Il sale e il sangue/35

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Se qualcuno, un mese prima, avesse detto al Cacciatore cosa avrebbe visto e con chi avrebbe avuto a che fare, non ci avrebbe creduto.

In quel momento, però, si sentiva talmente diverso rispetto a quando aveva cominciato quella missione che stentava a riconoscersi.

In altri tempi non avrebbe stretto amicizia col suo nemico, soprattutto se lo avesse trovato in una locanda non avrebbe esitato a sparargli. E non era successo. Sapeva che doveva odiarlo, eppure in quel momento, dentro quella baracca putrida, sapendo che un uomo come Steven Blackfield era sottoposto a una prova incomprensibile, sentì di provare per lui un po’ di compassione e simpatia.

“Allora? Qual è la tua scelta?” chiese dolcemente la Prudenza, che aveva posto davanti al pirata due piatti. Secondo Eric, il primo piatto conteneva quella che in certe regioni orientali chiamavano pasta, ma l’odore che emanava era sicuramente formaggio. L’altro piatto, invece, sembrava vuoto.

Steven era rimasto immobile, poi si sedette continuando ad osservare quella prova misteriosa. Eric ebbe tutto il tempo per riflettere sulla situazione.

Il Nonmondo era sicuramente qualcosa di importante per il suo rivale, tuttavia era strano che, ponendo che fosse vero che la Black Sheep ebbe attaccato uno dei carichi commerciali qualche giorno prima, si trovasse già ad Inoquit. Il che voleva dire che facevano spesso la spola fra il primo baluardo di Tutuk Naga con le Sette Sorelle, come veniva chiamato l’arcipelago davanti il regno di Taddeus.

Di conseguenza, il covo non poteva trovarsi troppo lontano…

La sua elucubrazione ebbe termine quando Steven parlò.

“Questo tipo di formaggio non è adatto al piatto” annunciò chiaramente e senza paura di sbagliarsi. Eric ebbe un sussulto.

“Le tue origini, figlio di pastori, si fanno sentire” commentò la Prudenza. “Tuttavia, non era quello che avevo chiesto. Che cosa faresti davanti a questi due piatti? Cos’è che chiedo io, la Prudenza, se ti offrissi proprio questa prova?”

“Sto per dirlo” commentò Blackfield, sapendo egli stesso che il suo rivale e nemico stava sentendo ogni cosa alle sue spalle. “Il formaggio non si lega bene col resto degli ingredienti che vedo qui. Ad esempio queste sono chiaramente vongole, e sappiamo tutti che un piatto di pesce non richiede il formaggio. Conosco la pasta, ho avuto fra i miei molti uomini dell’Est e ne lamentavano sempre la mancanza. E sostenevano sempre il mio formaggio, indicandomi dove e come aggiungerlo al loro cibo. In questo caso specifico, a questo punto, meglio nutrirsi di un ragno. Devo farlo?”

La Prudenza ridacchiò. “Oh, non importa” disse lei. “Non ti sei fermato alle apparenze, e hai agito con prudenza, illustrandomi tutto quanto avevo bisogno di sapere e conoscere sul piatto apparentemente succulento. Ben fatto, Steven Blackfield, ti sei dimostrato intelligente e legato alla tua terra. Puoi andare”

Il pirata si inchinò leggermente e ghignò a Snejder e Josephine. I due ebbero un brivido che non seppero spiegarsi. Sembrava la faccia del demonio.

“Credo che sia troppo semplicistico ciò che abbiamo visto” disse Patrick, apprestandosi a uscire da quella catapecchia. Nick aggiunse “Inoltre, mangiare quel ragno avrebbe riportato ripercussioni sulla sua salute. Ha preso un bel rischio, e se la Prudenza avesse detto di mangiarlo?”

“Sei un medico sveglio, Nick Sommers” commentò la Prudenza. “Nel tuo futuro vedo grandi traguardi. Attento dunque a non morire”

Nick e gli altri se ne andarono, e la Prudenza non disse più nulla nei riguardi di nessuno. Mary fu la prima ad andare da lui.

“Che cosa intendeva dire, di stare attento a non morire? Il dottore della goletta sta lui stesso male?”

“No, non che io sappia” rispose Nick. In quel momento, cadde un fulmine proprio accanto a lui. I due ragazzi tra tennero il fiato e Patrick sentì di stare per svenire.

“Siamo ancora nel Nonmondo” disse Eric. “E il carretto che ci aveva offerto un passaggio se n’è andato… siamo soli in mezzo a questa immensa distesa”

Nel frattempo, pensava a ciò che era stato detto alla casa. Steven Blackfield aveva un passato fra i pastori, in particolare coloro che producevano formaggio. Era un’informazione assai rilevante, perché avrebbe potuto vedere dove e chi lo produceva, e quali navi lo trasportavano.

“Qualcuno sa dove si trova il secondo livello?” chiese Frank Copperfield, tenendosi stretto nel suo mantello.

“Essendo un’isola costruita a rovescio rispetto alla realtà, supponiamo che ci tocca scendere” disse Hiroshi. “Tuttavia, non abbiamo idea di che strada prendere, il libro non lo dice”

“Noi non dovremmo nemmeno essere qui” disse Copperfield. “Inoltre, siete voi quelli che cerchiamo, e mi domando perché il Cacciatore non vi abbia ancora ucciso”

“Perché siamo entrati tutti assieme e usciremo tutti assieme. La Caccia riprenderà una volta che torneremo nel nostro mondo. Adesso dobbiamo capire il mistero che circonda questo posto” disse risoluto il Cacciatore, che aveva raccolto più indizi nel Nonmondo che altrove.

“Inoltre, i tre occidentali conoscono meglio di noi il Nonmondo, ci serve una giuda” disse Mary. Eric sentì un balzo nello stomaco.

Improvvisamente, proprio quando decisero di avviarsi a piedi verso una destinazione ignota, arrivò a piena velocità una creatura grossa e pelosa, che sulle prime non riconobbero.

“Dev’essere il Mannaro di cui aveva parlato il carrettiere!” esclamò Patrick. Detto quello, svenne.

Non rimase altro che sguainare le spade, perché la creatura ruggì, si mise a quattro zampe e attaccò Snejder, visto che era a lui più vicino. Quest’ultimo prese la pistola e sparò una, due, tre colpi, ma a parte degli ululati non sembrò cambiare molto. Il Mannaro esitò solamente un istante per poi graffiare, con le sue zampe anteriore dotate di lunghi artigli, il braccio destro del vice capitano della Black Sheep.

Snejder urlò e la conseguente eco si trascinò per i restanti, lunghi minuti. Il Mannaro attaccò anche Josephine, che dovette difendersi sparando anche lei. Di rimando, spararono anche i componenti del gruppo del Cacciatore, e solo alla fine la creatura morì, sotto il fuoco di due decine di proiettili.

“Per fortuna non è morto nessuno” commentò Nick.

“Dottore! Dottore! Abbiamo un ferito qui!” esclamò Mary, che dopo essersi accertata della morte del Mannaro si era precipitata su Snejder, rotolante a terra con un braccio dilaniato.

Nick, in risposta al giuramento che imponeva la Gilda dei Medici, andò subito a soccorrerlo, sorpassando un impietrito Blackfield. Per fortuna, non era lui in persona che doveva servire, ma sentì comunque un gelido fastidio dentro di sé nel rendersi conto di stare aiutando il vice capitano dell’uomo che aveva ucciso suo padre. Tuttavia, la Gilda era stata chiara e aveva giurato sulla vita.

“Abbiamo finito i colpi, se venisse un altro Mannaro non potremmo ucciderlo” disse Copperfield.

“Non è il momento di pensarci” disse Snejder, prendendo il suo fagotto e facendo tutto il possibile per curare colui che avrebbe dovuto essere un nemico.

Ci vollero diverse ore, ore in cui la tensione per l’attacco avvenuto e la probabilità di un secondo impedivano di ragionare con lucidità. Ogni rumore, in quel luogo spettrale e silenzioso, poteva far pensare a una fine funesta.

“Non posso… non posso salvarlo” disse Nick, entrando nel panico. Tremava da capo a piedi e Snejder urlava ancora.

“Mi mancano troppe cose e c’è troppo poco tempo. Mi tocca amputare” dichiarò alla fine.

“Cosa? No! Deve esserci un altro modo! Non lo fare!” esclamò disperato il povero Thomas, che non aveva osato guardare il braccio martoriato.

“Morirai dissanguato e in cancrena” lo avvertì il medico. “Preferisci morire fra questi atroci dolori o concederti una seconda possibilità, seppur senza un braccio?”

“Thomas” sussurrò Josephine. “Ascolta il medico.”

“Dov’è Steven?” chiese lui. “Dov’è quel pezzo di merda? Perché non mi ha aiutato?”

Il gruppo, che si era posto attorno al medico e al paziente per proteggerli da eventuali impedimenti, si fece largo in modo da far guardare a Thomas colui che cercava, che era rimasto immobile e in disparte.

“Hai detto che io e Josephine siamo le tue braccia, eh? Ebbene, guarda cosa sono disposto a fare per te, essere inutile che non sei altro! Sto per perdere un arto solo per fedeltà a te, a ciò che hai in mente, senza ottenere nulla in cambio!”

Blackfield non rispose nulla. Avrebbe dovuto essere felice, e forse in un altro periodo della sua vita aver superato la prova della Prudenza gli avrebbe trasmesso quei sentimenti, ma in quel momento avrebbe voluto soltanto scomparire per sempre, rimanendo nel Nonmondo o meglio accanto al Santo in veste di cadavere putrefatto.

“Procedi, dottore.” disse infine Thomas con voce spezzata.

“Metti questo in bocca, allora. Userò tutto l’alcool che ho. Cercherò di anestetizzarti, ma non ti assicuro che funzionerà… è poco” disse Nick con voce asettica, porgendogli un bastoncino cilindrico.

Infine, Thomas chiuse gli occhi e urlò tutto ciò che aveva in corpo,  mentre nella sua mente passavano in rassegna tutti i ricordi più felici che aveva con Steven. Che cosa gli era capitato? Perché stava cambiando così rapidamente?

“Fatto” annunciò Nick, dopo quello che parve un istante. Thomas riaprì gli occhi, credendo per un attimo di avere sognato. Cercò di dare il comando al braccio destro di alzarsi e abbassarsi. Non sentì nulla. Si voltò e vide un moncherino bruciacchiato.

Thomas sospirò, mentre Nick cercava di consolarlo. “Ho fatto il meglio che ho potuto con i mezzi che ho a disposizione”

“Va bene così, dottore” sussurrò Thomas. “Non eri tu colui che avrebbe dovuto salvarmi”

Si alzò, cercando di ritrovare un po’ di equilibrio, poi andò dal suo capitano, rimasto immobile, e lo colpì con un potente gancio sinistro.

“Me lo sono meritato?”  si chiese Blackfield. “O forse no? A dire il vero non merito un trattamento del genere. C’è chi direbbe che il tuo è stato un sacrificio necessario! Io sono il Prescelto, dannazione! La gente dovrebbe mettere a disposizione ben più di un arto per me!”

Snejder, tuttavia, sputò per terra e si allontanò, prendendo a calci una strana creatura a quattro zampe che si stava avvicinando loro.

“Dev’essere bruttissimo perdere un arto” commentò Patrick, ripresosi dal malessere. “ma, secondo me, è il Nonmondo che ci sta facendo litigare. L’aria fetida, il paesaggio che crea depressione e discordanze… forse sbaglierò, ma non saremmo dovuti scendere”

“No, hai ragione, Patrick” disse Copperfield. “Non è per questo motivo che siamo partiti col Cacciatore.”

“Eppure” ribatté Eric “non abbiamo ancora finito di scoprire le cose su Blackfield. Ad esempio, è venuta fuori la questione del formaggio! Seguirlo è stata un’ottima idea, invece. Stare a stretto contatto con lui per carpirne i modi di fare è uno dei segreti di questo mestiere. Non ci conviene ucciderli tutti qui e ora. Il Nonmondo chiede anche la nostra presenza”

Detto quello, seguirono Snejder, il quale era già lontano. Il paesaggio tutto uguale, arido e deprimente, non aiutava nessuno. Inoltre, nessuno aveva ancora parlato di provviste, nessuno peraltro sapeva quanto tempo fosse passato da quando erano scesi per quelle scale.

“Il secondo livello dov’è?” chiese Copperfield a Lin.

“Stiamo cercando un’entrata, ma non è facile. Potremmo girare a vuoto fino a quando non moriamo tutti quanti di fame”

Frank ebbe una breve risata isterica.

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