Due settimane erano molto distanti da occupare, quando non si avevano molte cose da fare. Nessuna informazione da Steven Blackfield, nessun modo di continuare la ricerca… il Cacciatore pensò che quella fosse una pausa da tutto il resto.
La prima sera era stata prevista una riunione con Lady Amelia, la quale aveva anche pretese per il trono di Tutuk Naga, e Eric ebbe l’impressione che Taddeus stesso si fosse lasciato scappare qualcosa in merito durante il suo colloquio di benvenuto, quando lo aveva assunto.
“i Ravenwood hanno dovuto fare ricorso al ramo cadetto della famiglia per governare, anche se… non importa”
Così aveva detto. Adesso, importava eccome.
Eric, Mary, Nick e Patrick si sedettero tutti attorno a Lady Amelia. Frank Copperfield, invece, avrebbe dovuto supervisionare i lavori alla White Justice.
Eric e Mary, in particolare, si ritrovarono accanto, gomito a gomito, e fu allora che il Cacciatore volle capire perché Mary lo stava evitando.
“Non abbiamo più parlato da allora” si lasciò sfuggire, in totale noncuranza, servendosi del liquore. Mary arrossì da cima a fondo. Le era stata sufficiente solo quella frase per dimenticare il bacio di Ted, che, dal canto suo, stava aspettando che gli parlasse.
“Signori, è giunto il momento di ragguagliarvi sulle notizie che ho ricevuto da Tutuk Naga” esordì Lady Amelia, catalizzando l’attenzione. Le questioni di cuore potevano aspettare: c’era un assassino in circolazione.
“Il Regno del mio parente Taddeus è piombato in una guerra civile, ma, come credono alcuni, non ha deciso di abdicare, anche perché significherebbe lasciare il trono a una bambina che non ha neanche dieci anni. Potrei sostituirlo io, ma Taddeus ritiene che io abbia tradito la linea di successione sposando una persona di Azugra, dunque mi sono auto esiliata, per dirla con i termini di Re Sebastian l’Ammiraglio, che gli Dei l’abbiano in gloria. Pare che i rivoluzionari siano riusciti a penetrare a Tukha tramite un colpo di fortuna, dovuto a tre misteriosi marinai di cui sono scomparse le tracce”
Eric ebbe una fitta al cuore: era stata colpa sua, lui aveva ordinato ai fratelli Johnson e Morrison di indagare nella capitale! La catena di eventi che aveva scatenato era incredibile.
“Nonostante le lunghe trattative con i capi, Taddeus ha mosso l’esercito contro i ribelli, ma all’interno dei ribelli stessi c’erano ufficiali corrotti, così la situazione è attualmente di stallo. In tutto il regno si lotta quartiere per quartiere, che un giorno passa in mano al mio parente e quello dopo ai ribelli, i quali, seppur senza esperienza, si lasciano condurre sia dal rifornimento di armi e provvigioni da parte delle altre famiglie nobili, sia dagli ufficiali che corrotti decidono di disertare.”
Ufficiali corrotti… Eric spalancò la bocca. Tremava.
“Lady Amelia… avete parlato dunque di corruzione”
La signora annuì, poi si accese una pipa tranquillamente, come se le notizie che snocciolava non le importassero più di tanto. Oppure era talmente nervosa da dover fumare. In quel caso, avrebbe avuto la piena comprensione di Patrick, che aveva ascoltato scioccato tutte quelle notizie nefaste. Da quando era partito, aveva sentito solo quel tipo di notizie. Non poteva più nemmeno tornare a casa, che la immaginò a ferro e fuoco da parte di qualche facinoroso. Decise dunque di mettere tutto se stesso per sconfiggere Blackfield.
Un minuto dopo, Patrick si rese conto che tutti erano rimasti in silenzio, convinti che Eric potesse dire o fare qualcosa. In effetti, era bianco in faccia e continuava a bere.
“Se c’è corruzione fra gli ufficiali e i ribelli stanno conducendo la guerra in questo modo… è grave.” Considerò il Cacciatore.
“Certo che è grave, il tradimento è ciò che mi ripugna di più al mondo. Tuttavia, non nel mondo in cui pensa Steven Blackfield. Quel maledetto pensa che le colpe dei padri ricadono sui figli, ecco perché ha rivelato che la Leggenda del Cavaliere Corrotto è verità e manca anche di una parte fondamentale…”
“La Battaglia dell’Aurora è una bugia!” esclamò tutto d’un fiato Eric, posando con forza il bicchiere svuotato sul tavolo e interrompendo la padrona di casa.
“Pur odiandolo, fino a questo momento ho sempre stimato Steven Blackfield, ritenendolo fautore di un’impresa geniale, degna dei migliori generali militari” spiegò il Cacciatore “Questo perché nessuno si è mai preso la briga di spiegarmi cosa cazzo sia successo durante quella battaglia maledetta. Forse nessuno di voi era presente, forse sono morti tutti, forse nessuno ha sentito racconti di prima mano, e forse non mi sono impegnato abbastanza ad indagare anche su questa storiaccia. Non lo so, tutto è possibile. Fatto sta che sono sempre stato portato a pensare che Blackfield abbia vinto con le sue sole forze, pur in inferiorità numerica, pur contro la Marina Militare di Tutuk Naga, tutta gente venuta fuori dall’Accademia e guidata dal Re Ammiraglio, che credo non abbia ricevuto quel titolo per caso. Ebbene, questo spiega la vittoria dei pirati sul Re. Quell’essere infimo ha corrotto gli ufficiali, che non hanno sentito volontariamente gli ordini, forse hanno pure disertato schierandosi con… lui, e ha portato tutti alla vittoria. E nonostante questo, il Re Ammiraglio stava anche vincendo, o almeno così ho sentito. Adesso si spiega tutto. Blackfield non merita la vittoria, o meglio, se la guardiamo nell’ottica della pirateria, era ovvia una mossa del genere. Tuttavia, moralmente devo, devo” sottolineerò quel verbo battendo un pugno sul tavolo “affondare la Black Sheep con le mie mani.”
“Sagge parole, Cacciatore, e vedo che siete degno del vostro nome” disse Lady Amelia, non scomponendosi minimamente. “Ma non avete detto niente che già non conoscevo. L’ipotesi degli ufficiali corrotti è dunque una certezza”
Eric osservò quella donna sgranando gli occhi fuori dalle orbite. Che cosa stava succedendo quella sera?
“Oh, non fate quella faccia, come se avessi commesso chissà quale crimine!” esclamò scandalizzata la padrona di casa, versandosi del gin. “Ho appreso degli ufficiali corrotti grazie a un mio marinaio, che dopo la Battaglia dell’Aurora ha chiesto il trasferimento ed è venuto ad abitare proprio ad Azugra. Fate chiamare il sergente Marshall!”
Presto detto, il sergente Marshall, un uomo senza un occhio e con una gamba di legno, venne fatto accomodare.
“Cacciatore, uomini al suo seguito, avete qui davanti un sopravvissuto alla leggendaria Battaglia dell’Aurora. Racconta, per favore, la tua tragica storia agli ospiti, per quanto sia dolorosa devono sentirla da te”
Non c’era bisogno di sottolinearlo, pensò Eric. Aveva lo sguardo vacuo di chi aveva assistito alle peggiori atrocità. In fondo, da quella notte erano passati solo sei mesi.
“In dodici ore la mia vita è cambiata irrimediabilmente” esordì, con voce rauca, il nuovo arrivato. “Io, come il Re Ammiraglio, ero convinto dell’assoluta fedeltà di tutti i marinai miei commilitoni alla Corona. Era un Re abbastanza amato, la maggior parte dei ragazzi si iscriveva all’Accademia, per seguire le gesta del nobile marinaio. Eppure… eppure Blackfield aveva già fatto la sua mossa, rivelando che la famiglia reale altro non era che una manica di pagliacci, avendo fondato il regno su una bugia. Sulle prime nessuno ci aveva creduto, anche perché nessuno si era mai lamentato dei Re che portavano quel cognome. Poi, però, i fondi per finanziare l’Accademia stessa venivano sottratti alla povera gente dei paesi dell’entroterra, e la fame, le tasse e la miseria hanno fatto il resto. Moltissima gente voleva imbracciare le armi e gran parte di questi si sono dati alla pirateria, visto che quel manigoldo voleva muovere guerra a Re Sebastian. Altri, invece, si lasciarono corrompere dalla promessa del Tesoro di Blackfield, che secondo me non esiste. Inoltre, durante la guerra, tutti quei generali sono morti uccisi dal fuoco amico o fatti uccidere di nascosto dal pirata stesso, quindi posso solo dedurre che Blackfield sia uno scialacquatore senza un soldo”
Eric sapeva che non era vero. Il tesoro di Steven esisteva ed era sepolto all’isola di Dainals, là dove tutto sembrava portare.
“Per farla breve, durante quella notte ho solo visto fiamme e sentito urla, e un mio compagno ha visto cadere il principe William, figlio di Sebastian, cadere fra l’inferno di una nave squarciata a metà. Anche il Re lo vide, e anche una certa Alexa, amante del pirata senz’anima. Qualche ora dopo, proprio alle prime luci dell’alba, Blackfield arrivò ad attaccare la nave ammiraglia, e sfidò faccia a faccia il nostro Re. In una battaglia epocale come fu quella, il pirata non avrebbe assolutamente vinto se non barando, ma in un corpo a corpo poteva anche avere delle possibilità. Fu un duello secondo tutti i crismi, spada contro spada, in mezzo al fuoco vivo e alle cannonate, perché le altre navi non sapevano ancora che la loro sorte si stava decidendo di lì a poco. Io c’ero, ho visto tutto finché l’occhio non lo persi per difendermi.”
Marshall sospirò e prese da un paggio un grosso bicchiere di liquido ambrato. Lo mandò giù in un attimo.
“Blackfield vinse, disarmando il Re Ammiraglio. Non so se barò anche in quell’occasione, ma se lo ha fatto, allora è da considerarsi meno che un uomo. Tutti noi eravamo affranti, ma dovevamo arrenderci. Fu ordinato il cessate il fuoco, erano verso le quattro del mattino, forse le cinque. Tutti, vincitori e vinti, furono costretti ad assistere all’esecuzione, e chi non entrava sul ponte della Black Sheep fu sistemato nelle navi vicine, che pur malridotte furono messe assieme tramite funi per non farle affondare. In mezzo allo strepitìo e ai colpi di pistola per la festa non capii molto di quello che fu detto, anche perché fui risucchiato dalla folla dacché ero in prima fila, ma il resto lo conoscete tutti. Sebastian fu… fu decapitato, e la sua testa fu impalata su una picca. La Black Sheep si vantò davanti al paese sconfitto e da allora non si fece più vedere per sei mesi”
“Rivivere quei momenti ti fa onore, sergente Marshall” disse dolcemente Amelia, che aveva già ascoltato quello stesso resoconto sei mesi prima. Allora il marinaio non era stato così tranquillo.
“Adesso sta a te, Cacciatore, trovarlo e ucciderlo, sapendo che Ticat è sotto il suo comando. Ma non possiamo muovergli guerra, perché le truppe di Ursus, signore del villaggio al posto suo, sono molto potenti. L’unica cosa che possiamo fare è dichiarare la nostra indipendenza e sperare che le altre Sorelle seguano il nostro esempio. In questo modo saremo sei contro uno e sarà più facile annientarlo”
Stava a lui… Eric rinnovò il suo proposito e iniziò un brindisi, alla gloria della pace e della giustizia.