Il Puntatore, capitolo 0

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Una nuova prova, anche bella per me, che mi ritrova a parlare del passato. Grazie mille, Fros, per averla ideata, spero poi ti piaccia!

Esercizio per la caratterizzazione

“Uno dei vostri personaggi si risveglia senza ricordarsi più nulla. Non sa chi è, non sa da dove viene, non sa dove si trova e nessuno lo riconosce. Nella sua tasca solo un biglietto con scritto: cerca le papere.”

Come riuscirete a caratterizzare il vostro personaggio… senza nulla di ciò che di solito lo/a caratterizza? Sarà in grado di essere sè stesso/a anche senza i suoi ricordi o sarà completamente diverso/a? Sbizzarritevi!

(Se scegliete di postare la storia su qualsiasi sito di scrittura, ricordate di taggare l’iniziativa “esercizi per l’estate” de “La Tana dell’Animale Asociale”)

Il Puntatore capitolo 0

Apro gli occhi. È la prima cosa che fanno tutti, se non erro. Non so dove mi trovo, mi apre di non aver mai visto questo paesaggio. È tutto fatto di pixel, ma non so esattamente se fanno parte dell’arredamento o i pixel stessi compongono questo luogo.

In questo luogo non c’è uno specchio, ma mi frugo e mi accorgo di essere fatto di pixel. Ho solo una tasca. Un bigliettino.

Cerca le papere

Incredibile. Fra tutte le cose che possono accadermi, mi si dice di cercare le papere. Se solo sapessi chi sono io!

Arriva uno. È un cestino, letteralmente, con tanto di logo del riciclaggio disegnato sulla maglietta.

“Ehi, salve! Chi sei?”

Questo Cestino già mi sta antipatico. Dovrebbe dirmi lui chi sono. Perché questo posto è pieno di Pixel?

“Sei per caso un file da buttare? Perché in quel caso sarò felice di mostrarti la via del… ehm… riciclo”

“No, grazie” rispondo. “Qui dice che devo cercare le papere. Sai mica dove posso trovarle?”

“Certo che lo so. Dove credi che siamo?” dice il Cestino, e mi mostra tutta l’ampia sala piatta dove ci troviamo. È pieno di cose strane, come ad esempio quadrati gialli, tutti fatti di pixel; e poi sotto di noi un sacco di persone in attesa di qualcosa, fra cui una ruota tutta colorata, e poi uno sfondo di papere giganti, che nuotano sull’acqua. Solo che io non mi sento bagnato.

“Ma sai che ti ho già visto da qualche parte?” chiede il Cestino.

“No, non credo” dico io, e allora mi rivolgo alle papere. Loro però non danno sentore di avermi notato, così faccio alcuni tentativi per richiamare la loro attenzione. Resomi conto di avere una punta sulla testa, cerco di metterla sul loro pecco, poi sull’occhio. Poi appoggio la punta stessa sull’acqua e la trascino. Si crea un enorme quadrato blu, ma non succede niente.

“Vuoi chiamare le papere?” chiede a un certo punto un quadrato giallo,  posto lì vicino.

“Sì. Tu sai come si fa?”

Il quadrato giallo indica sotto di lui. Non vedo nulla, ma poi me ne accorgo.

Papere

Allora è vero. Esistono. Non sono solo quadri che non rispondono. Ma… come aprire la cartella?

“Devio fare doppio clic” suggerisce lei stessa. E come si fa doppio clic?

Dietro di me mi sento bussare, come una mano che cade sulla spalla. Non rispondo neanche, è come se questa scossa mi avesse suggerito esattamente cosa fare.

Clic. Clic.

La cartella si apre. Commenta “Mi hai fatto male”, ma ci sono le papere. Un sacco di pennuti che nuotano dentro questo contenitore. Dico loro “Chi sono io?”

“Il Puntatore! Tu punti, e selezioni! Sei un selezionatore! Il Cestino ti aiuta a tenere pulito il Desktop, ma il tutto è orchestrato dal Mouse!”

Sarà vero? Non resta che verificare!

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