Il sole non risplendeva particolarmente, ma creava comunque un’ombra. Quell’ombra si accorciava, o si stringeva, oppure diventava troppo informe, ma tutte le forme che poteva prendere erano comunque interessanti per Poldo, il barboncino bianco. Si sa che i cani hanno una certa predisposizione per le ombre. Ombre cinesi, europee… non importava, per Poldo piacevano tutte. E anche le palline, ma le ombre di più.
“Ma come” disse “com’è possibile che io sia bianco e la mia ombra sia nera?” L’ombra, presa alla sprovvista, pensò veloce ad una risposta. “Ehm… devi sapere che molto tempo fa, quando ancora il sole non era sorto, i cani abbaiavano alle ombre”
Poldo s’incuriosì. “Continua…”
“Sì, esatto” riprese l’ombra. “Solo che poi alcuni hanno smesso, perché le ombre effettivamente non rapivano i cani, quindi non avete più bisogno di abbaiare”
Poldo ci pensò su e disse “Non è che noi abbaiamo perché abbiamo paura di essere rapiti”
“No? E allora perché?” Poldo rivelò una cosa che avrebbe preferito tenere per sé: “In realtà… è difficile da dire, mi converrà abbaiare? Ehm…” perse tempo, Poldo, mentre cerca di dire la bugia o una verità molto scomoda.
“La verità è che io canto. Sono un cantante”
L’ombra tremò a quella rivelazione. Prese persino la forma di un microfono. “Allora è vero quando si dice che oggi come oggi cantano cani e porci. Wow, è incredibile come cambia il tempo da marzo a ottobre!”
“Sì” ammise Poldo, che in realtà non era uno che cambiava gli orari agli orologi. Era un cane e gli importava poco. “Io devo cantare col mio amico P, il porcellino “e cosa dovreste cantare?”
“La pallina e il salame, un testo di otto minuti dove una pallina che inseguo finisce sopra il salame prodotto da P il maiale”
L’ombra annuì. “Ecco, vedi? Le canzoni che parlano di cibo sono le migliori”
Poldo aggiunse “Purché le palline non finiscano sui salami”