Regalami una stella/5

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Mettiamo che gli alieni esistano. Mettiamo che questi siano alieni bellicosi e vogliano distruggere tutto. Sapreste dire il perché? Ebbene, in questo caso si saprà solo alla fine, quindi è meglio leggere!

scritto il: 29-06-2013

 

Loxombra li rinchiuse così dentro una stanza vuota, dopo averli opportunamente addormentati col cloroformio, sostanza che si trovava anche sul loro pianeta, e stava di fatto che Loxombra ne aveva sempre una fiaschetta a portata di mano, perché non si sapeva mai. Gli individui molesti erano sempre dietro l’angolo a mettere le mani dove non potevano.

Nel mentre che l’effetto proseguiva, lei poté comunicare col grande Re rimasto a casa.

Comunicare col grande Re non era mai facile. Ad ogni modo, entrò nella Camera delle comunicazioni, contenente solo uno schermo a comando vocale.

“Salve. Vorrei conferire col Re. Mi chiamo Loxombra e sono la Comandante della Missione “Punizione diretta” disse con voce piatta nella loro lingua.

“Benissimo” rispose la voce metallica dello schermo. “Favorisca la sua Firma”

La Firma era una e una sola, le impronte digitali andavano di moda anche su quel pianeta. Così Loxombra appoggiò il pollice della mano sinistra su un cuscinetto di gommapiuma pre-bagnato e offerto dallo schermo e attese.

Dopo un paio di secondi la voce disse “Non sei Loxombra. I casi sono due: o hai sbagliato dito oppure sei scema”

Loxombra stava alterandosi, ma poi si rese conto che il pollice era il destro, piuttosto che il sinistro.

“Ecco. Sei contento ora?” chiese Loxombra. Lo schermo rispose “No. Riconoscimento ottico, prego”

Un raggio invisibile scannerizzò l’occhio della donna a capo della spedizione, e poi lo riconobbe.

“Non mi sembri tanto serena” disse il monitor. Loxombra si adirò non poco, ma alla fine l’immagine del trono del Re apparve in tutto il suo splendore, e anche il re, che fortunatamente era presente e disponibile per parlare.

Chissà come mai, ma gente come lui aveva sempre impegni o riunioni segrete che fanno mancare alle comunicazioni importanti.

Questo re, che di queste cose non si occupava, comunque non si perse in sottigliezze e salutò la sua suddita preferita “Salve, Loxombra. Come  procede?”

Era ovvio che si riferisse alla missione e non alla salute dell’interlocutrice.

“Abbiamo catturato i due Soggetti. Adesso avranno la punizione che si meritano. Cancellerò loro la memoria e li farò vagare come esseri non senzienti”

“Benissimo” riprese il re. “Hai fatto davvero bene, a proporti come capo della Spedizione. Mi aspetto che la seconda parte di questa si attui senza incidenti come la prima parte”

“Certo, mio Signore. Faremo tutto quel che possiamo per distruggere la Terra”

Il Re sogghignò. “Non mi basta solo distruggerla.”

Il suo tono era serio e definitivo, e Loxombra si guardò attorno impensierita. “C-Cosa volete dire?”

Ma poi sua Maestà si mise a sghignazzare. “Suvvia, stavo solo prendendoti in giro! È ovvio che mi basta la sua distruzione… voglio dire, cosa c’è di peggio che annullare un pianeta?”

“Avete ragione, Sire” disse Loxombra, inchinandosi. Non riusciva a credere che chi era al potere ce l’avesse con lei a tal punto da prenderla in giro ogni qualvolta che ne aveva l’occasione.

“Bene! Cerca di farlo quanto prima!” concluse il sire, e detto quello la comunicazione si spense.

“Chiamata a carico del mittente. Prego inserire trentuno Scudetti!” recitò lo schermo, che pretendeva anche la tassa.

Loxombra non sapeva però quanto tempo avrebbero impiegato e neanche come la prenderebbero i grandi capi del mondo, ma non era un problema urgente.

In quel momento, doveva minacciare quei ragazzi, convincendoli loro di false realtà.

“Ahahahahah! Salve a voi!”

Entrò senza preavviso spalancando la porta inondando di luce la stanza. Credeva di aver fatto una bella entrata ad effetto per spaventare i due ragazzi, ma loro non ebbero di meglio da fare che pomiciare selvaggiamente fregandosene di entrate ad effetto e di luci soffuse.

“M… ma… che cosa fate?” chiese Loxombra, allibita.

Olaf si degnò di risponderle dopo qualche secondo “Beh, stiamo per morire, ne approfittiamo un po’, no? È la rassegnazione prima che ci trucidi”

“Approfittate di cosa?” chiese lei, esterrefatta dalla poca serietà che aleggiava in quella stanza.

“Limoniamo un po’, no? Non dirmi che nel vostro pianeta non vi scambiate effusioni” disse Katy, scandalizzata dal modo di vivere altrui. “Certo che sì, ma non appiccicando la nostra bocca a quella dell’altro! È poco igienico!”

“Ma che poco igienico!” e tornò a scambiarsi la lingua con Olaf, incuranti del pericolo. Era davvero ammirevole, o forse era solo un modo come un altro per esorcizzare la paura matta che attorcigliava loro le budella.

“Adesso basta! Fate finta di essere ostaggi, per lo meno!” disse Loxombra alterata, e li minacciò puntando loro la pistola laser in dotazione.

I due si resero conto finalmente di non avere scampo, a meno che per qualche miracolo il territorio sulla Luna fosse stato ricoperto di ossigeno, ma quello avviene solo nei miracoli.

Nessuno mai avrebbe capito cosa stava passando nella testa di Loxombra, ma poi si palesò nelle sue parole.

“Volevo instillare dentro di voi una sana follia, ma ho cambiato idea. Vi disintegrerò con questo raggio laser seduta stante”

Olaf non sapeva perché ce l’avesse tanto con loro, ma ormai non era il momento di chiedere. Una domanda e avrebbe anticipato la sua morte.

Mancavano pochi secondi e Loxombra avrebbe premuto il grilletto, dopodiché sarebbe scesa sulla terra e l’avrebbe distrutta.

Olaf pensava a cosa stava succedendo nella sua città. Probabilmente tutti si stavano struggendo per la loro mancanza, oppure suo padre stava escogitando un qualcosa per liberarli.

Katy invece sperava che almeno nella vita futura che le avrebbe garantito la religione ov’era prevista la reincarnazione, almeno in quel caso si sarebbe sposata con Olaf.

Ormai c’era quasi. Loxombra avrebbe impiegato meno di un decimo di secondo a premere il grilletto…

BEEEEEP.

“Un beep salvifico” si disse Olaf. Chissà chi era.

Loxombra sibilò “Devo dire che l’uomo più fortunato del mondo vi fa un baffo. Ma non fatevi illusioni” prima di rispondere dall’orologio che aveva nascosto nella sua tuta in lattice. “Sì, chi è?”

“Come, chi è? È il tuo Re che ti parla, razza di scellerata!”

Olaf e Katy si scambiarono uno sguardo di puro orrore. Non sarebbe venuto anche lui a torturarli?

“Oh, scusatemi, sire. Cosa volete da me, vostra umile servitrice?”

“Fammi parlare con mio figlio Lascaroth, il quale non si fa mai vivo se non lo chiamo io. È una sua qualità, ma a volte è stressante per un povero… vecchio… c-come me…”

Olaf e Laty credettero che stesse piangendo, infatti Loxombra disse “Non fate così, magari…”

“AHAHAHA! Ti ho fregata! Può un re piangere? No, vero? E allora muovi quel culo da quattro soldi che ti ritrovi e cerca mio figlio! Forza! Ti vedo addormentata, chi stavi uccidendo, gli ostaggi?”

Loxombra si rese conto che non poteva farlo e lanciò quindi un’occhiataccia ai due ragazzi graziati in diretta. “No, sire, non mi permetterei mai”

“Meglio così” fece il re. “adesso trova mio figlio!”

Loxombra uscì dalla stanza senza dire altra parola. Olaf e Katy tirarono dunque un grosso sospiro di sollievo, sedendosi a terra come se avessero corso centinaia di chilometri.

“Ci è andata bene, eh?” chiese Katy.

“Orpo” rispose Olaf, gli occhi sgranati. “Credevo davvero di morire. Beh, che ne dici se limonassimo per festeggiare?”

Katy lo spinse da una parte. Forse non era davvero il luogo né il momento adatto per fare quel tipo di giochetti, ma aspettare il momento perfetto per essere salvati stava diventando ansiogeno.

 

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