Ramòn, Alfonso e Rebecca Jones rimasero dunque soli con la custodia dell’ispettore che, seppur fosse un gradino sotto nella gerarchia, non era inferiore al Commissario per zelo e legalità. O perlomeno, questo era quello che si pensava. Nessuno lo conosceva davvero, perché non andava in giro a Villa Nueva, preferendo restare fra quelle quattro mura.
Ramòn, dal canto suo, si sentiva piuttosto libero di fare come voleva e dire quello che pensava. Il baffuto Ispettore non sembrava troppo sveglio. Stava lì a girarsi i pollici, tanto per dirne una, quindi pensò che anche se avesse potuto dire qualcosa di sbagliato, nessuno lo avrebbe incriminato aggravando la sua già precaria posizione.
“Alfonso” disse dunque. “Non credi che sarebbe ora di liberarmi?”
“Ah sì, giusto, mi ero incantato” disse Alfonso. Prese la chiave, che magicamente apriva anche le manette, e Ramòn fu libero in un attimo. L’ispettore lo guardò stralunato.
“Ma che cosa state facendo?” chiese.
“Non lo vedi? Devo evadere, c’è un clan da portare avanti”
“Tu non vai da nessuna parte, ehehehe” l’Ispettore prese la pistola e minacciò i tre, ma Ramòn ridacchiava. Il fatto che riusciva a stare impassibile anche di fronte a situazioni come quelle lo rendeva oltremodo pericoloso, e lasciava intendere un passato colorato di sangue.
D’altro canto, anche l’Ispettore aveva un passato colorato di sangue, ecco perché stava ridendo come un ossesso nel puntare la pistola a quei tre.
“Avete finito” annunciò l’Ispettore. “I Fernandez… certo che so chi siete, Violetta Sanchez si è fatta ingravidare a quel tempo, come l’ultima delle vacche. Bah. E dire che le ho fatto una corte serrata, l’ho sempre accompagnata a casa, le ho fatto regali, sono andato sempre al suo compleanno, figuratevi che le ho chiesto sempre come va e mi sono offerto, ogni singola volta, qualora avesse bisogno. Ma non mi ha mai calcolato, neanche una volta. Poi è arrivato il primo stronzo di turno e l’ha messa incinta. Come mi dovevo sentire? Poi siete nati voi, e pensare che avrei potuto essere vostro padre. Certo, uno che ha in Rebecca Jones la fidanzata…”
“Ehi! Ehi! Ho anche intervistato gente importantissima!”
“Sì, nel Paleozoico, forse… è da un po’ che nessun articolo porta la tua firma” disse l’Ispettore. Poi tornò a sorridere. “Adesso, da bravi e molto lentamente, vi metterete seduti… ecco, così… adesso, mi darete questa chiave. Sapete, è u na chiave pericolosa, non può stare nelle mani sbagliate”
“Le tue non sono sicuramente giuste, Ispettore” fece notare Ramòn, che era rimasto in piedi. Di sicuro, mostrava più coraggio di fratello e cognata.
Nel frattempo, tornò il Commissario trovando una scena raccapricciante.
“Mario” disse il Commissario… “sei passato alle maniera forti?”
“La vecchia scuola” disse l’Ispettore. “I Fernandez credono di fare i furbi, ma io conosco la verità su di loro e non la faranno franca. Ho inoltre intenzione di utilizzar ela chioave dei Garcia per…”
“Ehi! La chiave! La mia chiave!”
Con uno scatto inaspettato, Romàn Garcia e sua nipote Raquel si fiondarono sul povero Ispettore, inscenando una colluttazione, dove finalmente quell’oggetti prezioso tornò nelle mani dei legittimi proprietari.
“Aaah, finalmente!” Romàn e Raquel si abbracciarono e fuggirono via da un commissariato pieno di agenti come se stessero uscendo da un bar, lasciando in eredità un sacco di disordine. Furono seguiti anche dai Fernandez e da Rebecca Jones, senza che nessuno dei due ufficiali poterono fermarli, perché in mezzo al disordine, al tavolo distrutto e anche a un sacco di acari morti, erano entrambi legati tramite una corda presa da chissà dove.
E le lavatrici continuavano a girare…