Il sale e il sangue/57

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Steven Blackfield osservava, estraniandosi dalla realtà, il movimento delle acque, che lentamente si coloravano di grigio nel frattempo che la sua nave penetrava più a fondo nella nebbia, la quale odorava di salsedine e zolfo.

“Stanno cercando di andare a nord. Sono molto vicini” sussurrò lui, ordinando un secondo colpo di cannone. Aveva anche la sensazione di star per cominciare una vera e propria tempesta, il che voleva dire una sola cosa.

“Continueremo a bersagliarli di cannonate, d’altro canto faremo in modo che le nostre rotte si incroceranno, in modo da speronarli” annunciò. “Anche il Saint Jimmy è stato ricoperto del materiale ignifugo, vero?”

“Credo di sì” disse Josephine. “In realtà, lo sapeva Snejder”

“Già” sussurrò Steven. Nel frattempo, una seconda cannonata partì, e poi altre due.

Si sentì un’esplosione, e Blackfield ebbe un nodo allo stomaco. Avevano colpito qualcosa, o qualcuno. Egli sperò che il Cacciatore rimanesse vivo. C’era qualcosa fra loro due, come un conto in sospeso mai chiarito, come se fossero destinati a confrontarsi a fil di spada, e non morire sul mare, senza neanche poter vedere gli occhi dell’altro spegnersi per sempre.

Steven Blackfield decise che, se proprio avrebbe dovuto morire, perlomeno che fosse per mano del Cacciatore.

E viceversa, si disse. Estrasse la spada.

Nel frattempo, sulla White Justice, una palla di cannone impattò contro uno degli alberi e cadde sul ponte, distruggendosi e provocando tremori sull’imbarcazione e sulle spine dorsali di coloro che erano vicini.

L’esplosione lanciò schegge ovunque e le fiamme divennero indomabili. Eric pensò subito che quella goletta era forse stata progettata per andare più velocemente di un vascello, ma non era pronta per la guerra. Pianse i morti e i feriti che l’esplosione portò con sé ed estrasse la spada, che fino a quel momento non aveva ancora usato.

“Signori” esordì “Risponderemo al fuoco e con l’aiuto di Desdemona speroneremo il nuovo brigantino di Steven Blackfield. Preparatevi all’arrembaggio”

Eric lo sapeva sin dall’inizio, quando, in quell’ormai lontano mattino di maggio, il pirata gli aveva ferito la spalla. Se proprio doveva morire, che almeno fosse Blackfield a portargli via la vita.

In questo modo, all’insaputa l’uno dell’altro, le imbarcazioni puntarono entrambe verso nord, dirette a Dainals, laddove le sue coste erano impervie e poco adatte per attraccare. Inoltre, gli scogli che delimitavano l’isola erano a strapiombo e si lanciavano sul mare ancora profondo.

Tuttavia, c’era ancora abbastanza spazio per indicare dove esattamente le due navi si sarebbero scontrate a vicenda. Sia Ursus che Frank Copperfield avevano calcolato, in base principalmente alla cannonata messa a segno, che sarebbe avvenuto molto presto.

“Caricate i cannoni!” esclamò Eric Van Jeger, con un groppo alla gola. Non vedere il nemico che ancora scagliava cannonate metteva un’ansia agghiacciante, mai provata neanche nel tetro Nonmondo. “Puntate verso la chiglia!”

Nel frattempo la pioggia si faceva più fitta. Ciò perlomeno aiutava coloro i quali cercavano di spegnere l’incendio.

Desdemona urlò “Sono proprio davanti a noi, non potete sbagliare!”

“Eh, essendo la figlia ormai ci dà ordini!” esclamò sarcastico Patrick, cercando di spegnere le fiamme. Mary scrollò le spalle, pensando che quel suo compagno non sarebbe mai cambiato. Infine, la nave tremò ancora, stavolta per poter lasciare andare le proprie cannonate, dirette tutte assieme verso il brigantino.

Si sentirono molte esplosioni e il mare riprese a ingrossarsi, creando grossi problemi alla stabilità. Ormai tutto era pronto per l’impatto.

Il Saint Jimmy subì parecchi colpi, ma grazie al materiale ignifugo che Thomas Snejder aveva deciso di calafatare lungo tutto il fasciame rinforzato del brigantino, non si notarono grossi danni, a parte qualche buco e la perdita di alcuni cannoni. La fiancata interessata, tuttavia, rischiava di imbarcare acqua, ma per fortuna il naufragio era stato rimandato. Blackfield ringraziò Thomas mentalmente: era quello l’ultimo testamento del suo migliore amico, un lascito di un affetto mai ricambiato.

Anche per loro era giunto il momento di impattare con gli avversari. Inoltre, erano proprio sopra un’onda particolarmente alta, che probabilmente li avrebbe portati sopra la White Justice.

“È incredibile che i giochi di fuoco non abbiano avuto nessun effetto sinora” fece notare Josephine.

“Lo dici perché non li vediamo. Sparate tutti i cannoni disponibili e vedremo se affonderanno” disse Blackfield. Voleva tentare il tutto per tutto.

Nonostante le ondate violenti che non permettevano di restare in piedi, l’ordine venne eseguito correttamente. Si sentì un’unica voce, molto simile alla Black Sheep quando annunciava la sua presenza.

La White Justice, invece, aveva puntato alla chiglia dell’avversaria, anche se non era chiara la loro posizione. Tuttavia, l’onda su cui si trovavano i pirati evitò di farli affondare, e lo stesso movimento permise invece che alcune palle di cannone avversarie cozzarono l’una contro l’altra, creando una forte esplosione che in ogni caso riuscì a danneggiare entrambi, ancora prima dell’imminente impatto.

In quel momento, un lampo illuminò la nebbia persistente. Per un unico, fugace istante, Blackfield e il Cacciatore incrociarono i loro sguardi, l’uno sopra l’altro, a seconda della loro posizione sul mare. Entrambi capirono che non era più tempo di schermaglie.

Erano vicini all’isola. A solamente mezzo miglio più a nord, vi era una scogliera che nascondeva un sentiero, scavato nella roccia, l’unico nelle vicinanze che riusciva a portare all’interno dell’isola. Un altro paio di miglia più a est, si trovava, nascosto, il favoloso tesoro di Blackfield.

Infine, il Saint Jimmy finì addosso al White Justice, e rispettivamente la prua e la fiancata destra si disintegrarono, mietendo molti morti sin dai primi istanti. Altri, invece, furono costretti a tuffarsi in mare nonostante le condizioni avverse.

Blackfield era sopra il castello di prua e, scivolando, corse sul ponte della goletta che tanto gli aveva dato fastidio come se fosse atteso, lasciando che i suoi pirati lo precedessero, come avevano fatto tante volte, come se fosse l’ultima sua scorribanda. Non aveva occhi che per il Cacciatore.  Entrambi sogghignarono nel vedersi ed estrassero la spada, mentre fra loro la battaglia infuriava, e le loro navi cominciavano a sfaldarsi a causa del temporale e del tremendo impatto. Nel frattempo si avvicinarono a Dainals.

Un violento tuono si sovrappose al clangore delle loro spade. Una parata dopo l’altra, un volteggio risposto a una capriola, mentre proiettili vaganti e altri cannoni portati frettolosamente sul ponte sparavano senza colpire nessuno o troppe persone.

Poco distante, Josephine affrontava Mary con la stessa arma bianca.

“Come facevate a comunicare fra voi pirati?” fu la prima domanda che la luogotenente del Cacciatore fece alla rivale, mentre notava che non riusciva a stare in piedi e continuava a toccarsi lo stomaco.

“Non ci siete mai arrivati, eh?” disse ghignando Josephine. Sembrava pazza, di sicuro era sconvolta a causa delle troppe emozioni subite. “Eppure è molto semplice”

Provò un affondo, e poi un altro, ma dovette fare attenzione anche a dove metteva i piedi, perché il legno continuava a creare crepacci e il mare stesso si intrufolava, confondendosi con la pioggia, rendendo ancora più scivolosa tutta l’area. Ogni volta che scivolava, Mary notava che si toccava lo stomaco.

“Ogni bagliore rappresenta un punto. Ogni luccihìo rappresenta una linea. La combinazione di bagliori lunghi e brevi rappresenta una lettera, e dalle lettere ricaviamo le parole” spiegò, mentre Mary faticava a controbattere. Pur essendo in estrema difficoltà, Josephine era comunque superiore tecnicamente a Mary, in materia di spada.

“È… è la genialità del mio signore, Steven Blackfield, che da semplici punti e linee ha inventato il sistema di comunicazione migliore del mondo!”

Josephine, pur essendo in ginocchio affondò la spada e Mary, colta impreparata, dovette subire. La lama, tuttavia, sfiorò solamente la gamba sinistra, lasciando comunque una brutta ferita, che subito si confuse con i grossi rivoli di pioggia che battevano ovunque.

“È vero, sono incinta” disse ancora Jospehine. “Durante il nostro viaggio verso Dainals, io e il mio signore abbiamo giaciuto, e la creatura che attendo è il suo stesso sangue”

L’ultimo di tantissimi figli che ha già, disse una voce dentro di lei. Non volle pensarci.

“Amare vuol dire donare tutto se stesso” rispose Mary, rimanendo in guardia nonostante il bruciore che provava alla gamba. “Sei sicura che stai donando tutta te stessa a quel maledetto, o che lo faccia lui?”

Josephine volse uno sguardo a Blackfield, il quale attaccava e rispondeva ai colpi del Cacciatore, risultando entrambi in perfetta parità, anche loro scivolando e temendo che un minimo errore di postura o di calcolo del vento potesse far volgere la sfida verso uno di loro.

“Stai zitta! Cosa ne sai tu?” Josephine si rialzò e riprese a combattere, anche se un proiettile vagante le colpì presto l’avambraccio, e dovette fermarsi ancora. Mary, nel frattempo, ignorando totalmente le urla dell’avversaria, ringraziò Patrick alzando il pollice e studiò gli scogli neri ormai vicini, fatti di pietra lavica, di Dainals.

Sapeva che Patrick prima o poi si sarebbe riscattato, e lo aveva fatto con la stessa arma in cui lei era specializzata. Ironia della sorte, si disse.

Vide che ormai la goletta di suo padre stava andando a infrangersi contro la dura roccia, così decise di lanciarsi e, con un balzo, riuscì ad aggrapparsi al precipizio che introduceva un piccolo sentiero. Si alzò e, sentendo fra gli spari e le esplosioni qualcuno che gridava di seguirla, sapeva di essere sulla strada giusta per trovare il tesoro. Alle sue spalle, sapeva che la battaglia infuriava e forse guardarla da quella prospettiva le sarebbe venuto il voltastomaco. Forse qualcuno sarebbe anche morto…

“Mary! Che ci fai qui?”

La ragazza si riscosse dai suoi pensieri. Nick il medico, assieme a qualche altro marinaio, erano già sbarcati.

“Nick!” esclamò. “Hai perlustrato la zona, credo”

“Esatto. Mi sembrava più utile che rischiare la vita in mezzo ai pirati. Perdipiù non so combattere, ma solo medicare” spiegò. Mary scosse la testa.

“Ebbene? Cos’hai scoperto?” chiese.

“C’è un altro sentiero, e ho scoperto che se uno fa tutto il contrario di quanto scritto nella indicazioni la strada porta dritta a una grotta, raggiungibile anche in barca. Tutto in pochi minuti da dove siamo”

“Conducimi” ordinò, così il gruppetto si mosse verso ovest, mentre Mary non riusciva a sopportare le esalazioni dell’isola, una somma fra zolfo, calcare, cloro, salsedine e odore della pioggia.

Andando avanti, Mary notò che effettivamente vi erano incise delle frecce, che indicavano certe direzioni, ma che Nick ignorò puntualmente. Il sentiero divideva le rocce che dunque coprivano il paesaggio, e sotto di loro, il fango sporcava gli stivali e i pantaloni, mentre ormai i rumori della battaglia si facevano più fiochi, eccetto per le cannonate.

A un certo punto, si scendeva. Il sentiero si liberava delle rocce e un piccolo declivio che guardava il mare furioso portava direttamente a una gola, che introduceva una serie di grotte simili a quelle che potevano vedersi a Inoquit, là dov’era nascosta l’entrata principale del Nonmondo.

“Visto?” disse Nick, indicando proprio quel luogo. Mary stava per dire qualcosa, quando vide una scialuppa sotto di loro.

“È Josephine… probabilmente deve difendere il posto. Ci siamo, è qui che tengono il tesoro. Pensavo in effetti che fosse custodito meglio” osservò.

“Be’, sai, Dainals non è neanche segnata sulle mappe di Tutuk Naga” fece notare Nick. “Nessuno dei pirati avrebbe mai immaginato che qualcuno avrebbe mai trovato questi scogli”

“E invece è successo” rispose Mary. “Ed è successo perché c’è gente che ancora legge i libri. Mio padre me lo ha insegnato, la lettura sconfigge l’ignoranza e, in questo caso, fa saltare l’egemonia dei pirati”

A Nick venne in mente qualcosa che doveva far notare.“Con questo vuoi dire che ciò che Blackfield ha saputo, ossia dell’origine del regno dei Ravenwood, è…”

“Una diceria, sì” tagliò corto Mary. “Blackfield non si è mai documentato e probabilmente ha prestato orecchio a qualche malelingua, che a sua volta ha ingigantito una notizia probabilmente vera, ma che ormai non ha più senso divulgare, visto che sono passati troppi secoli. E adesso noi libereremo il tesoro di Blackfield e lo infileremo dentro i geyser, sperando che colpisca qualche povero.”

Nick sapeva bene che i geyser non avevano una gittata così potente da coprire quaranta giorni di navigazione, ma il proposito era eccellente.

“Comunque, devo prima medicarti la gamba” rispose semplicemente.

Nel frattempo, il Cacciatore disarmava Steven Blackfield.

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