Il sale e il sangue/09

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Il sole si levava alto sul porto di Tutuk Naga, e molte delle attività della capitale avevano già intrapreso il loro consueto svolgimento. Persino al terzo molo, dove una goletta uguale a tante altre attendeva che fossero mollati gli ormeggi, c’era del fermento. Nella fattispecie, c’era il Sovrano in persona, Taddeus Ravenwood, che sbuffava impaziente.

“C’è l’equipaggio, ma non c’è il capitano” borbottava, percorrendo il molo avanti a indietro. Si strinse nel suo mantello, data la brezza che quel giorno pungeva. “Non pensavo che il famoso Cacciatore si considerasse al di sopra dei Capi di Stato, eppure mi era parso molto puntuale e cordiale. Voi sapete dov’è finito?”

Mary scosse la testa, sconsolata. “No, mio signore. Non lo vediamo da ieri, quando ci ha accordato un giorno per poter affrontare al meglio il viaggio, sistemando le nostre cose e i nostri affari”

Mary aveva passato una bella giornata con suo padre, per una volta lontano dal mare, a raccontarsi a vicenda decine di aneddoti. Furono momenti che lei avrebbe portato sempre nel cuore, per poi aver concluso il tutto con un caldo abbraccio, che sapeva di arrivederci, non un vero addio.

“E tu?” chiese ancora il Re, rivolto a Frank Copperfield. “Tu sai dov’è finito il Cacciatore? Non posso mobilitare i gendarmi per questa cosa, sarebbe ridicolo”

L’aveva detto, ma nel frattempo guardava la piccola scorta e aveva una mezza idea di impiegare loro, perlomeno per battere il porto. Se lo avesse trovato ubriaco fra le cosce di una prostituta ne avrebbe pagato le conseguenze: era vero che lo chiamavano il pauroso, ma da lì a prenderlo in giro ce ne passava.

“Purtroppo non so dove sia finito, mio signore” rispose quegli, inchinandosi lievemente. “Come ha detto la ragazza, ci siamo occupati dei nostri affari, ricevendo la sola disposizione di trovarci qui sul molo un’ora fa”

Frank ricordava esattamente cosa fosse successo. Aveva seppellito sua moglie, che si era suicidata, sotto un vecchio albero di mele, il suo frutto preferito. Dopo una breve veglia funebre, in cui era il solo a partecipare, e dopo aver contattato un sacerdote che l’avrebbe raccomandata al Dio Celeste che controllava il cielo e le anime che vi salivano, si preparò a seppellirla, quando ormai era giunto il tramonto.

Era andato al parco cittadino, dal momento che non era più possibile raggiungere le campagne dopo un certo orario a causa del coprifuoco e la chiusura delle porte della città, e lì aveva trovato un albero di mele che in quel momento era baciato dagli ultimi raggi del sole, morenti dietro di lui.

“Spero tu possa incontrare nostra figlia… e possa dirgli da parte mia che gli voglio bene.”

Fu solo questo che disse alla tomba, costruita semplicemente ponendo un ramo sul tumulo, e lì si sedette dando sfogo a tutto il suo dolore finché non venne sera.

“E voi due, che ne sapete di lui?” chiese il Re, interrompendo quel filo di emozioni.

“Non lo sappiamo, sire” rispose Patrick. “Tuttavia, devo molto a quell’uomo, per motivi personali”

“Già” rispose sottovoce Taddeus. “Dobbiamo noi tutti molto a quell’uomo, anche se tecnicamente non ha ancora fatto nulla per meritare la nostra stima, anzi, si è anche fatto colpire davanti alla folla, esponendo la stessa a possibili calche e morti e feriti”

In altre occasioni, il Re non avrebbe mai posto la questione su quel piano, ma l’impazienza si stava impadronendo del suo cervello e se avesse continuato avrebbe trovato un’altra decina di difetti sul tanto decantato Cacciatore.

Infine, ebbe una mezza idea che non fosse realmente lui…

Per scacciare quel tormento, respirò profondamente la brezza marina, infine si rivolse al medico di bordo.

“Vedo che infine il Cacciatore ha trovato il suo medico, senza necessariamente bussare alla mia porta” disse sprezzante. “Sei molto giovane… probabilmente sei ancora un allievo, presumo?”

“Sì, mio signore” si inchinò il ragazzo. “Mi chiamo Nick, e sono entrato nella Gilda due anni fa”

“Quindi Presidente era il mio Regio medico” rifletté Taddeus. “Bene, se ti ha conferito la nomina vuol dire che ha visto del talento in te, ma mi informerò meglio sui tuoi trascorsi”

Nick interpretò quella frase sibillina come un probabile futuro da tirocinante col Regio medico stesso e arrossì lievemente. Taddeus sospirò.

“Credo che dovremmo cercare questo bastardo, a meno che non mi diciate voi due dov’è finito, o chi è stato l’ultimo di voi a vederlo”

“Siamo stati entrambi, mio signore” interloquì Patrick. “Una volta giunti al porto, ci ha congedato, ma non sappiamo che direzione abbia preso. Il porto di sera è un posto pieno di malviventi”

“Grazie per avermelo detto, metterò dei gendarmi ogni cinquanta metri per controllare la situazione” ribatté sarcastico il Re. “Ho la sensazione che sia andato a bere nella locanda, che però a quest’ora è chiusa”

Taddeus sapeva dell’esistenza della locanda al porto, aperta solo dal tramonto all’aurora. Lui stesso l’aveva frequentata troppo spesso, per essere un Sovrano, soprattutto nei giorni in cui era stato appena nominato. Aveva passato nottate in cui sentiva scoppiarsi la testa, e voleva solo dimenticare il lutto per il fratello e le responsabilità che il Regno gli richiedeva. Purtroppo, però, non era riuscito a superare né l’uno né l’altro, così decise di affidarsi al Regio medico che lo aiutò a superare quel momento senza bere.

Lo fece anche per sua figlia, la Principessa ereditaria. Adesso, in quei giorni, c’era solo Blackfield da affrontare.

Mentre pensava a quelle cose, un uomo correva verso di loro. Sembrava stralunato, ma Taddeus lo riconobbe subito.

“Dove siete stato?” sibilò sprezzante, mentre il Cacciatore prendeva fiato dopo la lunga corsa.

“Perdonatemi…” biascicò l’uomo, portando con sé un vago sentore di sudore e liquore “Ma mi sono addormentato sul bancone del locale e il proprietario mi ha sistemato su una branda. Mi ha anche permesso di uscire nonostante il locale chiuso”

“È tutto quello che riuscite a dire come giustificazione? Un’ora e oltre di ritardo, mancanza di rispetto nei confronti del Sovrano, violazione dei compiti affidati! Meritereste la forca!” sbraitò Taddeus, mostrando un’ira che non gli apparteneva e che forse era dettata più dall’isteria.

“Avete ragione” rispose lui “tuttavia, se mi condannaste a morte poi non sapreste più come catturare Blackfield”

Taddeus avrebbe preferito un’esecuzione sommaria proprio lì al molo piuttosto che ammetterlo, tuttavia rimase in silenzio, permettendo al Cacciatore di riaversi dalla lunga corsa.

“La goletta è pronta?” chiese Eric al Re.

“È pronta” rispose Taddeus, freddamente.”Voi, invece, siete solamente cinque. Siete sicuro che in così pochi riuscirete a governare una goletta come questa?”

A Eric venne in mente che aveva sempre dato per scontato di avere al suo seguito, oltre al proprio gruppo, due o tre dozzine di mozzi o soldati, ma Taddeus sembrava che non fosse disposto a dare nulla.

“Per fortuna sono un Re misericordioso” disse Taddeus “e, nello specifico, voglio dare anche io, in quanto Re ma soprattutto in quanto fratello di una delle vittime di quel maledetto, il mio contributo alla ricerca di Blackfield. Avevo assicurato sin dall’inizio degli uomini pronti a costruire una barca, qualora non avreste trovato una di vostro gradimento, pertanto avevo già pronto un equipaggio da regalarvi, e adesso vi attende a bordo. Inoltre, sono venuto qui col portantino” Eric vide un portantino poggiato sulla pietra del molo “per consegnarvi quanto richiesto, ovvero tutte le rotte commerciali che ci aspettiamo finiscano a buon fine, per la settimana prossima. So che prima volete ispezionare i fiordi della costa, e che vi ho dato carta bianca su tutto, ma suggerirei di salvaguardare prima le rotte. Ci dareste una grossa mano in questo modo”

Eric ricevette in mano un plico con su scritte complicati punti su una mappa, linee e calcoli che non riusciva a tradurre. Si inchinò al sovrano e disse “Vi ringrazio. Giuro che lo prenderò, morto”

Gli occhi tristi del Re incrociarono quelli stanchi e gonfi del Cacciatore. In mezzo a loro, la fresca brezza del mare e l’odore di salsedine.  Avrebbero voluto dire entrambi molte altre cose, sostegno forse, ma anche paura.

“Lo spero bene.” disse semplicemente Taddeus, incapace di sostenere a lungo uno sguardo senza far cadere il suo verso terra. In quel momento si sentiva un bambino che chiedeva al padre di farsi restituire il proprio giocattolo, proprio come accadeva negli anni dell’infanzia, quando era lui che amava il mare e le navi, solo che ogni volta quel bellimbusto del fratello maggiore glieli rubava o nascondeva.

Non si accorse dunque che il Cacciatore chiamò a raccolta la sua squadra e si preparò per salpare, aiutato dagli uomini del Re. Taddeus fu risvegliato dal lieve rumore delle vele dell’imbarcazione, ormai pronta per lasciare la terra.

“Buon viaggio, Cacciatore” sussurrò Taddeus, osservando la goletta allontanarsi. “So di aver lasciato questa faccenda in buone mani, qualunque cosa tu abbia fatto la scorsa notte. In ogni caso, veglierò anche io. Perquisirò casa per casa, e non lascerò impunita nessuna di questa gente”

L’imbarcazione stava lasciando dietro di sé un solco, mentre sul ponte le persone stavano lavorando incessantemente per manovrarla. In mezzo a quelle, Taddeus riuscì a scorgere ancora una volta la sagoma del Cacciatore… chissà come si chiamava in realtà?

Non lo aveva detto a nessuno, forse per sicurezza, forse per presentimento che se fosse scoperto avrebbe messo in pericolo chi amava, o forse per qualche altra imperscrutabile ragione. Sospirò dunque, mentre i gabbiani nel cielo cantavano. Al Re Ammiraglio piacevano tantissimo…

Si voltò, dando le spalle al mare e dirigendosi verso il portantino, mentre aveva la sensazione di essere osservato.

“Avevano ragione, qui nel porto c’è qualcuno di più pericoloso degli ubriaconi e ladri” sussurrò. Poi ordinò ai gendarmi di ispezionare la zona.

“Se c’è qualcuno legato a Blackfield lo sapremo sicuramente. Non deve sapere che il Cacciatore è partito oggi” disse.

“Agli ordini, Maestà” e un gruppo di soldati cominciò a cercare nei luoghi nascosti, mentre gli addetti al portantino si preparavano a caricarlo.

Tukha era una città, pensò il Sovrano. Gli atti di violenza erano radi, la maggior parte dei crimini riguardava le rapine, il furto di informazioni e la corruzione. Se tuttavia quel posto rischiava di essere avvelenato dai pirati, sarebbe diventato un problema, perché infine la guerra civile aveva trovato comunque il modo di oltrepassare le mura della capitale. Emblematico il caso di quel menestrello che si era messo a cantare una ballata anti monarchica, in nome della libertà di parola che lui stesso aveva permesso.

Ne aveva sentito tutte le parole e si era davvero dispiaciuto. Tuttavia, non poteva farci niente.

Il suo antenato era un traditore della sua patria, al punto da fondarne una lui stesso. Ormai cominciava a crederci anche lui.

Ciò non implicava che fosse un traditore anche Taddeus I, il Re pauroso.

O forse sì?

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2 pensieri su “Il sale e il sangue/09

  1. Ma come! Prima si attira addosso l’attenzione di mezza città e poi lascia ad aspettare il re perché la sera prima si è sbronzato alla grande? Questo Cacciatore non smette mai di stupire, quantomeno non c’è il rischio di annoiarsi!
    Con questa partenza un po’ in ritardo finalmente il fulcro dell’azione passa al mare! Ammetto che non vedo l’ora di vedere come lo descriverai e quali insidie aspettano Eric e il suo gruppo di giovani (e non giovani) navigatori!

    Ti segnalo un errore: “Spero tu possa incontrare nostra figlia… e possa dirgli da parte mia che gli voglio bene.” insomma, è una ragazza, ci vuole il ‘le’!
    Al prossimo capitolo!

    Piace a 1 persona

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