Eric aveva passato alcune ore a porre domande a Snejder e Josephine: non solo si mostrarono cordiali e disponibili al punto che entrambi accettarono un bicchiere di rum da lui offerto, ma avevano anche risposto con coscienza e applicando la verità, cosa confermata da Sigfrido, il quale aveva assistito a tutto quel dialogo perché si scoprì che aveva il potere di vedere la verità o la bugia in maniera del tutto simile a sua sorella con le visioni. Seppur annoiandosi, gli piacque comunque dare una mano a quell’uomo così enigmatico ma che poi dava un sacco di regali strani. Alla fine della sessione, infatti, aveva ricevuto una bussola, e Sigfrido la fece vedere a Desdemona, che ne rimase molto affascinata quanto invidiosa. La ragazza decise infine di prendere confidenza col Cacciatore.
Tuttavia, Ticat era ormai a portata di vista e Jack non vedeva l’ora di scendere. Anche lui aveva saputo che Snejder e Josephine avevano risposto sinceramente alle domande del Cacciatore ma non li giudicò minimamente.
“Avete fatto bene” disse infine, non riuscendo a togliere lo sguardo dall’orizzonte. Nubi grigie si stavano accumulando e sulle Sette Sorelle di lì a poco si sarebbe scatenata una bufera.
“Davvero, avete fatto bene” ripeté Jack. “Sapete quello che ha fatto a me e a Maggie, no? L’ha lasciata sull’isola, in balìa di quel bruto”
“Ursus non è un bruto!” si lasciò scappare Marta, la sorella di Josephine. Era la prima volta che parlava da quando era stata imbarcata sulla White Justice.
“Oh” commentò Josephine. “Così lo trovi simpatico? Attraente, forse? È lo scimmione di Blackfield, e adesso che quel maledetto ha mostrato il suo vero volto a tutti noi, dobbiamo concludere che anche Ursus è un pazzo, messo a governo delle Sette Sorelle, poi”
Josephine si stupì di se stessa, mentre sentiva la brezza marina sfiorarle la pelle. Se avesse avvisato la lei di un mese prima, avvertendola che avrebbe detto quelle testuali parole, la sé del passato le avrebbe riso in faccia.
Aveva sempre avuto una buona stima di Ursus, e adesso definirlo un bruto senza cervello le sembrava molto strano. Dentro di lei, tuttavia, sapeva che in fondo era la verità.
“Che cosa faremo, una volta a Ticat? Jack deve cercare la sua Maggie, ma noi?” Josephine preferì cambiare argomento.
“E se dicessimo a Ursus che il nostro capitano è ormai sull’orlo della follia?” propose Thomas. Tutti lo guardarono incuriositi e perplessi a un tempo.
“Sì, insomma” Thomas tossicchiò schiarendosi la voce,. Avrebbe voluto farlo con la mano mancante, poi si ricordò dell’arto fantasma e usò l’altra mano per coprirsi la bocca. Si girò e guardò il manto di terra che lentamente si avvicinava.
“Ursus è comunque un ottimo combattente, qualunque cosa si possa pensare di lui. Anche voi avete le vostre abilità, anche se Marta si è sempre rifiutata di far vedere le sue. Potremmo mettere su una ciurma di pirati che si contrapponga a Steven, e fargli assaggiare il sapore della sconfitta”
Eric, che nel frattempo era poco distante in modo da sentire senza far sentire nessuno osservato, arricciò le labbra e bevve un sorso dal bicchiere che aveva preso poco prima. Cosa credevano, quegli stolti, che lui e gli altri fossero in gita?
Si avvicinò al gruppo, e si schiarì la voce per segnalare la sua presenza.
“Tornate indietro sulla vostra decisione di creare una ciurma di pirati e collaborate con la giustizia. Se lo fate, eviterete perlomeno la forca”
Tese simbolicamente la mano a Thomas Snejder, che prese a guardarla, e poi spostare lo sguardo sugli occhi del Cacciatore.
Se avesse accettato, si sarebbe salvata la vita. In caso di rifiuto, l’avrebbe perduta. E ci teneva davvero a morire come quello che ormai era diventato l’uomo a lui più odiato nel mondo?
“E va bene”
Eric sollevò le sopracciglia. Aveva ceduto facilmente!
“È perfettamente inutile ripagare pan per focaccia. No, vendere Steven Blackfield al Cacciatore gli farà sicuramente più male” disse Josephine, una certa luce negli occhi che inquietò persino Snejder.
Infine, arrivarono a Ticat, dove Jack sperava di trovare Maggie. Come al solito, erano stati accolti dalla bandiera dell’odiato pirata, che iniziava il molo dove di solito attraccavano.
“Dobbiamo scendere” disse Snejder. Le nuvole si stavano avvicinando pericolosamente, entro qualche ora e avrebbe piovuto.
“Spero che possiate riflettere sulle vostre malefatte. Soltanto questo mi basterebbe. Non siete poi così cattivi” disse Eric, mettendo una mano sulla spalla destra di Thomas, ormai diventata un moncherino.
Thomas abbassò lo sguardo. Era davvero difficile parlare col Cacciatore, inoltre, da quando lo aveva interrogato, pensava di dovergli dire sempre la verità, come se in qualche modo quei due occhi scavassero dentro l’animo delle persone e le rendeva senza difese.
“No, forse no” disse Thomas. “Ma siamo comunque pirati, uomini liberi che seguono solo il codice morale personale. Non sottovalutarci, Cacciatore”
“Non lo farò” disse Eric, e rimase lì, in piedi, mentre osservava gli ospiti scendere dalla goletta e addentrarsi nella cittadina governata da un certo Ursus, il quale era in combutta con Blackfield. Sicuramente, aveva delle informazioni importanti da rivelare, ma non era il momento di ascoltare nessuno. Inoltre, la trappola che aveva preparato avrebbe portato la White Justice lì, dove il lupo riposava.
Era da giorni che ci pensava. Inoltre, sapeva ormai tutto di quell’isola. La caccia si era risolta da sola, rimaneva solamente sconfiggere il nemico.
“Rotta verso Azugra!”
La goletta avanzò dunque verso ovest, costeggiando le coste sud delle isole che componevano le Sette Sorelle. Accanto a loro si svolgevano paesaggi brulli, composte da scogliere o colline che sprofondavano sul mare, intervallate da puntini che potevano essere pascoli; e paesaggi più miti, fatti da spiagge sia di sabbia che di scogli. Verso la prima serata la cittadella di Costanza presentò ai loro occhi uno spettacolo meraviglioso, fatto delle stesse luci della città.
Qualche ora dopo, la goletta virò verso nord per entrare nel golfo di Azugra, il quale era presidiato da un faro.
L’edificio segnalava la presenza di terra, così al timoniere non rimase altro che costeggiare e rimanere a distanza di sicurezza, in modo da poter sbarcare al porto, senza troppi incidenti.
“È notte ormai” disse Eric, che era rimasto sveglio fino ad allora. Per la prima volta, aveva fatto il turno di vedetta. “Aspetteremo domani, sapremo meglio cosa fare a chi rivolgerci per aggiustare la goletta”
Fece una pausa.
“Ne approfitteremo anche per vedere che succede a Tukha. Chissà se Taddeus è ancora sul trono”
Ordinò che fosse gettata l’ancora e fece spegnere ogni luce, per poter dormire in serenità dopo alcuni giorni pesanti di navigazione.
Non sapevano cosa avrebbero trovato l’indomani, ed Eric aveva un po’ di timore. Tornò nel suo studio, ripensando a ciò che aveva fatto e aveva detto, e il piano che aveva in mente per i pirati gli risultò sempre più perfetto, e proprio per questo da gettare nel mare senza più prenderlo in considerazione.
Si sedette sul suo giaciglio. Frank Copperfield dormiva già, mentre Patrick si girava e rigirava fra le lenzuola. Più i piani erano perfetti, più le cose potevano andare male. Eric era sicuro che se qualcosa potesse andare male, l’avrebbe fatta.
Il Cacciatore poggiò la testa. La goletta era buia e silenziosa, ben lontana dal chiasso e dalla musica che finora aveva allietato le serate. A proposito di vicende che potevano andare male, Eric pensò a Mary, che da quando avevano cercato di baciarsi, l’aveva palesemente evitato. Sulle prime era tranquillo, perché avrebbero avuto giorni interi di fronte a loro, e potevano scambiarsi quanti più baci possibile.
E se invece non ne avessero più avuto la possibilità? La vita del mare era imprevedibile, come lui sapeva bene…
Jane era lì, con lui. Gli accarezzava i capelli, sussurrandogli parole rassicuranti.
“Hai intenzione di proteggerla oppure di non sprecare nemmeno un minuto del vostro tempo? Non sai che è possibile fare entrambe le cose?”
Eric non lo sapeva. O meglio, lo sapeva, ma avrebbe preferito che Mary vivesse la sua vita, piuttosto che andare dietro a un vecchio la cui vita era destinata a ricercare altri criminali. Dopo Blackfield, ci sarebbe stato un altro malessere nel mondo, e ancora, e ancora, fino alla morte.
Oppure la morte stessa lo stava aspettando proprio là dove le nuvole incontravano il mare?
“Non preoccuparti per questo” stava sussurrando Jane. Lui doveva ancora parlare con i morti? O forse era Mary stessa che stava venendo offuscata dal ricordo della moglie perduta in quella notte di tempesta, e il fatto stesso che fossero entrambi su un’imbarcazione non faceva che aumentare quella percezione?
Eric, il famoso Cacciatore, perse due lacrime. Mary non lo meritava, quindi se evitava di parlargli faceva bene. E anche lui, perché pensare alle donne quando c’era una battaglia da portare avanti?
In quello stesso istante, Mary sospirava. Era riuscita finalmente a chiudere una canzone facile percorrendo i tempi giusti accompagnata dalla chitarra. Era emozionatissima.
“Sei stata grande” stava dicendo Ted, mostrando un sorriso a pieni denti, un po’ingialliti dalla vita di mare.
“Non ce l’avrei mai fatta senza il tuo aiuto!” esclamò Mary, brillando gioia e dandola anche a chi le stava intorno.
“Nondimeno hai avuto una grande caparbietà. Nessuno sa imparare Il sonetto smemorello in pochi giorni come hai fatto tu, per quanto sia facile! Falla di nuovo!”
Mary cantò di nuovo quella filastrocca per bambini e chiuse con un ultimo accordo, con più convinzione.
“Oh, per gli dei! Grazie per avermi fatto imparare la chitarra!” esclamò entusiasta, e, nonostante ci fosse stato lo strumento fra loro, la ragazza si profuse in un abbraccio. Ted, spiazzatosi, faticò a cingerla, cercando di ignorare i seni di lei che premevano sul suo petto.
A un certo punto, Ted, proprio mentre Mary si scioglieva dall’abbraccio, sentì come un impulso che non riuscì a dominare, come un coniglio che fuggiva veloce dopo uno sparo andato a vuoto.
Vide le labbra invitanti della ragazza, che per quanto screpolate attendevano il bacio di qualcuno… forse il suo!
Si avvicinò e riuscì, in una frazione di secondo, a rubargliene uno. Un secondo di troppo dopo, Mary lo spinse via, correndo disperata verso il ponte, a prendere una boccata d’aria quanto mai salutare.
Che cosa le stava succedendo?