“Fuori è un giorno fragile, e tutto cade… incantevole” stava dicendo Ramòn Fernandez. Sentiva la mancanza della poltrona, ormai erano quasi simbiotici. Erano rimasti solo lui, suo fratello e Rebecca Jones, e anche se tutti li stavano cercando, nessuno poteva immaginare che fossero tornati proprio dov’erano partiti.
“Nasconditi dove tutti ti possono vedere” disse Alfonso, ripescando dele carte e giocando con Rebecca. “In effetti, molte cose sono successe a Villa Nueva, cose che ancora devono passare al nostro vaglio. Tu che cosa ne pensi?”
“Parli con me?” chiese Rebecca, sgranando gli occhi.
“Sì, certo. Chi altri? È tutta la vita che parlo sempre e solo con mio fratello, finalmente che ho l’occasione di cambiare interlocutore ti neghi?”
“No, hai ragione” disse lei. “Bene… voi conoscete i Cascada?”
“Certo che li conosciamo” rispose Ramòn, sempre da dietro la poltrona. “Sono la famiglia più misteriosa di Villa Nueva, per quanto loro odino ammetterlo, la loro villa rientra ancora nella planimetria. Abitano subito dietro il castello di Garcia, che in questo momento vi è barricato. Forse sapeva che gli sarebbe servito proprio un catsello. Comunque sia, le sorelle Cascada sono entrambe artiste: una è pianista, l’altra dipinge. Beh, dipinge è una parola groissa: diciamo che si rifà alle opere di Lucio Fontana”
“Ok, quindi le conoscete… ebbene, sapete che entrambe sono ormai in età da marito” disse Rebecca Jones. “Penso che ci sarà una vera e propria battaglia per accalappiare entrambe, per poter salvare le famiglie che verranno devastate dalle nuove novità che investiranno Vilal Nueva. Fra una decina d’anni, anche noi potremo dire qui una volta era tutta campagna senza per questo passare per vecchi bacucchi”
“Dove vuoi arrivare, Rebecca?” chiese Ramòn, inquieto perché sentiva nell’aria qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.
“Beh, io sto con Alfonso. Fra i due, sei tu quello single. Non sarebbe anche ora di sposarti? Fra le due, quale delle Cascada ti piace?”
Ecco, l’aveva detto. “E chi dice che io debba spèosarmi? Il piano è quello di prendere il potere, azzerare Villa Nueva e farla ripartire con gente a me fedele: vedrete che le ragazze cadranno ai miei piedi”
“Questo piano andava bene fino a qualche tempo fa, Ramòn” disse Alfonso a un certo punto, offuscato dagli occhi dell’amore. “Adesso hai bisogno della potenza delle Cascada per poter trionfare. Non negare a te stesso un po’ di fortuna, soprattutto quando essa si presenta nelle forme seducenti di Joaquina o Carmen Cascada. Per te si formerà una… cascada di dineros”
Ramòn non rispose subito, lasciò che fosse la poltrona a fissarli oltremodo. I due smisero anche di giocare, perché non sembrava che a quello schienale piacesse che loro sbattessero in quel modo le carte da gioco sul tavolo.
Poi Ramòn parlo e disse “E va bene. Ma lasciate che sia io a decidere quale va bene, e sicuramente non l’artista dei tagli nelle tele”
“Quindi corteggerai Carmen?” chiese Rebecca.
“Per esclusione…” Ramòn si alzò e andò dunque dai Cascada. Era molto difficile percorrere quella strada a piedi, anche perché fra il bosco e la loro residenza occorreva tagliare trasversalmente tutto il paesino a piedi, di conseguenza occorreva incontrare gente e a volte anche fermarsi a parlare. Accadde che molti anziani lo additarono.
“È Fernandez! Io l’ho votato!” “Non era latitante?” “Come? Si chiama Latitante? Come mio cugino!”
Fernandez sospirò, rivolse un’occhiataccia al prete che aveva rapito e che in quel momento stava sulla scalinata della chiesa per prendere un po’ d’aria e finalmente giunse ai pressi del castello dei Garcia. Dentro quella barricata, c’era la loro chiave. All’interno del tesoro dei Garcia, c’era il modo per fermare la lavatrice, o perlomeno copsì si favoleggiava.
E se invece occorreva staccare la spina? Fernandez deglutì e le lavatrici continuavano a girare…