La Ropa Sucia/274

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Ana Lucia Sanchez aveva sempre dato per scontata la sua leadership a Villa Sanchez e, dati gli ultimi avvenimenti, anche su Villa Riquelme.

Tuttavia, le parole di Violetta avevano fatto scattare un piccolo campanello di allarme, che poi era diventata una sirena vera ae propria. Alla fine, Ana Lucia mancò un punto di ricamo e decise che quel momento, le undici passate di sera, fosse quello perfetto per mettere in atto il consiglio della nuora.

Nuora che comunque aveva un bel paio di scheletrio nell’armadio, e c he prendevano il nome di Ramòn e Alfonso, due ragazzi che tanto caos avevano fatto e nel momento del loro apogeo sono caduti.

Apogeo… che strana parola, si disse Ana Lucia. Che miracoli poteva fare il momento di empasse mentre stava ricamando?

Con quei pensieri, decise di convocare Ambrogio. Errano le undiuci passate, doveva essere a casa sua. Ma che casa era? A quel che pensava, era convinta che Amborgio abitasse con la servitù a Villa Sanchez, ma lui… lui trama qualcosa.

Era ovunque. Tutti e nessuno. Un’ombra impalpabile che… un momento, le ombre erano impalpabili.

Ana Lucia non avrebbe dovuto sbagliare quel punto di ricamo.

Dopo aver suonato il campanellino, il maggiordomo del male arriuvò dopo qualche minuto, dall’aria assonnata e certamente stanco dopo una giornata a correre fra una villa e l’altra.

“Volevate vedermi, mia signora?”

Ana Lucia sbuffò.

“Cominciamo male, mio caro. Se ti ho chiamato, è perché voglio vederti, no? Che domanda è?”

“È la domanda, mia signora, che faccio sempre quando mi presento. È la prima volta che vi dà fastidio” fecxe notare il povero Ambrogio.

“Che cosa desiderate?”

Ana Lucia riprese a ricamare, stavolta senza sbagliare ricamo.

“Voglio che tu vuoti il sacco, Ambrogio. Che cosa vuoi da noi? Perché spii Villa Nueva? A chi giova il tuo spionaggio?”

Ambrogio non sapeva se poteva rispondere. Era chiaro a rtutti che lui faceva avanti e indietro da una Villa all’altra, ma davanti ad Ana Lucia com’era possibile mentire?

“Vi basti sapere che io sono la risposta al Clan dei Neri” rispose vago il maggiordomo.

“Non è una gran rispostas, visto che Ramòn è riuscito a prendere il potere, anche se per pochi giorni” osservò la vecchia.

“Secondo voi perché è riuscito a rimanere pochi giorni?”

La vecchia nonna dei Sanchez fissò Ambrogio dritta negli occhi. “Non crederò mai che tu abbia tutto questo potere”

“Volere è potere, mia signora”

“Allora da dove ti viene questo potere?”

Ambrogio sogghignò, non rispose e andò via, decidendo di non rispondere. La vecchia però voleva sapere di che cosa si stava parlando, quindi fece squillar eil campanellino e il magigoredomo fu costretto a fermarsi, proprio quando aveva già aperto la porta.

Davanti a lui, c’era Diego Sanchez, che era bianco atterrito.

“Che ci fai tu qui a quest’ora della notte?” chiese l’uomo. Ana Lucia continuava a sferruzzare frenetica.

Diego era tutto sporco di ruggine. “Sono riuscito a districarmi solo adesso dall’armatura in cui ero incastrato. Sono scivolato eh, non mi sono infilato appositamente dentro per origliare!”

Non ci credette nessuno.

“È vero che tu hai una correlazione col Commissario?” chiese Diego, tornando serio.

Le lavatrici continuarono a girare…

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