scovato nella vigna ad amoreggiare con una tizia di cui le sfuggiva il nome, o forse non l’aveva mai saputo, l’aveva schiaffeggiato davanti a tutta la servitù, che così avrebbe avuto di che parlare per mesi, poi lo aveva catturato e infine messo in una prigione. Siccome la tenuta dei Sanchez era sprovvista di celle, Marìa aveva pensato bene di utilizzare uno sgabuzzino pieno di manichini, roba inutilizzata e polvere, e chiuderla dall’esterno, in modo che egli non potesse più uscire.

Ogni mattina e ogni sera Pedro aveva la facoltà di poter uscire per andare in bagno e mangiare, perlopiù paella.

“Quando finirà questo coprifuoco?” ebbe a chiedere il terzo giorno di cattività, quando ammanettato era costretto a seguire la sua aguzzina per lo stesso corridoio che portava al bagno.

“Quando avrai smesso di inseguire le altre ragazze! Altrimenti potrei pensare che non mi ami, e a quel punto sarei libera di cercare altri ragazzi. Sai, sono molto corteggiata!”

E in effetti era vero. Da quando era la proprietaria della villa, ogni giorno le pervenivano lettere da tutti i rampolli più in vista della Pampa intera. Alcune erano anche anonime.

Pedro non sapeva che cosa pensare. Aveva perso già due eventi, e ciò era lesivo alla sua immagine. Tuttavia, non era l’unico a essere depresso. Anche suo padre, Gonzalo Sanchez, era di malumore e decise di sfogarsi con la moglie, alla presenza dell’imperturbabile Ana Lucia, sempre intenta a tessere la sua tela.

“Non capisco” esordì lui. “I Gutierrez sanno che siamo senza un soldo eppure, data la nuova parentela che è venuta fuori non ci danno nemmeno un contributo”

“Io non voglio soldi la loro, meno che mai da lui” disse Ana Lucia, intromettendosi. “E poi, ve lo siete inventati che siamo senza soldi per creare scandalo. Siamo ricchissimi, solo che abbiamo regalato la villa di famiglia a un’oca senza cervello sol,o per far passare il tempo in questa estate calda”

Gonzalo sospirò. “Quando dici lui… intendi el viejo, vero?”

“No, casomai intendo il bisnipote, no?” ribatté acida la vecchia.

“Sarebbe tuo padre” osservò la moglie di Sanchez, che si chiamava Violetta. “Insomma, tale padre, tale figlio: mettete le corna a destra e a manca e le vostre compagne non sono nemmeno capaci ad attraversare le porte!”

“E dai, tanto anche tu mi metti le corna! E il bel pirata focoso allora?”

“Che c’entra! Ha detto che sarebbe venuto a prendermi prima o poi, ma non è ancora arrivato!” esclamò arrossendo Violetta. “Tu mi hai tradito più e più volte, e non mi stupirei che adesso bussasse alla porta un figlio illegittimo!”

Suonò alla porta.

“Andate a vedere chi è!” ordinò Violetta, e un inserviente andò con passo felpato verso la porta.

“Perché sono tutti così strani in questa casa?” si chiese Ana Lucia, osservando quel modo strano di camminare dell’inserviente.

La porta si aprì con un cigolio e un ragazzo sulla ventina si presentò sulla soglia.

“Chi è lei? Perché ha bussato a questa villa?” chiese il maggiordomo.

“Buongiorno” disse lui. “Sono Diego Sanchez, figlio illegittimo del compianto Gonzalo. Sono venuto a reclamare l’eredità di questo posto”

Il maggiordomo guardò la coppia di coniugi e la vecchia Ana Lucia con occhi sbalorditi.

E la lavatrice continuava a girare…

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