Condivisione: due gocce di anice nel caffè.

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“Kaffèèèèè??”

Sì, ma… con l’anice!

Beh, la battuta era d’obbligo ed in base al racconto di Alessandro Tittoto “Due gocce di anice nel caffè” (che trovate cliccando sul link) penso proprio che la prossima colazione la farete in questo modo.

Vediamo dunque di che parla il libro! Come al solito propongo la sinossi e poi l’intervista. Ringrazio sempre per il gran numero di persone che hanno deciso di venire qui nel mio spazio, che oggi più che mai rimarrà APERTO a tutti, perché ogni emergente merita di emergere.

Claudio fa dei sogni catastrofici nei quali intere città vengono distrutte e in cui un motociclista vestito di nero gli dà la caccia. La sua vita, invece, è tranquilla al limite della monotonia, si divide tra casa e lavoro, le attenzioni di Letizia, giovanissima fidanzata e due amici inseparabili. L’incontro con uno strano signore, apparentemente in grado di leggergli nella mente, getterà Claudio in un viaggio all’interno della sua vita e lo porterà a mettere in discussione aspetti normali della sua quotidianità. Inoltre, il motociclista nero è divenuto reale uscendo dai suoi sogni e i suoi amici di sempre sembrano aver cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Cosa nasconde la vita apparentemente piatta di Claudio?

  1. Buongiorno, Alessandro! Parlaci un po’ della trama.                                             Claudio fa dei sogni catastrofici nei quali intere città vengono distrutte e in cui un motociclista vestito di nero gli dà la caccia. La sua vita, invece è tranquilla al limite della monotonia, si divide tra casa e lavoro, le attenzioni di Letizia, giovanissima fidanzata e due amici inseparabili. L’incontro con uno strano signore, apparentemente in grado di leggergli nella mente, getterà Claudio in un viaggio all’interno della sua vita e lo porterà a mettere in discussione aspetti normali della sua quotidianità. Inoltre il motociclista nero è divenuto reale uscendo dai suoi sogni e i suoi amici di sempre sembrano aver cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Cosa nasconde la vita apparentemente piatta di Claudio? (Ho copiato di sana pianta la quarta di copertina, sono deprecabile lo so)

 

  1. La domanda è d’obbligo: ho provato a mettere due gocce di anice nel caffè (l’ho fatto davvero). Pensi che il riferimento lasci intendere che nella vita bisogna dare un “quid” in più?

 

Hai in qualche modo centrato la questione. Il caffè con le due gocce di anice entra in scena proprio nel momento in cui molte delle sicurezze di Claudio vengono messe in discussione. Diciamo che anche nella vita, come spesso accade nel lavoro per esempio, non basta fare il minimo sindacale per potersi ritenere soddisfatti. C’è una ricerca all’interno della storia di questo libro che passa anche attraverso un automobile, un modello in particolare, che fa il paio con il caffè e che sono richiami a qualcosa al di fuori della quotidianità di Claudio ma che comunque gli appartengono.

  1. Com’è nato il personaggio di Claudio?

Nasce in funzione della vicenda. Non è proprio bello da dire ma, avendo preso forma prima la storia di fatto Claudio non poteva che essere così come lo troviamo. Se gli eventi prendono la piega che leggiamo è impossibile che Claudio possa essere diverso da come è. Questo è il punto di vista ovviamente di chi, io in questo caso, costruisce la trama e quindi ne fa un mero aspetto tecnico. Infatti nel marasma iniziale, quando molte cose non erano ben definite Claudio aveva atteggiamenti diversi che con il tempo hanno dovuto mutare in funzione di quelli che poi lo hanno fatto diventare ciò che è.

  1. La lettura della mente è un argomento affascinante. Pensi che un lettore possa immedesimarsi?                                                                                                                     Attenzione che ci sono più livelli di “lettura della mente”. C’è un aspetto magico e poco realistico, quello che appartiene al mondo del sovrannaturale dove qualcuno può insinuare il suo “occhio metafisico” nelle teste altrui e leggervi i contenuti. Altresì esiste una versione più concreta legata all’intuizione, al colpo d’occhio e all’esperienza che appartiene per esempio ai mentalisti. Persone che hanno la capacità di dedurre da dei segnali esterni quello che c’è dentro la mente di una persona e con cose assolutamente materiali ed esteriori riesce ad arrivare a carpire qualche segreto. Poi ci sono quelli che invece ci conoscono bene e con un semplice sguardo sanno già dove vogliamo andare a parare. Sono quelle persone che ci hanno visto crescere o che hanno assistito ad eventi importanti della nostra vita e che hanno stretto con noi una forte intesa. Questa è la versione che personalmente preferisco perché legata ad un affetto, ma ciò non esclude nessuna possibilità delle precedenti. Nel mio libro in qualche modo accade questo ma non è dato di sapere a quale delle tre categorie appartiene questa capacità, almeno da qui, ora.
  2. Hai ascoltato qualche brano mentre scrivevi?                                                     Ascolto musica in ogni momento della mia giornata, quando mi è possibile, quindi anche quando scrivo. Sì, è accaduto anche in questo caso. Prediligo però musica classica o colonne sonore dove il “colore” della musica in qualche modo ispira atmosfere e sensazioni. Per le canzoni, rigorosamente straniere, in italiano le parole mi confondono.
  3. Claudio ha una vita normale, piatta, banale, almeno finché non arriva il momento in cui tutto è in discussione. Pensi ci sia la necessità di dare una scossa alla propria condotta?                                                                                              Sì, vale sempre e per tutti. Io, nella vita, faccio altro ma il desiderio di realizzare qualcosa di diverso mi ha spinto a scrivere questo libro o a fare altre cose che danno sapore alla mia esistenza. Credo faccia parte del mondo di chi ha in sé il germoglio della creatività, sotto ogni forma.
  4. Chi sono in realtà gli amici di Claudio, e la fidanzata?                                             Domanda alla quale non posso rispondere. La domanda potrebbe essere posta anche in questo modo: qual è la realtà di Claudio, in che mondo vive? Ma rispondere sarebbe uno spoiler terribile, soprattutto perché alla base di tutto c’è una ricerca che ha il suo fascino non nell’obbiettivo ma nella ricerca stessa.
  5. Quanto tempo hai passato per la prima stesura?                                             Sostanzialmente la prima stesura è stata realizzata di getto. A parte qualche incertezza iniziale che poi si è dissolta con il dipanarsi della vicenda, la storia era già abbastanza chiara nella mia testa e quindi è uscita rapidamente. Diciamo qualche mese.
  6. Lo sai, questo è un blog comico. Raccontaci un divertente aneddoto che riguarda il libro!                                                                                                                        Il giorno della presentazione in una libreria di Viterbo, tutto era pronto, la gente arrivava, i miei collaboratori si preparavano ognuno al proprio compito e io come loro ripassavo la mia parte. Confidando sulla poca affidabilità della mia memoria, avevo fermato i quattro concetti con i quali avevo suddiviso la presentazione, in piccoli fogli stampati e posizionati all’interno del libro. Così, quando il lettore avrebbe declamato qualche riga, io avrei finto di seguire, dalla copia che avevo in mano, quanto lui stesse leggendo. In realtà, barando bassamente, mi sarei ripassato la parte scritta su quei foglietti. Il relatore, caro vecchio amico, conoscendo il sotterfugio aveva sostituito i suddetti promemoria con fogli pieni di parole a caso e senza senso, praticamente i “testi prova” che si usano nelle tipografie. È stato un bel momento di smarrimento e sgomento fino alla resa degli originali. Questo ad esclusivo uso e divertimento del relatore, nessuno infatti si era accorto di nulla, per mia fortuna.
  7. Tu fai parte della piccola percentuale di autori maschi, quantomeno fra gli emergenti. A cosa pensi sia dovuto?                                                                              Non ne ho la più pallida idea. Non mi sembra il caso di scomodare luoghi comuni sulla sensibilità delle donne o la loro naturale attitudine alle lettere e ai temi umanistici. Davvero siamo così pochi?
  8. Il tuo romanzo è ambientato nei mitici 80. Pensi che in qualche modo quello spirito possa vivere anche oggi?                                                                              Assolutamente no, per fortuna anche, se vogliamo. Non mi fraintendere, anche io li definisco mitici e per me hanno significato molto ma il tempo ineluttabilmente cambia e va avanti. Non credo che mai si ripeterà lo spirito di un’epoca passata. Ammetto però che mi manca molto quell’ingenuità che ci caratterizzava, soprattutto nei più giovani.
  9. In quanto emergente, “emergere” è molto difficile. Puoi dare qualche consiglio su come farlo?                                                                                                                            Dovrei essere emerso per poterlo fare e io ancora navigo confuso in quel mare magno che è l’anonimato. Come ho detto qualche settimana fa: è passato un anno dall’uscita del libro, non è diventato un best seller e ho sentito dire che Spielberg non ne farà un film ma che dire, sono contento lo stesso perché ho realizzato davvero qualcosa di significativo per me. In fondo anche questo non è un po’ emergere almeno dalle proprie nebbie?
  10. È l’ultima domanda! Spero che anche questa intervista sia stata l’anice nel caffè che è il tuo libro!                                                                                                             È stata una bella intervista ben strutturata per la quale ti ringrazio davvero di cuore. Piuttosto spero che non ti sarai pentito di avermi dato questa opportunità vista la mia verbosità. Che sia stato troppo amaro questo caffè? Grazie ancora.

 

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