Regalami una stella/1

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Questa è una storia datata 2013. Parte oggi, e per i prossimi dieci sabati, un amarcord. Un tentativo, un esperimento di ciò che ho scritto ormai sei anni fa e che ora ripropongo su questo blog.

Reikistjarna, 3577 secondo il calendario locale.

“Ve la sentite di attaccare la Terra, allora?” chiese il Re del pianeta, unico e incontestabile, a Loxombra e la sua truppa, una piccola parte di un imponente esercito impegnato in tutta la galassia a risolvere i problemi degli altri.

“Di sicuro, Vostra Maestà” si inchinò Loxombra.

“Lo spero bene” sorrise il re. Era seduto su un trono più grande di lui, e ciò voleva dire che la sua autorità era immensa. “Ciò che hanno fatto è imperdonabile, e sarebbe stato imperdonabile ancora di più se ti fossi rifiutata, mia cara”

“No, mio Signore, ogni vostra parola è un ordine” disse lei, con la faccia a terra.

“Ah, è così? Allora vediamo… Vino bianco”

“Come desiderate, signore” andò a prenderlo, ma poi ricordò che il vino non esisteva su quel pianeta, in quanto era una produzione tipicamente terrestre.

“Ahahahah! Sei una sciocca, Loxombra, ed è per questo che non sarai mai regina!” disse il re, prendendola in giro.

“Certo, mio Signore. Allora posso andare a disintegrare tutti i terrestri?” chiese, con una voglia di rivalsa nei confronti del sovrano che non sarebbe mai potuta essere ripagata, in quanto il re era davvero potentissimo.

“Sì, mia cara, va’ pure a scatenarti, e buon pro ti faccia! Possa la benedizione del Sovrano illuminare il tuo cammino e oscurare quello degli altri, preferibilmente uccidendoli”

“Avete ragione” disse lei, e fece per andarsene da quel grande salone, completamente bianco e vuoto a parte quel trono esageratamente grande e il re così minuscolo in proporzione.

Ma quella era la tradizione. Il re doveva sedersi sul trono, altrimenti nessuno lo avrebbe riconosciuto.

Stava per aprire la porta, ma il re la fermò chiamandola.

“Loxombra… che rapporto c’è tra te e Lascaroth, mio figlio?”

La ragazza ebbe un fremito.

“È lui che vuole lisciarmi per fare carriera, io non lo toccherei mai, proprio perché so che è il principe non riconosciuto”

“Lo spero bene” disse il re. “Non deve essere riconosciuto, poiché i figli nati prima che diventassi re non sono principi”

Loxombra ne era al corrente, ma non per quello il re avrebbe ignorato i suoi doveri di genitore, e quindi aveva imposto il veto su di lui a tutte le ragazze.

Non dovevano toccarlo.

Terra, 2012.

O meglio, i suoi pressi, per la precisazione sulla Luna.

“Ci siamo, gente” disse il capo della Spedizione. Il disco volante era allunato perfettamente e la visione del pianeta Terra era per gli extraterrestri motivo di astio e di rivalsa. “Sulla Terra si è consumato un delitto imperdonabile, quindi come sapete dobbiamo per forza vendicarci distruggendola”

“Giustissimo, Loxombra” convenne un suo sottoposto, seduto fra quelle lunghissime panche. Pur l’astronave essendo piccola, c’erano molti passeggeri convenuti a saldare il debito con la Terra. “Dobbiamo radere al suolo ogni bastardo che nasconde il Criminale!”

Loxombra leccò i suoi denti gialli con la lingua viola che si ritrovava. “… hai ragione. Avete tutti ragione!”

La platea ruggì in segno di approvazione. “HAI RAGIONE ANCHE TU!”

E quindi avevano ragione tutti.

Se qualcuno avesse mai voluto desiderare riconoscere gli Eindringling, oltre ad avere i denti affilati e gialli, erano viola e butterati. Ricordavano da lontano un sauro, tenendosi in piedi sulle unghia delle zampe posteriori, e la coda.  Per inciso, questi erano coperti da una tuta bianco panna assolutamente in lattice, quindi aderente ad ogni definizione del loro corpo, che comunque era oltremodo orribile.

Gli occhi andavano a seconda del sesso: se erano maschi, e quindi la minoranza, le iridi erano nocciola, mentre tutte le altre potevano avere dal fragola alla ciliegia, inteso come colore dei frutti.

Attraverso le iridi fragola, Loxombra osservava la Terra illuminata all’incirca a metà.

Doveva per forza distruggerla, ciò che avevano fatto a lei e al suo pianeta Einderler era imperdonabile.

Sapeva che erano stati i Terrestri, non c’era dubbio. E per quello dovevano pagarla.

Avevano tutti i mezzi a disposizione, le armi migliori, l’esercito migliore, la tecnica migliore, lo charme migliore, l’aspetto migliore, le astronavi migliore, e infine anche il pianeta migliore.

Insomma, da che punto si guardava il loro mondo, era migliore.

“Bene, gente” tornò a parlare il capo. “Ora che abbiamo allunato dobbiamo trovare il modo per entrare nell’atmosfera terrestre”

“Hai ragione” disse un tizio dalle panche. “Non abbiamo mai visto tanta atmosfera tutta assieme”

Bisognava dire che sul loro pianeta non ve n’era, infatti la loro razza era unica nell’universo, in quanto non aveva bisogno dell’acqua per vivere, ma proprio del vuoto cosmico.

“Ma non per questo ci fermeremo. Chi di voi ha paura?” chiese Loxombra alla sua truppa.

“Che dici, dobbiamo avere paura?” bisbigliò una soldatessa a chi le stava davanti. Era difficilissimo distinguere i maschi dalle femmine, se non per gli occhi, che comunque erano piccoli e bisognava avvicinarsi per scorgerli.

“Ma che ne so, Lothermile? Sei tu il mio superiore” rispose l’altro, con una nota di panico.

“Il fatto di avere imparato la lingua terrestre ci sta rivoltando contro” osservò un’altra soldatessa, che parlava da sola.

In ogni caso, Loxombra non era spaventata, tuttavia aveva appena notato una cosa.

“Non ci stiamo muovendo. Dobbiamo fare una scampagnata sulla Luna?” chiese al timoniere.

“Chiedo scusa, Loxombra” si inchinò quello, imbarazzato. “Non sapevo avessi dato l’ordine”

“Lo do adesso” ordinò lei. Era in effetti un po’ svampita e il timoniere teneva molto agli ordini espliciti. “Vai, dunque!”

E così il disco volante tornò a riprendere il suo corso nello spazio, quando si era fermato per studiare la situazione atmosferica terrestre. Il posto migliore dove atterrare era un punto dove le nuvole non c’erano, perché in questo modo potevano essere visti.

Dovevano essere visti, era fondamentale per il piano.

Non ci volle molto per loro trovare il punto giusto.

“Lascaroth!” chiamò Loxombra, osservando la Terra avvicinarsi.

“Sì, mia padrona?” le si avvicinò un maschio della sua specie, del tipo servile. Da notare come il timoniere aveva usato il tu.

“Che città stiamo guardando?” chiese lei, osservando con disgusto il continente che stavano sovrastando.

“Iebruka, una città in Lettonia” rispose Lascaroth, inchinandosi con profonda reverenza.

“Che stupido lecchino” sibilò Lothermile ai suoi amici. “Non mi è mai piaciuto”

“Te lo devi tenere” consigliò l’altra soldatessa, che sembrava parlasse da sola, invece i suoi commenti erano sempre ficcanti. “ha una tresca con Loxombra, lo sanno tutti, però si ostina ancora a parlarle dandole del voi”

Nella panca dov’era seduta, si scatenò un potente gelo.

Ormai avevano accettato come obiettivo Iebruka e nessuno avrebbe potuto fermare Loxombra dai suoi propositi.

“Partiremo proprio da questa città… voglio proprio vedere che cosa succederà se cercheranno di nasconderci il Criminale! E non c’è nemmeno bisogno di invaderla tutti quanti, visto quanti siamo!”

Tornò a guardare la sua truppa: le panche erano cinque e piene di soldati volenterosi ma soprattutto affamati di sangue.

“Bene, la Squadra 1 con me! E anche… ma sì! Lascaroth!”

“E ti pareva!” commentò Lothermile. “Però siamo i migliori, Luhora”

“Hai ragione, Lothermile” annuì Luhora, sempre col suo sguardo perso. “Faremo vedere a loro chi è che comanda”

Con ‘loro’ si riferiva ai Terrestri.

Erano tutti pronti per scendere, ma c’era un problema.

“Il portello non si apre per qualche strana ragione” avvisò il tecnico preposto.

“Cosa? Che succede?”. Loxombra era esterrefatta: non poteva credere che una società che aveva quella tecnologia avrebbe potuto avere anche problemi tecnici di quel tipo.

Così lei, Lascaroth e dietro di loro anche Lothermile che curiosissima voleva sapere tutto sulla tresca segreta che aveva portato quest’ultima ricoprire il delicato incarico di braccio destro del capo, andarono a vedere il portello chiuso.

Era una botola a doppia porta, azionabile tramite leva molto simile a quelle che usavano i giovani terrestri quando erano alle prese con i mostri spaziali delle sale giochi.

Loxombra osservò il tecnico. “Non sai abbassare una leva?”. Lo chiese in Terrestre pur presa dall’ira, così si esercitava per quando avrebbero distrutto tutto e preso possesso del pianeta.

Il suo interlocutore s’indignò alquanto. “Sono alquanto indignato! Certo che sì!”

“Che titolo di studio vanti?” chiese il capo, squadrandolo con evidente piacere.

“La terza media, signora” rispose tranquillo. Era il massimo a cui si poteva ambire sul loro pianeta.

“Tipico.” Loxombra sorrise come se se lo aspettasse.

“Cosa è tipico? Mi sembra un ottimo titolo di studio!” protestò il tecnico, che aveva passato la terza media dando dodici materie e passandone sei.

“Io invece ne ho quattro, terze medie”. Andò verso la leva e la abbassò con assoluta grazia, la stessa grazia che avrebbe messo un camionista.

La leva si staccò  e le rimase in mano, ma il portone non si mosse.

“Ci deve essere qualcosa incastrato. Qualche bastarda ha voluto fare uno scherzo”

“E chi ti dice che non sia astato un uomo?” suggerì una maligna sottoposta.

“Gli uomini sono imbecilli, Laxya” la liquidò Loxombra.

“A-AH! Questa è discriminazione!” fece il tecnico, puntandole il dito. Era proibito fare discriminazione.

“Me lo posso permettere o sbaglio?” lo rimbeccò sorniona Loxombra. Gli abusi di potere affascinavano anche gli alieni di pianeti lontani.

In ogni caso, Loxombra stese la mano e sparò un raggio laser dal fucile che aveva montato sopra l’avambraccio, così la lamiera si fuse e tutti poterono respirare l’aria fresca del vuoto cosmico.

Ella ordinò imperiosa.“Bene, miei prodi! Invadiamo la Terra! La Squadra 1 mi seguirà in quella città.. come hai detto che si chiama?”

“Iebruka, signora” le ricordò Lascaroth.

Il capo annuì. “Sì! La Squadra 2 colpirà nel continente grande a forma di triangolo…”

“L’Africa, signora” Lascaroth era un’ottima fonte di informazioni.

“La Squadra 3 andrà verso Est e la Squadra 4 nel continente solitario ad Ovest! Per quanto riguarda la Squadra 5… non m’interessa, facciano quello che vogliono, se non li ho nominati vuol dire che sono incompetenti! Infatti è una squadra prettamente maschile!”

In un certo senso, i soldati della Squadra 5 dovettero accettare quegli insulti, così non dissero nulla e fecero per scendere assieme agli altri, liberi di distruggere ciò che capitava loro a tiro.

Era molto comodo per loro non dover usare tute da astronauta.

 

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