La Ropa Sucia/340

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El loco era soddisfatto. Non gli capitava spesso di esserlo, ma in ogni caso ormai aveva fatto tutto quello che doveva fare, nello specifico disegnare tutte le lavatrici in tutte le ville. Ci aveva impiegato una notte intera, ma alla fine Villa Nueva era stata imbrattata, mettendo nel caos la polizia locale.

Sorgeva dunque l’alba in quella fetta di Pampa, e il primogenito dei Gutierrez tornava a casa come al solito stanco ma felice, pronto per affrontare il nuovo giorno sempre in trincea, attendendo la  sua amata che magari lo stava aspettando.

La sua amata era Rosa, la chica formosa, la quale aveva sposato in Germania e adesso si eranbo nascosti nella dependance dei Gutierrez, in attesa del grande evento, che si era concretizzato proprio quel sette giugno 1984.

El loco aprì la porta, tutto contento, e si avviò verso il letto, che si componeva del solo materasso, visto che contavano di andarsene presto da quello stanzino. Inoltre anche Rosa aveva premuto per quell’opzione, chissà per quale motivo.

“Sì, dovremmo preoprio andarcene” aveva detto. El loco però non ci aveva fatto caso, anche perché aveva collegato quella volontà con quella puzza di rinchiuso e il frequente passaggio di topi e ragni.

Tuttavia, se proprio doveva dire la sua, il ragazzo non si era mai sentito così a casa come in quel frangente, ecco perché, quando vide Rosa, la chica formosa, completamente nuda fra le braccia di Roberto l’aitante runner, non realizzò subito.

“Ah, ciao Rosa e Roberto” disse lui, serafico. “Vi stavate divertendo, eh?”

Non sentirono nulla, i due continuarono a dormire placidamente.

“In effetti, è proprio vero che quando le persone sono soddisfatte, riescono a diormiure placidamente” disse el loco. Poi finalmente si rese conto di cosa stava dicendo e si accorse che stava addirittura rimboccando le coperto all’aitante runner.

“Ma… che sto facendo? Perché mia moglie sta giacendo con questo suppellettile?”

Si mise a urlare, el loco, più forte di quanto non avesse mai urlato in vita sua, più forte di quando aveva scoperto sua madre e lo zio, el muerto, gicaere nello stesso letto, più forte di quando suo fratello tiburòn gli aveva reubato la merendina.

I due, di conseguenza, si svegliarono.

“Oh no! Oh no, oh no, oh no…” cominciò a farfugliare Rosa, rivestendosi in tutta fretta, biascicando qualcosa come posso spiegare e sistemeremo tutto. A un certo punto, el loco sentì anche “aspettavamo te per fare una cosa tre ma visto  che non venivi avevamo cominciato senza di te e ci siamo trascinati troppo in là”

El loco però era rigido come uno stecco e non riusciva né a rispondere né a reagire non verbalmente. Fissava a turno sua moglie e Roberto Mendosa, che a quel che pareva non riusciva a tenere il suo birillo dentro le mutande.

“State rovinando tutto” disse a un certo punto ques’ultimo. “Non sarà l’errore di una notte a cancellare le promesse di una vita”

“Tu stai zitto, Roberto Mendosa” sibilò el loco, sbloccandosi proprio nel momento in cui i due amanti finirono di rivestirsi. “Non sai gli enormi sacrifici che ho fatto per arrivare a questo giorno e tu non me li  manderai a monte”

Un forte vento freddo cominciò ad abbattersi su Villa Nueva, mentre le lavatrici continuavano a girare…

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