La Ropa Sucia/108


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In quei giorni a Villa Nueva sembrava scoppiato l’amore: Clara Sanchez, che poi era diventata Espimas, che poi era diventata Gonzalez, sposò Miguel Espimas, il quale era da sempre innamorato di lei e non poteva sposarla perché fratelli. Ma una volta che si scoprì che fratelli non erano affatto, poterono sposarsi di corsa e in gran segreto, senza banchetto né viaggio di nozze.

Fra Marìa, la procace giardiniera, e Diego Sanchez era tornato l’amore, o per meglio dire, era tornato lui e quindi la relazione poteva proseguire anche se ci si chiedeva quando Diego avrebbe rilasciato una testimonianza su ciò che aveva fatto.

Tuttavia, questi due eventi vennero completamente dimenticati dall’evento che occupò le bocche dell’alta società per i giorni a seguire: le tempestive nozze di Fernando Espimas e Raquel Garcia, nozze che sarebbero state maestose e avrebbero superato in numero di invitati, location e chiesa persino le nozze del figlio dei Riquelme.

Se alcuni redattori di riviste scandalistiche si aspettavano una pronta reazione da parte dei Riquelme, furono disattesi perché quel matrimonio risultò di secondo piano rispetto ai piani che avevano, quindi valeva bene farsi superare, se questo voleva dire lavare l’onta della lingua biforcuta di Adele.

“Adele deve morire” annunciò Ezequiel. “O quantomeno, deve lasciare José”

“Hai già pensato come fare?” chiese Sofia. I due coniugi erano ben consci di stare parlando con un plotone di domestici tutt’orecchi e per di più Ezequiel ebbe la sensazione che anche un cucchiaino del servizio da tè che stavano utilizzando stesse ascoltando.

“Certo” disse il marito. “Dobbiamo rapire Adele, o comunque adescarla in un inganno che la porterà lontano da Villa Nueva. Peccato che al dittatura sia finita, non sarebbe costato niente denunciarla e farle fare il volo della morte”

Sofia deglutì. In realtà, non le piaceva molto l’umorismo nero del marito, soprattutto quando la dittatura era finita da pochissimo e i desaparecidos erano stati un dramma per tutti, un esempio vivente era proprio el muerto, l’unico a sopravvivere.

In ogni caso disse “Certo, ma come al solito le cose smettono di funzionare proprio quando servono a noi”

Ezequiel sospirò. Sofia aveva ragione. Come si permetteva il dittatore a cadere proprio quando serviva?

Toccava dunque fare di necessità virtù e acchiappare Adele quando era sola.

Scese la sera e Adele stava tornando dalle compere, quando improvvisamente incontrò Raquel Garcia.

“Vi ho invitato per il mio matrimonio?” chiese Raquel, saltando i convenevoli preliminari. Era così elettrizzata di sposarsi che ormai parlava solo di quello.

Adele si spaventò non poco. Da quando era stata rapita, chiunque la interpellava dopo le sei del pomeriggio poteva essere un potenziale criminale.

“R… Raquel! Mi hai spaventata” disse lei, raccogliendo alcune arance cadute a terra. “Comunque no, non siamo stati invitati. Ma sai, ci siamo abituati, da quando ho litigato con mio suocero siamo esclusi dalla società”

Raquel rimase perplessa. “Da quant’è che hai litigato?”

“Un paio di giorni”

“Eh, ma in un paio di giorni non ci sono stati così tanti eventi ai quali poteva venire! E su!”

Adele rimase sbigottita da quella rivelazione.

“Comunque vi aspetto! Celebreremo le nozze alla cattedrale di Buenos Aires, fra due settimane!”

Adele pensò a cosa potesse accadere da lì a quindici giorni e le vennero i brividi.

Inoltre, la lavatrice continuava a girare…

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