La Ropa Sucia/307

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Finalmente, el loco e la sua consorte Rosa, la chica formosa, erano tornati a Villa Nueva. La città veniva annunciata dalle grandiose ville che la circondavano, perché se qualcuno la visitava dall’alto, era come se formasse un grande cerchio, ma nessuno se n’era mai accorto. Tantomeno uno che si faceva chiamare loco.

“Siamo tornati. Chissà cosa troveremo? Sappiamo che Villa Nueva è una polveriera” chiese Rosa, tenendo per mano il suo nuovo consorte.

“Già” rispose lui. “Anche se sento puzza di bruciato, non definirei Villa Nueva una polveriera”

“Ah no? come la definiresti, allora?” chiese Rosa.

“Una grande lavatrice” disse lui, sogghignando. Era pienamente consapevole che, così dicendo, era pronto per entrare di nuovo nel grande oblò che stava tenendo sotto scacco tutti quanti. Lui era stato in Germania, aveva visitato Bonn, Francoforte, Stoccarda, Aquisgrana e persino Berlino Ovest, anche se era stato difficilissimo avvicinarsi al muro, pieno di disegni e graffiti. Rosa ad esempio non aveva voluto vederlo. Lui sì e disegnò, prendendo un pennello, una piccola lavatrice, stilizzata ma che rendeva perfettamente l’idea. Idea che rimase e accompagnò el loco anche per il suo ritorno, infatti aveva perfettamente chiaro cosa voleva fare e chi voleva essere.

“Tu sì che sei un grande” disse Rosa, innamorata. Era proprio vero: aver visto morire il proprio marito in circostanze misteriose non era stata che una fortuna per il loro amore, e adesso toccava scegliere una casa dove vivere, dopo aver appurata che né Villa Espimas e nemmeno Villa Gutierrez fossero adatte.

“Ne costruiremo una noi” disse el loco. “Una più grande e più bella persino dei Sanchez, ma prima dovremo scegliere una topaia, per nonm dare nell’occhio. Non voglio che nessuno sappia del nostro ritorno, fa parte del piano, capisci”

Rosa stava per dire che non capiva quando arrivò qualcuno di inaspettato.

Loco…”

“Oh, tiburòn” disse il fratello abbracciando il fratello. Era proprio davanti all’insegna che dava il benvenuto con Villa Nueva e che spiegava come fosse gemellata con la città di Palermo, in Italia.

“Che bello che sei tornato! Ci sono tante e tali cose che devo dirti… sai, mi sono lasciato”

El loco lo guardò perplesso. “Ti sei lasciato? Ma io ti vedo qui vivo e vegeto, come puoi lasciare te stesso mentre cammini e parli e vai in giro? In secondo luogo, non sono tornatop., Tuy non mi hai visto né tantomeno mi hai abbracciato. E adesso scusami, che dobbiamo indossare i cappucci”

“No” lo interruppe el tiburòn. Rosa capiva quello che diveva quest’ultimo deducendolo dalle risposte del marito. “Adesso tu mi stai ad ascoltare. Non ti sembra un caso che io abbia lasciato Elisa Riquelme e nello stesso periodo la lavatrice esplode? Dobbiamo indagare, no? Non ne vale forse la pena oppure dobbiamo continuare a fare i fenomeni da baracocne per il resto della vita? Tu che cosa hai in mente, fratello, per risollevare i Guterrez dalla disgrazia che ha colpito la nostra famiglia all’inizio di questo tragico anno?”

“Non ne hai la minima idea” rispose el loco. “Non ne hai la minima idea”

E le lavatrici continuarono a girare…

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