La leggenda dei tre compagni e del figlio della luna/18

la leggenda dei tre compagni e del figlio della luna

Mond venne disturbato dalle prime timidi luci dell’alba.

Si accorse di essere in mezzo a diverse trapunte e aver la testa poggiata su tre cuscini. Non riusciva a capire da che parte occorreva uscire fuori. Pensò di aver dormito molto, ma non c’era nessuno a cui chiedere, perché, alzando la testa, si accorse di esser solo in camera.

L’unica cosa che ricordava chiaramente riguardava la sua promessa di vedersi con la ragazza cartografa, e capire come si chiamava. Poi, più nulla. In ogni caso, era passata solo una notte, dunque pensò bene di alzarsi e prepararsi, abbandonando il pur confortevole giaciglio. Per una volta, pensò, il servizio aveva raggiunto la metà delle sue aspettative.

“Dove sono gli inservienti?” si chiese, allargando le finestre e vedendo una squallida stradina sotto di lui e altre casette. Niente a che vedere con il magnifico paesaggio al di là del balcone del suo Palazzo.

“Ho fame” aggiunse, vagamente cosciente di stare parlando da solo. Decise di lavarsi e poi di uscire. Aveva imparato a lavarsi da solo giorno dopo giorno, in quelle due settimane di esilio inaspettato e forzato. Nessuno lo stava aiutando né a mangiare né a bere né a vivere preferendo insultarlo e trattarlo come l’ultimo dei villani, ma ogni tanto capitavano cose che non riusciva a spiegarsi ma che per una strana combinazione gli altri idolatravano, salutandolo come Il Principe delle Stelle o altre nefandezze che calpestavano il suo titolo nobiliare.

Sospirò. Chissà in quale modo lo avrebbe salutato messer Thomas, o quale smorfia perplessa avrebbe assunto sir Edward. L’unico a trattarlo con la doverosa creanza era Gerald, il quale però ogni tanto pensava di essere suo padre, piuttosto che un servo.

Scese in sala per cercarli, perché era impossibile che l’avessero lasciato da solo: Thomas aveva anche accennato qualcosa riguardo un riscatto da pagare. Inoltre, gli avevano promesso che lo avrebbero riportato a casa, e la strategia passava per lo stregone che abitava sulla scogliera, quale che fosse. Mond non aveva mai sentito parlare di posti del genere.

Ciò che vide fu del tutto inaspettato: tutti i tre compagni parlottavano con la coppia che gestiva quella taverna, riguardo un ragazzino che non si svegliava.

“Buongiorno” esordì ad alta voce. “Non ho trovato nessuno, su in camera. Ricordate sempre che un Principe…”

Ma si interruppe, perché Gerald, non appena ebbe sentito l’accento melodioso ma vagamente petulante di Mond, corse sulla scala per abbracciarlo.

“Allora ti sei svegliato! Raccontaci cosa è successo!”  esclamò Gerald, molto emozionato.

“Cosa è successo? Ho dormito per la notte. Cos’altro avrei dovuto fare? Dite sempre voi stessi che la notte non si p…”

Gerald però lo interruppe. “Allora non ti sei reso conto che hai dormito un giorno intero?” poi l’uomo volse lo sguardo agli altri due compagni, che non avevano ancora risposta.

“Mond non sa mai cosa gli capita… eppure è ormai innegabile che non è un ragazzo come tutti gli altri. Deve essere sotto l’effetto di un incantesimo” disse Thomas.

Sir Edward stava però riflettendo .“Oppure i figli della Luna non dormono… un momento. Tu hai sempre dormito, in queste due settimane, anche in condizioni estremamente avverse. La notte che ti abbiamo incontrato era Luna piena, vero? E brillavi. E stanotte…”

“Stanotte era luna nuova, e hai perso i poteri! Ma certo!” concluse Gerald. “Dev’essere questo!”

Mond tuttavia non capiva di cosa stessero parlando. “Luna piena? Luna nuova? La luna non è forse una?”

“Come la conosci tu, forse” rispose Edward riflettendo. “tuttavia, qui facciamo delle nette distinzioni sul movimento lunare, perché influisce sulle maree e scandisce le settimane”

“Capisco” rispose Mond. “Allora siete più simili a noi di quanto potessi credere… solo che siete perfettamente ignoranti di come funziona la luna. Non ricordo, ad esempio, di aver mai dormito un giorno intero”

“Probabilmente ciò si spiega perché ti trovi qui sul nostro mondo” spiegò Edward. “Sei soggetto ai continui cambiamenti. In fase di luna piena hai i pieni poteri, la notte scorsa invece la Luna è sparita dal cielo, ed hai dormito”

“Ne sai parecchie, di cose” disse Thomas. “Come ci sei arrivato?”

“Ho studiato” spiegò Edward “Fa parte dell’addestramento dei cavalieri in Ontaria”

Non aveva mai sperato, sir Edward, di governare. Come tutti i figli minori, era stato mandato a combattere, come carne da macello, come un vitello da ammazzare nei giorni di festa. Come tale si era sentito, e poi era giunta Ashengard, quindi aveva abbandonato i libri di astronomia.

Ashengard, e i suoi abitanti bellicosi. L’odore della salsedine, il sapore del pesce e il tocco viscido del sudore e del sangue avversario.

In quel momento, invece, si sentì molto più utile che in settimane di guerra. Thomas non era tuttavia molto convinto e stava per ribattere, ma in quel momento entrò una ragazza. Mond ebbe un tuffo allo stomaco.

“Buongiorno” esordì sbadigliando. “Ho completato la mappa… e tu ti sei svegliato! Bravissimo, ma lo sai che hai dormito un giorno intero? Credo che nessuno ci sia mai riuscito!”

Mond non riuscì minimamente a rispondere, restando semplicemente a bocca aperta. Vide i suoi capelli molto arruffati, il naso leggermente all’insù e un curioso neo appena sopra l’occhio sinistro. Aveva l’aria sporca e un po’ stanca, ma il figlio della Luna non smise neanche per un attimo di ascoltarla e dell’entusiasmo che stava mettendo nel descrivere la mappa.

“… in sostanza, la destinazione che dovete seguire è a sud. Lì si trova il mare. Sono andata in biblioteca ed effettivamente c’è una torre diroccata su una scogliera in quelle lande, ma forse dovreste chiedere informazioni al signore più vicino, tale lord Droword. Lui lo saprà!”

“Attenta, però” interloquì l’oste. “Non li starai mandando nelle mani dei Sotterranei?”

“I che?” chiese Thomas.

“Non esistono” disse Eloise. “I Sotterranei non esistono, punto e basta. È già tanto che io abbia creduto agli Ibridi, perché non posso negare la loro esistenza, ma i Sotterranei… no, non è possibile”

Nessuno riuscì a seguire quel dibattito.

“Chi o cosa sono i Sotterranei?” chiese sir Edward.

Nessuno gli rispose. Eloise si limitò a scuotere la testa. “Avete affrontato dei mostri  a Rockhafort. Ebbene, si dice che sul territorio di Droword abitino, sotto terra, dei demoni. Creature nere, alate, che mangiano le persone. Quantomeno è quel che si dice, perché c’è un elevato numero di sparizioni. Ma sapete, nelle osterie se ne dicono di cotte e di crude”

Sembrava che Eloise fosse una ragazza molto sveglia, a detta di Mond, ed era disposto a credere alla sua versione. Non poteva esistere un mostro più orrendo di quello che aveva visto, il cadavere vestito da orso. Se non altro, si disse, se l’era scelta con tante qualità. L’avrebbe portata con sé sulla Luna.

“Quindi adesso dovremmo prendere dei cavalli…” disse Gerald studiando la carta. “Mond?”

Il ragazzo era entrato in un mondo tutto suo.

“Mond? Ascoltami, dannazione!”

Il figlio della Luna si riscosse, dato che Eloise venne ricompensata con del denaro e uscì fuori dal locale. L’aveva anche salutato…

“Sì, dimmi” rispose vago.

“Dovremmo insegnarti a cavalcare”

Mond si sentì come quando, quella prima strana sera, si ritrovò nel bosco.

“Ma… cavalcare è scomodissimo!” protestò il principe del regno lunare. “Non puoi continuare a portarmi tu?”

“No” rispose categorico Gerald. “Imparerai come si conviene a un… principe”

Mond volle tornare subito a casa.

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