Benvenuti! Benvenuti a questo sabato fresco, capitato proprio dopo un lungo ponte che ci ha fiaccato tutti!
Come recuperare, dunque, se non con un libro? E il libro che sto per presentare oggi potrebbe fare al caso vostro.
In questo articolo ospito Elsa Hysteria, l’autrice di “Alice”, un libro che potrete trovare su Amazon sia cartaceo sia digitale. È, come me, un’emergente e chi mi segue sa che non perdo mai l’occasione di ospitare chicchessia. Questo blog è un porto di mare e non a caso, perché ho il diploma di Perito al Trasporto Marittimo. So come ci si sente a stare in rada senza che alcuno ti accolga.
Ebbene qui no! Ma vediamo un po’ qual è la sinossi del romanzo:
Un tragico incidente libera Alice da un peso che non sapeva nemmeno di portare, ovvero quello di una vita e di un amore finti, lasciandola però a fare i conti con il fatto che dovrà imparare tutto da capo: relazionarsi con il prossimo, con il mondo esterno, con la vita e anche con l’amore. Riuscirà a trovare una guida in Shakespeare, suo fedele amico letterario, o scoprirà che solo cadendo e rialzandosi in continuazione si può andare avanti?
Direi che Elsa abbia in mente una trama davvero intrigante. Di sicuro, cose come incidenti, morte e Shakespeare non mi lasciano indifferenti, quindi chi come me ha questa inclinazione non può farsi scappare il libro suddetto.
Inoltre, ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Elsa stessa, che riporto qui di seguito:
- Ciao! Via con la prima domanda, la più ovvia del mondo: di cosa parla “Alice”?
Il tema principale di “Alice” è la ricerca di se stessi. Siamo di fronte a questa ragazza che, arrivata alla soglia dei trent’anni, non sa ancora bene cosa fare della propria vita e che, in seguito a un evento traumatico, si ritrova a dover rimettere in discussione tutto quanto: dal significato dei sentimenti, ai rapporti sociali, alla differenza fra vivere o semplicemente sopravvivere.
- Come nasce una storia del genere? Hai sempre avuto dentro di te questa idea o è maturata nel tempo?
L’ho sempre avuta dentro di me ma ha avuto bisogno di tempo per maturare. È una storia nata dal bisogno di mettere su carta un senso di smarrimento che pensavo fosse difficile tradurre a parole e che invece ne ha trovate più di settantamila – di parole – per essere spiegato.
- La tua protagonista, Alice, ha avuto “bisogno”, passami il termine, di un incidente per riflettere su temi profondi quali le relazioni, la vita e la morte. Qual è invece la tua posizione riguardo a questi?
La mia posizione è molto simile a quella di Alice. Penso che la morte sia terribile per chi rimane, non per chi se ne va, il vuoto incolmabile resta ai vivi perché i morti sono, per l’appunto, morti. Penso che la vita sia una sola e che sia un peccato “sprecarla” cercando di sopravvivere invece di VIVERE, con tutte le lettere maiuscole. E a volte per VIVERE si devono fare scelte impopolari, ci si deve rifiutare di accontentarsi, bisogna seguire testardamente le proprie passioni e vocazioni. La mia posizione riguardo alle relazioni? Non credo di essere ancora riuscita a comprenderne appieno le meccaniche, che si tratti di amicizia, amore, o semplice conoscenza. I rapporti umani sono forse una delle cose più complesse che esistano e districarcisi a volte è complicato.
- Sì, ma in fondo “chi” è Alice? Com’è nata e quanto c’è di te in lei?
Se un autore dice che non c’è nulla di se stesso in ciò che scrive, mente. Alice non sono io, ma ha moltissimi pensieri che sono miei, oserei dire la quasi totalità. Non è stata una scelta consapevole, me ne sono accorta a forza di sentirmi dire “si vede che l’hai scritto tu” da gente che l’ha letto e che mi conosce. Chi è Alice? Come ho detto, non sono io, ma allo stesso tempo non è nemmeno del tutto vero che non lo sono. Credo sia facile identificarsi in lei, perché tutti prima o poi passiamo quel momento di smarrimento in cui non sappiamo chi siamo, cosa stiamo facendo o dove siamo diretti – chi in misura maggiore e chi in misura minore.
- Il romanzo ha avuto dei “blocchi” o lo hai scritto con una certa velocità?
Come ho detto prima, ho sempre avuto questa storia ben chiara in mente, è nata in maniera abbastanza naturale. Nonostante questo però, ho avuto un enorme blocco iniziale, ho iniziato la stesura vera e propria svariate volte, i primi tre/quattro capitoli credo che abbiano avuto almeno sei variazioni. Arrivata a quel punto inesorabilmente mi bloccavo, cestinavo tutto e ricominciavo da capo cambiando nomi, ambientazione, tipologia di incidente iniziale. È passato più di un anno prima che riuscissi a trasporre su carta l’esatto scenario che avevo in mente, ma una volta superato questo scoglio che è stato l’inizio, da lì in poi la scrittura è andata avanti in maniera piuttosto spedita.
- Durante la stesura, hai ascoltato qualcosa o scrivi in silenzio?
Il silenzio mi opprime e mi spaventa, come dicono i Twenty One Pilots, “sometimes quiet is violent”, e come dicono i McFly, “silence is a scary sound”. Per quel che mi riguarda è verissimo. Ho sempre la musica nelle orecchie quando scrivo, a volte mi limito a mettere la riproduzione casuale e lasciare che mi faccia da sottofondo, altre volte – ed è il caso di “Alice” – c’è una colonna sonora ben precisa. Ogni capitolo di questo romanzo porta infatti il titolo di una canzone, e sono le tracce che mi hanno ispirato di più durante la stesura, diventando poi una vera e propria playlist che può fare da colonna sonora emozionale al romanzo.
- Lo sai, questo è un blog comico. Puoi raccontarci un aneddoto che hai scritto o qualcosa di buffo che ti è capitato durante la scrittura?
C’è chi trova buffo il fatto che a supervisione di questo romanzo ci siano stati dei gatti, fidati che sono più inclementi dell’editor più severo, non si sono persi nessuna fase di scrittura o di revisione. La cosa più assurda che mi è capitata però, è stato uscire a camminare e trovare sulla mia strada una sorta di pazzo che pretendeva che lo riportassi a casa, ovunque essa fosse. Il fatto è stato trasposto quasi pari pari nella scena in cui Alice va a correre nel bosco e le succede esattamente la stessa cosa.
- Pubblicare è sempre molto difficile. Quando hai iniziato a scrivere come self-publisher?
“Alice” è il primo romanzo che ho pubblicato ed è stato in self. Purtroppo è molto difficile farsi notare dalle case editrici in un panorama editoriale saturo come quello odierno. Non è impossibile, ovviamente, ma serve molta pazienza e io a un certo punto ammetto di averla persa.
- E se il tuo libro fosse un film? O preferisci una serie tv?
Preferirei una serie tv, perché secondo me riuscirebbe ad esplorare meglio tutte le dinamiche fra i personaggi. Non chiedo che sia longeva come Supernatural, mi accontenterei di una stagione unica da una decina di episodi! Se Netflix volesse favorire… *lo faccia, ndr*
- Nel tuo romanzo si parla di Shakespeare, che per inciso è anche uno dei miei autori favoriti. Parliamone un po’! Qual è il tuo titolo preferito? Come lo hai conosciuto?
Ammetto di non ricordare bene come io e il bardo siamo venuti a contatto per la prima volta. A scuola? Sfogliando un libro “rubato” a mia mamma? In televisione? Non te lo so dire. I miei titoli preferiti invece sono sicuramente Otello, Misura per misura e Romeo & Giulietta. Per quest’ultimo ho una sorta di ossessione, esattamente come la mia Alice, in questo siamo proprio identiche.
- La copertina è molto semplice: “Alice” svetta su un campo di girasoli. Si può dire che, di fronte alla continua ricerca della verità, siamo tutti un po’ “girasoli”?
Assolutamente sì. Come viene detto anche nel romanzo, i girasoli sono alla costante e testarda ricerca del sole, che per loro è la felicità. E in fondo non è quello che cerchiamo tutti?
- Quanto tempo hai speso per fare ricerche per questo romanzo e quanto invece hai preso dal tuo vissuto?
L’unica ricerca vera e propria che ho dovuto fare per la storia, è stata quella sulle statistiche riguardanti gli incidenti stradali, quindi per dare voce a un breve pensiero della protagonista. Il resto non è che sia autobiografico, ma si tratta comunque di situazioni che sono nate spontaneamente osservando il mondo che mi circonda. Diciamo che c’è molta “vita vera” in questo romanzo.
- Concludiamo questa piacevole chiacchierata con un saluto! Ti posso assicurare che la trama è fantastica e a chi legge, comprare “Alice”, veramente valido!
Ti ringrazio davvero tantissimo!