Amir il diverso.

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Amir non era uno che si offendeva facilmente. Davvero, gli amici non ci credevano ma lui era il primo a prendere in giro la sua stessa pelle.

“Ehi, sporco negro! Restituisci quella bici!”

Questa e altre frasi erano per lui all’ordine del giorno, imbarazzando gli amici bianchi.

Un giorno, dunque, mentre lanciava molliche di pane ai piccioni, dacché era seduto su una panca e si sa, non si possono lanciare molliche in piedi, arrivò Mei, un’altra persona che come lui veniva da lontano, più precisamente dall’Oriente.

“Oh, salve” salutò Amir. Mei arricciò le labbra, salutò con un cenno e si sedette accanto a lui. Non voleva, ma doveva chiederglielo altrimenti se ne sarebbe pentita per sempre.

“Senti Amir, ma… che ne dici di darci un taglio?”

Amir si aspettava quella domanda, era parrucchiere. Parrucchiere per signora, fra l’altro, molto apprezzato da una fetta di pubblico.

Così, guardando Mei, disse “Taglio come?Taglio a scalare? Corto? Lungo? Oh, vuoi le trecce?”

Mei sospirò. “Ne abbiamo fin sopra i capelli del tuo comportamento! E non solo, offendi anche quelli con la tua pelle! Ne abbiamo abbastanza!”

Amir incurvò le sopracciglia, corrucciato. “Ah, ho capito! Vuoi un taglio di capelli all’orientale! Lo so fare!”

“No!” Mei era disperata.

“Lascia perdere i miei capelli!”

“I miei, allora?”

Amir si passò una mano sopra la pelata. “Non ho nulla come vedi, e non è giorno di parrucca. Sai che metto le parrucche il giovedì e…”

Mei sentì di stare per esplodere. “Senti” riprese. “Devi smetterla di essere razzista con quelli diversi da te” Amir allora mostrò paziente le braccia e la faccia.

“Sono uguali da me, come puoi vedere. Io sono razzista? Magari lo sono… ma solo con la razza dei criminali!”

Amir si alzò, tirò le cordicelle della felpa dalla quale uscì fuori un mantello. “Io sono THE VENDICATOR, il nero tunisino che odia i ladri, gli evasori, gli evasi e i kewbab senza cipolla!”

Mei vide l’amico volare su nel cielo e utilizzare i raggi laser che usava per disintegrare i malviventi e decise, dentro di lei, di non immischiarsi mai più nel dibattito verso la diversità. Annuì a se stessa: non voleva certo far saper a tutti che in realtà lei era capace di trasformarsi in bacchette da sushi!

 

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