La Ropa Sucia/345

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“Signor Commissario! Lei mi deve ascoltare!”

Alvaro era il quinto quel giorno che gli imponeva la medesima cosa. L’ufficiale si mise le mani nei capelli, stressato già di prima mattina, e dire che Villa Nueva non arrivava a mille abitanti, quindi poteva dirsi un villaggio tranquillo, tranne ovviamente quando qualcuno si divertiva a imbrattare i muri delle case.

“Sì, ti ho ascoltato” disse infine l’ufficiale. “Tuttavia, non so di che ti lamenti. Tutte le famiglie di Villa Nueva hanno ricevuto lo stresso graffito, inoltre nel tuo caso non ce l’hai nemmeno, una casa! Piuttosto, favoriscimi le tue generalità!”

Alvaro si sorprese per quella richiesta del tutto legittima del poliziotto.

“Come osa, lei, chiedere le generalità a me, che saono nato e cresciuto a Villa Nueva?”

“Non direi esattamente” rispose il Commissario. “Non credo di averti mai visto, ma ho un modo piuttosto semplice di scovare chi è di Villa Nueva e chi no. Una domanda trabocchetto che solo un residente di Villa Nueva potrebbe uscirne indenne”

Alvaro deglutì. Non poteva nemmeno scappare, altrimenti sarebbe subito venuto fuori che era un abusivo che abitava a Villa Riquelme. L’unica era ascoltare la domanda trabocchetto e valutare quanto sarebbe stata difficile.

“Quale attrezzo di recente invenzione ricorda la città di Villa Nueva?”

Alvaro sogghignò e rispose prontamente: “Una lavatrice”

Sembrava fatta, anche perché tutte le famiglie della cittadella avevano paura della lavatrice dei Sanchez che aveva azionato a sua volta quella che aveva in mano Edmundo e aveva fatto esplodere quella di Joshua mandandolo in rovina, quindi era piuttosto tranquillo, ma il Commissario scoppiò in una risata fragorosa, come forse non aveva mai riso negli ultimi anni.

“Lo sapevo… sei caduto nella trappola. Ebbene, Villa Nueva, per tua informazione, non ricorda una lavatrice, una cosa stupida e volgare quando tutti sanno che lavare a meno è molto meglio”

“Ma allora…?”

Alvaro sudava freddo, poi il Commissario schioccò le dita e due agenti sui sette che aveva disponibili fecero scattare le manette per lui.

“Villa Nueva è la capitale dei forni a microonde”

Alvaro si sentì dissolversi, mentre veniva condotto in custodia al Commissariato.

Nel frattempo, José Riquelme aveva intenzione di scoprire tutto quanto. Ecco perché andò a parlare con Analisa Islas, che era un’avida scopritrice, nonostante tutto quello che le era capitato. In effetti era rimasta un po’ in disparte rispertto alel ultime vicende: aveva vcisto la mossa dei Garcia e aveva provato a farla anche lei, per oire e ore, davanti a uno specchio, ma non era riuscita. Allora aveva rinunciato, per quello era contento che qualcuno la chiamasse. Persino Jùan, il suo adorato fratello, aveva scoperto che preferiva le torte alla sua compagnia, quindi era un po’ contrariata.

E fu così che José la trovò, contrariata.

“Sei contrariata” disse il ragazzo, dsavanti a un buon tè, offerto dagli islas che di quell’infuso se ne intendevano.

“Certo che lo sono” rispose lei. “Ho preso una seria cantonata con Alvaro. È stato addirittura arrestato!”

“È stato arrestato? Alvaro?” chiese José.

“Ma sì… guarda qui” Analisa mise sotto il naso di Riquelme il giornale del giorno che diceva di un arresto di un abusivo.

Indagato anche José Riquelme, colpevole di non aver denunciato l’illegale.” Finì di leggere José. “Sono finito sui giornali!”

E le lavatrici continuavano a girare…

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