La Ropa Sucia/090

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“Dove siete stato, mio sir delle lande sperdute?” chiese una ragazza vestita di nero alla poltrona che le stava dando le spalle.

“Sono sempre stato seduto su questa poltrona” rispose lui.

“In realtà, no, mio lord” rispose lei. Era ammirevole la fedeltà verso di lui, la quale lo promuoveva da sir a lord in soli cinque secondi. “Ieri ho chiesto una cosa importante da fare e voi non avevate risposto”

“Voleva dire che non avevo niente da ribattere”

“Non sono d’accordo, Maestà” disse lei. “Avete sempre qualcosa da ridire, persino quando prendo un bicchiere d’acqua in questa stanza buia e angusta”

“Vorrei proprio sapere come fai a centrare il bicchiere con la bottiglia con questo buio” disse lu.

“Visto? Avete sempre qualcosa da ridire, mio amato Imperatore” ribatté lei, cogliendo in fallo. “Perciò, ditemi: dove siete stato? Posso vedere la vostra faccia?”

“Nessuno al mondo ha mai visto il mio volto, né alcuno conosce il mio nome. O perlomeno, non è il momento. Quando a Villa Nueva si troverà l’anello di Alfio, farò la mia comparsa”

“L’abbiamo già trovato” rispose l’agente, così infiammata nel perorare la sua causa che non si stava fermando davanti a nessuna obiezione. Voleva vedere il volto del suo capo e lo avrebbe fatto. “È nelle mani di Fernando Espimas”

“Ma non è sopra la scrivania, allora” disse l’uomo, ostinandosi a tenersi spalle alla scrivania. “Or dunque, trovatelo e datelo a me”

“Sarà fatto, Santità” disse quella, sparendo dalla stanza. L’uomo sospirò: qualcun altro avrebbe posto l’Imperatore al di sopra del Papa, però.

In ogni caso, serviva avere un punto di riferimento. Ad esempio, c’erano spie in tutte le ville dell’alta società di Villa Nueva, e un componente di quella società ce l’aveva sotto chiave, dopo aver appreso una crudele verità che però all’uomo non era nuova.

Qualche secondo dopo si sentì un rumore sordo alla microspia e subito un paio di suoi agenti trasformisti gi comunicarono: “Signore! Diego Sanchez è svenuto!”

“Va bene… rilasciatelo” ordinò. Doveva riflettere. Come impicciarsi negli affari altrui per arrivare all’anello?

Nel frattempo a casa Espimas c’era molto fermento. Rosa, la chica formosa, era tornata nella casa in cui dov’era cresciuta, a chiedersi su dove fosse finito il suo ex fratello.

“Fernando dov’è? Ha praticamente rapito Raquel Garcia e nessuno lo sta andando a cercare! Ma che famiglia siete?”

“Calma, ragazza” la interruppe la sua ex madre, Martina. “Tuo fratello Miguel è andando a cercarlo, per dargli una bella lezione”

Si interruppe. “O forse dovrei dire il tuo ex fratello, dato che ci hai traditi” aggiunse acida.

“Ma… Miguel non è capace di distinguere la sua mano destra dalla sua sinistra! Che genere di lezione dovrebbe impartire a Fernando? Spero non di integrali e derivati!”

Martina fece spallucce. “Non so di cosa parleranno, ma in generale non è affar tuo. Non è più tuo fratello”

“Sì, ma ha l’anello di Alfio Gutierrez, che peraltro ha sposato Ana Lucia, mia nonna! Il che fa del viejo mio nonno paterno!”

Martina non sembrava scombussolata, né altro. Solo molto seccata. “Certo, certo… vai pure dalla tua famiglia, è quella che meriti, ma quella di cui non hai bisogno”

Rosa andò dunque alla ricerca di Fernando Espimas, per prendere l’anello. Prese persino la bicicletta di Miguel, perché lui aveva preso l’automobile, anche se non aveva esattamente preso la patente, ma l’aveva comprata.

E la lavatrice continuava a girare…

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