Certo, la morte nel sonno è la morte più dolce che il destino ti possa regalare. Lo dicono tutti, e alla fine ho finito per crederci anch’io.
Ma allo stesso tempo, la più terribile.
Perché?
Immagina che la sera prima vai a coricarti per poi non svegliarti affatto.
Il giorno dopo la gente, preoccupata per i tuoi ritardi, va a controllare e poi ti scopre senza vita sul letto.
Senza alcuna traccia se non quella lasciata da un’arma molto silenziosa, e morbida.
Non è una cosa scioccante?
Per te, che non ti sei accorto di nulla, deve essere fantastico.
Ma per gli altri, perderti in questa maniera, sarebbe terribile.
Per gli altri, ma non per me.
Hai sentito bene. L’ho detto, e non me ne pento.
Ma che dico, non mi stai sentendo, io sto pensando e tu stai dormendo, quindi questa è una conversazione unilaterale.
Guardati, come dormi beatamente fregandotene palesemente di una che accanto a te sta soffrendo come una cagna.
Vorrei che in questo momento tu mi guardassi per farti morire nel sonno artificialmente.
Con questo mio cuscino sudato, esatto.
E perché sudo? Per lo stress, di averti accanto. Per la sofferenza, che mi regali ogni giorno coi tuoi sorrisi falsi. Per l’ansia, di ritrovarti a casa prima di me magari fra le braccia di un’altra. Per il vuoto interiore procurato dai silenzi di ogni sera, a cena. Per il malessere che generi con la tua sola presenza.
Assenza.
Ecco che lo prendo per le mani.
Sono vicina a finirti, e ancora tu dormi.
Non capisco come il mio odio verso di te, menefreghista al massimo, non ti investa a valanga. Ti faccia svegliare urlando.
La tua freddezza nei miei confronti mi uccide, e in realtà sono io quella che spera di morire nel sonno, per evitare di guardarti ancora ogni mattina.