L’Oceano che separava il continente dove si trovava Tutuk Naga dall’immenso Impero Occidentale era percorribile in due mesi di navigazione. Per quel motivo Steven Blackfield era mancato rendendosi irreperibile, poiché aveva incontrato Chang e i suoi fratelli dopo la Battaglia dell’Aurora, e lo avevano convinto ad andare con lui, per visitare i loro luoghi di origine. Due mesi di navigazione, un mese di permanenza e due successivi mesi per tornare. In totale, cinque mesi di viaggio. Il sesto mese aveva studiato mosse e strategie per poter dare il colpo finale a Re Taddeus, il tutto bloccato con l’avvento del Cacciatore.
Per giungere a Dainals, invece, occorreva la metà del tempo, trentatré giorni circa, tracciando una diagonale da Tutuk Naga verso nord. Ciò nonostante, il brigantino Saint Jimmy, che aveva sostituito la Black Sheep nel tentativo del pirata di confondere il Cacciatore nella sua ricerca, aveva impiegato una settimana in più, perché aveva puntato la prua a sud ma era stato scoperto dalla potente vista di Desdemona, la quale aveva dato un contributo fondamentale in quella caccia.
Sull’isola di Asoly Nick, il medico della White Justice, era riuscito a fare buona scorta di provviste, qualcosa che potesse reggere un viaggio così lungo senza deperire, prevedendo almeno un mese di marcia.
Fu allora che, in tutti quei giorni di mare e cielo senza soluzione di continuità, al quarantesimo giorno di navigazione consecutivo da quando il Cacciatore ebbe scovato il Saint Jimmy, Josephine ripose il sestante e completò i calcoli di navigazione.
“Ci siamo” annunciò al suo Capitano, che deglutì.
Il cielo sopra di loro era cominciato a farsi scuro e il freddo diventava via via più pungente, avvicinandosi ai territori del Nord.
Blackfield sapeva anche lui di star tornando a Dainals, e aveva già approntato un ottimo piano.
“Affonderemo la goletta del Cacciatore con pochi colpi” disse a Josephine. “Ci nasconderemo in mezzo alla nebbia e useremo solo un lato dei cannoni. Vinceremo senza perdite umane”
La ragazza annuì, tirando su col naso. Sopportava poco il freddo, infatti cercava di riscaldarsi accarezzandosi le braccia e aveva anche un principio di raffreddore.
“Riguardati” l’ammonì Steven. “Non vorrei ti venisse la febbre”
“Non preoccuparti” disse lei. “è che sono solo un po’ stanca, tutto qui”
Steven colse l’aggettivo che aveva usato per definirsi e fece un rapido calcolo. Era solo il freddo che stava facendo ammalare Josephine oppure…?
Decise di non pensarci e fissare invece l’orizzonte. Rivolse un pensiero a Maggie e Jack, la coppia che era nata nella sua ciurma e che aveva preferito allontanarsi. Non li aveva più visti da quando erano partiti da Ticat. Chissà che fine avevano fatto, o che tipo di vita stavano facendo… per quanto lo riguardava, avrebbe dovuto introdurre la pena di morte anche per chi lasciava la ciurma per motivi futili, ma neanche in quel caso era il momento di pensarci.
Improvvisamente, sentì un rumore secco, che si ripeté a intervalli irregolari. Si voltò verso destra e vide Pauline e Jasmine combattere un duello di scherma con spade di legno.
“Fate bene ad allenarvi” sussurrò Blackfield, osservando una stoccata vincente di Pauline. “Tuttavia, non c’è davvero niente da fare in questa nave tanto che è possibile vedere scene di questo genere?”
Ricordò a se stesso che anche lui stava oziando sul ponte, pertanto tornò a vedere quell’allenamento. Il rapporto fra le due ragazze era molto forte, l’aveva portato come esempio a Jack, il quale si era innamorato di una delle sue vittime, durante l’ultimo arrembaggio vissuto con lui. Inoltre, era stato disposto a lasciare la ciurma pur di inseguire Maggie, la quale, probabilmente spaventata da una ciurma assassina, era riuscita a rimanere nell’isola di Ticat poiché nessuno si era dato la briga di cercarla.
Non aveva idea del motivo per cui pensava ancora a quel traditore… forse perché lui stesso lo era, nei confronti di Snejder?
Sentì le mani sporche di sangue. Le controllò: erano ancora pulite. Decise di calmarsi.
Mezz’ora dopo cominciò a vedere le nuvole che incontravano il mare. Era quello l’ordine che lui stesso aveva impartito ai suoi compagni, quando dovevano parlare della loro terra, il posto che avevano scelto per nascondersi dopo ogni scorribanda. E non importava quanto fosse distante, era perfetto strategicamente e col tempo prese l’aria di casa.
Lui stesso l’aveva appreso dieci anni prima, quando dovevano scegliere un luogo diverso dalle cave di Tutuk Naga del sud, nel terzo dei cinque fiordi, che a causa di un terremoto erano divenute impraticabili.
“Abbiamo perso tutto. Come faremo adesso?” Steven ricordava quanto Snejder fosse stato disperato. Si era anche seduto su uno dei massi, dopo aver inutilmente cercato di forzare l’entrata.
“Vorrà dire che ripartiremo da zero assaltando le navi più ricche, in modo da recuperare tutto il tesoro sepolto qui e raddoppiandone il valore” aveva risposto.
E così fecero: costruirono, con merce rubata, la Black Sheep, partendo come gruppetto di sparuti criminali fino a divenire la ciurma più potente della costa, riuscendo a imporsi sulle altre navi e riunendole sotto la sua bandiera. Con quella truppa, vinse la Battaglia dell’Aurora, ma quello era l’ultimo trionfo che ricordava. In quel momento era cominciata la lotta era contro il Cacciatore, che gli aveva tolto l’immortalità, che era riuscito a chiarire il luogo dove si nascondeva, che aveva disseppellito la verità sul suo favoloso tesoro.
Che era persino riuscito a separarlo da Snejder.
“Uomini di Blackfield!” esclamò, utilizzando la voce più imperiosa che aveva, nonostante il nodo alla gola che gli era salito ricordando il suo vice.
“Adesso getteremo l’ancora” disse. Non era del tutto sicuro su come proseguire, ma si innalzò lo stesso sul castello di prua e sollevò la sua spada, che si augurò essere macchiata del sangue del Cacciatore. “Spareremo cannonate finché non esploderanno i nostri stessi cannoni. Dal buio delle nebbie di Dainals il grido degli uomini liberi, i figli del mare, distruggeranno la tirannia del Cacciatore e di tutto ciò che egli rappresenta! La corruzione, la fame, la guerra civile, e il peggior crimine che un uomo può compiere: il tradimento. Ricordiamoci sempre chi è il nostro nemico, un auto proclamato Re che di cognome fa Ravenwood, il quale ha chiamato un uomo dall’estero pur di non affrontarci faccia a faccia, dimostrandosi un codardo e dunque della stessa pasta di ciò che era Alexander il Conquistatore secoli fa!”
Stava assolutamente andando a braccio, così prese una pausa e gettò uno sguardo a tutti i componenti della sua ciurma, che dispersi su tutto il ponte lo guardavano. Chi ammirati, chi con fiducia, altri con disprezzo. Sapeva chi era, e sapeva anche di meritare anche rancore. Così lo disse.
“So che mi sono comportato non come capitano, in quest’ultimo periodo. Anzi, a volte sono stato avido, e a volte vigliacco” ammise “ma tutto ciò che ho fatto, tutto ciò che ho perso, tutto ciò che ho imparato, serve per il fine ultimo che ci siamo prefissati tutti, giurando al mare che la nostra vita appartiene a lui, al Dio Azzurro che benevolo ci ha evitato le tempeste durante la rotta!”
Una seconda pausa. Cominciò a sentire goccioline sul viso e sui capelli. Nel frattempo, erano entrati nel banco perenne di nebbia causato dai geyser.
“E adesso, è tempo di dare la caccia al Cacciatore!”
Lo urlò con tale impeto che persino alcune gocce di saliva fuoriuscirono dalla bocca. Sollevò la spada e sentì le urla convinte dei suoi, pronte, ancora una volta, come una sola persona.
Nel frattempo, anche la White Justice si stava avvicinando. Avrebbero avuto una brutta sorpresa. Dainals era ancora irraggiungibile per i comuni mortali.
Dal canto loro, il Cacciatore era emozionatissimo. Davanti a lui vi era davvero il posto dove le nuvole incontravano il mare, come aveva detto il moro che aveva catturato per primo, all’inizio del suo viaggio.
“Non mentiva, il maledetto” osservò. Poi si rivolse a Desdemona: si era creato un rapporto speciale con lei, più che con Sigfrido. A volte Mary li prendeva in giro e li chiamava padre e figlia. Tutte le volte che lo diceva, Eric pensava che non avrebbe avuto dubbi su chi sarebbe stata la figura materna perfetta per Desdemona.
“Sei sicura che non riesci a vedere l’uomo calvo che ti ho descritto? È da un mese che ti chiedo di cercarlo eppure non lo hai mai trovato. È il vice capitano, quindi non penso che sia stato gettato in qualche cabina in catene”
“E poi io riesco a vedere anche dentro la nave” aggiunse Desdemona. “Solo che tu non me lo hai mai chiesto”
“Sarà mica morto?” si chiese Eric, sorvolando sull’ultima frase. “E se fosse morto, com’è successo? E ancora, al posto suo chi è stato scelto come vice capitano? Josephine o Ursus?”
“Se fosse Ursus, non vorrei avere a che fare con la sua spada” Patrick tremava vistosamente.
“Piuttosto, sei riuscito a capire in che modo i pirati comunicano?” chiese Eric, ricordando la missione che si era preposto.
“No… però Sigfrido mi ha dato una mano. Siamo riusciti a capire che gli uomini di Blackfield usano, di base, un bagliore lungo e uno breve, e con questa tecnica compongono parole”
“E bravo fratellino!” esclamò soddisfatta Desdemona, sorridendo. Poi, tornò a concentrarsi sulla visione del Saint Jimmy. Durò poco, perché prese a urlare.
“È sparito! Sta usando la nebbia per nascondersi alla mia vista!”
“Porca puttana!” esclamò Eric. “Allora si sono nascosti per gettarci addosso tutto il fuoco che hanno! Va bene, va bene… fatemi pensare. Frank!”
Eric corse verso Frank Copperfield, sempre intento a studiare le rotte chiuso in plancia di comando, badando anche al timoniere.
Aprì la porta con veeemenza e chiese senza troppi premaboli: “Dimmi che hai studiato il vento e le rotte, ti prego!”
“Certo che sì, Eric! Siamo in pieno oceano, cosa credi?” rispose Frank. Il Cacciatore si sollevò.
“Allora possiamo attuare una strategia sfruttando il vento e le correnti per evitare di essere colpiti, o comunque senza infliggerci gravi danni. Noi non possiamo vederli, ma loro non possono vedere noi, o forse Blackfield confida sulla conoscenza di queste acque per capire dove siamo e gettarci le palle di cannone? Però noi abbiamo Desdemona… insomma, siamo ancora pari, Blackfield!”
Non ebbe tempo di terminare la frase che il primo sparo di cannone sibilò davanti a loro, finendo proprio davanti alla prua.