Il sale e il sangue/15

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I fratelli Johnson riaprirono gli occhi abbastanza presto, per ultimo fu Morrison a svegliarsi.

Quando fu Bruce a svegliarsi, si scoprì legato a un palo di legno, dentro quella che sembrava una casa, illuminata soltanto dalla luce della luna e delle stelle fuori dalla finestra. Sembrava notte fonda.

“James” sussurrò.

“Vietato parlare con i prigionieri!” comandò perentoria una voce seduta all’angolo della sua destra, tenendo le braccia sullo schienale.

“Se proprio vuoi parlare con qualcuno, facciamo una bella chiacchierata, mentre gli altri si riprendono”

James aprì gli occhi in quel momento e si spaventò, cercando il fratello con lo sguardo. Infine, Morrison arricciò le labbra e si rese subito conto di non potere chiedere aiuto. Si trovavano in una stanza rettangolare,  intervallata da alcuni pali e c’erano anche dei tavoli che sostenevano alcuni mozziconi di candela spenti e residui di cena.

Non sembrava una casa molto utilizzata, in ogni caso. Aveva l’aria trascurata di chi ci fosse entrato per caso e non si era dato la briga di dare una ripulita. Bruce giurò di aver sentito un topo squittire.

Tuttavia, nessuno dei tre riusciva a pensare lucidamente e molti dettagli sfuggivano loro. L’unica cosa che contava era la presenza di quella figura seduta poggiandosi sullo schienale di una sedia e altre due figure che fungevano da sentinella alla porta, l’unica via di uscita.

“Cominciamo con la prima domanda” riprese la figura seduta. “Chi siete? Chi vi manda? Perché volevate entrare dalla porta sud della città e come mai avevate in mano la bandana di Lucy Savage?”

“Perché non gli chiedi anche come mai volevano dormire poggiandosi sulle mura della città, che sono piene di scarafaggi?” intervenne una delle due sentinelle.

“Oh, zitto, Chang” rispose la figura. “Allora?”

Bruce non rispose. Sapeva che quei tre avevano tutta l’intenzione di far loro sputare il rospo, anche usando le maniere forti, però non gli riusciva di dire neanche una parola.

“Dite un po’” interloquì ancora la stessa voce che aveva parlato prima. “Il Nonmondo è così difficile da trovare?”

“Già, parliamone un po’” concordò la voce seduta. Bruce pensò dunque di intervenire nel rapporto fra i tre, tanto per prendere tempo. In quel caso, occorreva sangue freddo… cosa che James non aveva. L’importante era che Morrison rimanesse in silenzio, sapendo che opinioni aveva lui.

“Che cos’è il Nonmondo e perché ci avete rapito? Siete gente di Blackfield?”

“Qui le domande le facciamo noi, se non ti dispiace” replicò fredda la voce. “E si dà il caso che Lucy Savage sia una nostra sorella. Ad esempio, ha dimenticato la bandana, lo ammettiamo, è abbastanza sbadata. Tuttavia, è molto forte in battaglia e molte persone vorrebbero essere come lei, che ha scalato la gerarchia in breve tempo, per essere una donna, che come sappiamo sono discriminate nel mondo del mare…”

“Portano sfortuna. E non stento a crederlo, visto che noi siamo legati!” la interruppe Bruce.

“Stai zitto” ripeté seccata la voce. A causa del buio e del fatto che indossasse un mantello nero era impossibile identificare la sua identità. Bruce stava pensando che si trattasse di Lucy Savage stessa.

“Quanto al Nonmondo” riprese la voce, senza forse rendersi conto che effettivamente stesse rispondendo alle domande dei suoi prigionieri “è solo una convinzione di Chang, che però il grande Steven Blackfield ha dato per buona”

Chang, il tizio che aveva parlato prima, si fece avanti. Bruce poté vederlo: non aveva mai incontrato un uomo del genere. Non era molto alto, aveva la pelle giallastra e gli occhi a forma di mandorla. Poi parlò con uno strano accento: “Non sei il primo che mi guarda strano quando parlo del Nonmondo. Credi che io e i miei compagni siamo ubriachi, forse? Forse che in queste terre orientali non si parla delle tradizioni passate? Invece nell’Impero se ne parla, eccome. Il Nonmondo è un’isola nascosta agli occhi umani, ma che esiste e va trovata, secondo la leggenda conferirebbe la vita eterna a chi la scopre e noi, voglio dire me, Chang e i miei compagni Lin e Hiroshi, ci siamo offerti a Steven Balckfield, per fargliene omaggio”

Bruce guardò il fratello e il signor Morrison, per controllare se anche loro fossero scioccati da quella rivelazione. Gente dell’Impero al servizio di Blackfield? Quell’uomo aveva in mano tutte le coste, allora. Quanta influenza poteva avere uno come lui?

“Ma torniamo a noi… voi chi siete? Perché siete travestiti da marinai quando chiaramente non lo siete?” chiese la voce.

“Presentati, piuttosto” ribatté Bruce. “Hai una voce femminile. Sarai mica Lucy Savage?”

La voce abbassò la testa e ridacchiò. Poi decise di alzarsi e rimuovere il cappuccio.

Era una figura alta e slanciata, e alla cintura portava una daga.

“Sì, lo sono. Hai indovinato, sei sveglio per far parte dell’equipaggio del Cacciatore”

I due uomini accanto alla porta risero divertiti.

“Loro due sono miei sottoposti, Chang, l’uomo dell’Impero, e c’è anche Olaf, che chissà da dove viene”

“Te l’ho detto cento volte” disse paziente l’uomo chiamato Olaf “non ne voglio parlare”

“In ogni caso voi ci direte chi siete. Come vedete, siamo gente semplice, educata e civile. Vogliamo sapere… tutto di voi, e se non parlate vi mozzeremo una parte del vostro corpo che ci dà fastidio. Sapete, siamo anche gente impaziente e riteniamo che la maleducazione sia punibile con la tortura”

I tre presero la propria daga e si avvicinarono.

“Chi siete, dunque? Che cosa fate col Cacciatore? Perché vi ostinate a mettere il naso su di noi?” chiese Lucy, avvicinando la lama alla guancia di Bruce, che cominciò a sudare freddo.

“In effetti, noi stavamo pensando di disertare” buttò lì in preda al panico Morrison. Bruce lo sentì ed ebbe un tuffo al cuore. Perché gli riusciva così difficile pensarla come lui?

“Oh, fantastico. Allora se vuoi disertare devi essere con noi. O sei con noi, o non lo sei. Se sei con noi, saremo felici di darti la cappa nera e fare le veci di Steven Blackfield qui sulla terraferma, e comunicare con lui col… codice” Lucy si disse che forse stava parlando troppo “Invece, puoi anche stare nella cosiddetta zona grigia e morire dissanguato. A quanto pare, quando si muore si defeca e si orina. Non vorrei mai provare sensazioni del genere”

“Datemi la possibilità di provare la mia sincerità” propose Morrison.

“D’accordo” interloquì Olaf, anche se la domanda di Morrison era rivolta a Lucy. “La prima prova che devi affrontare è…” esitò un attimo perché gli venne da ridere “uccidere entrambi, o anche uno solo dei due, tuoi compagni”

Lucy e Chang spalancarono la bocca e applaudirono.

“Bravo, complimenti per la crudeltà! Ma dove le hai imparate queste cose?” chiese Chang, in preda alle risa.

“Eh, dove vengo io si fanno sacrifici umani. Nessuno ha l’anima sana nella mia terra”

“E ancora non si può sapere da dov’è che vieni” protestò Lucy. Le sarebbe piaciuto saperlo, anche perché come paese prometteva bene. Olaf era robusto e barbuto, con profondi occhi azzurri. Le sarebbe piaciuto conoscere altri come lui.

In ogni caso, Olaf non cedette alla provocazione e porse la daga a Morrison, che venne slegato.

“Non ti abbiamo posto l’obbligo di uccidere entrambi. Sappiamo quanto è difficile uccidere per uno che non è un assassino, pertanto ci basta che tu ti sporchi le mani anche con uno solo di costoro. L’altro lo uccideremo noi” spiegò Olaf. Morrison aveva la mano che gli tremava.

“Ciò non toglie che tu possa uccidere entrambi, se te la senti” precisò Chang.

L’uomo aveva tanto parlato della necessità di piantare una pallottola in testa al Re, ma dal dirlo al farlo c’era di mezzo un oceano di infinite varianti. Chi uccidere, peraltro? James o Bruce?

“Avanti, muoviti!” comandò Lucy. Non stava dando un attimo di respiro.

Morrison fece un sospiro profondo.

“E dire che stavamo giustappunto andando a prendere la tua bandana quando li abbiamo scoperti” si mise a dire a un certo punto Chang. “Chissà che cosa avevano in mente di fare, questi infiltrati. Magari volevano darci la caccia e ucciderci tutti eliminando il covo”

“Esatto” concordò Lucy. Non disse altro, per cui Morrison non poté sapere di che piano stessero parlando.

“Stai aspettando l’alba per caso? Vorremmo riposarci” fece notare Olaf.

“Non vorrai morire anche tu?” disse Chang. Morrison non riusciva neanche a guardare i due fratelli. Valutò tutte le opzioni, mentre i secondi scorrevano, scanditi dallo schiocco della lingua di Chang sul suo palato. Era pazzesco come li stesse scandendo a intervalli così precisi.

Morrison sollevò la daga. Non aveva proprio idee per salvarsi da quell’impaccio. Maledetta lingua! E adesso che occorreva fare?

“Se loro facessero abiura sul Re e volessero unirsi a noi?” chiese Morrison d’un tratto.

“Gli chiederemmo comunque di uccidere qualcuno” disse Olaf. “Non cercare di svicolare, anzi, sai che faccio?”

L’uomo prese una pistola da un punto imprecisato del tavolo dove avevano cenato e piantò la canna sul suo cranio.

“Se non ammazzi uno di questi due idioti che stanno legati” sussurrò dolcemente, in modo da far venire appositamente la pelle d’oca al suo ostaggio “al mio… tre, io ti conficco una delle mie preziose pallottole dentro il cervello. Ti consiglio di non farmele sprecare, le munizioni costano”

“Uno…” proseguì Olaf, senza perdere tempo. Morrison sentì umido fra le cosce, oltre a del calore sulla fronte.

“Due…” contò l’uomo, pronto per sparare. A Morrison parve che stesse contando troppo in fretta.

“Tr…”

“Aspettate!”

La voce supplichevole di James interruppe sconvolgendo tutti gli astanti.

“Cosa c’è, bambinetta?” chiese Chang.

“Ho… ho delle informazioni sul Nonmondo” buttò lì James. “Tuttavia… queste informazioni sono condivise in tre parti. Una parte la conosco io, ma non saranno mai complete se uno di noi tre muore. Abbiamo adottato questo sistema perché… per sicurezza, in modo che fosse più semplice ricordare tutto quanto”

“Ah” commentò Chang. “E voi orientali pretendete di saperne più di me sul Nonmondo? E come mai questa cosa non è venuta fuori subito?”

“Chang, i coltelli sono motivatori più abili di te” disse Lucy. “Va bene. Allora diteci cosa dobbiamo sapere. Poi vi uccideremo”

Bruce, il fratello di James, si era complimentato per la genialità dell’idea, ma adesso come si sarebbe cavato d’impaccio?

“Non è possibile” intervenne dunque “è una cosa che va mostrata, anche perché se lo raccontassimo non capireste nulla”

“Addirittura” commentò Chang. L’uomo dell’Impero guardò i due compagni perplesso.

“E sia” mormorò paziente, anche se con molti dubbi, Lucy. “Mostrateci cosa dobbiamo sapere del Nonmondo”

E li slegò. Per quella sera, i tre avevano salvato la pelle.

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4 pensieri su “Il sale e il sangue/15

  1. Arrivata a questo punto non so cosa pensare!
    Che Lucy sia particolarmente facile da raggirare o che davvero i marinai abbiano qualche informazione sul Nonmondo? Per qualche ragione penso che la risposta giusta sia la prima! La donna è stranamente ingenua per una che è riuscita a diventare eroina della battaglia, eppure sono certa che ci sia ancora parecchio da scoprire, sia su di loro che sul Nonmondo!
    Complimenti per questo capitolo! Mi ha tenuta col fiato sospeso fino all’ultima parola! La storia continua a promettere davvero bene!

    Piace a 1 persona

    1. Infatti se tu noti, Chang ha già capito che si tratta di una cavolata XD lo ammetto, volevo salvarli e ce l’ho fatta proprio sul filo di lana XD anche perché questa può sembrare una sottotrama inutile (è molto più figo parlare del Cacciatore e di Blackfield), però poi tutto tornerà a incastrarsi in una maniera che mi è piaciuta ** nel frattempo, un enorme grazie ❤

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