La leggenda dei tre compagni e del figlio della luna/21

la leggenda dei tre compagni e del figlio della luna

Tre persone entrarono. Sembravano assolutamente normali, se non fosse che indossavano una maschera. Ai tre compagni ricordò quel tipo di spettacoli che si poteva vedere nei teatri, quando gli attori impersonavano dei demoni. Le maschere avevano quel tipo di volto: naso adunco troppo grosso, nero come la notte, occhi rosso acceso.

“Grazie per averli trattenuti” disse uno di loro. “La magia ci aiuta”

“La magia ci aiuta” ripeterono in coro Edward, sua moglie e il figlio maggiore.

“Sarete giudicati dal Consiglio” annunciò la prima voce. “Seguiteci”

“No” disse Edward, portando istintivamente  la mano sulla spada. “Combatteremo qui ed ora, piuttosto”

“Nessuno combatterà” esordì una seconda voce, chiaramente femminile. “Quanto accaduto a Rockhafort non ha precedenti. Il Regno Invisibile è stato sconfitto e vogliamo capirne il motivo. Hanno creato gli invincibili Ibridi, caduti tutti a fil di spada, ma la maggior parte è stata incenerita da un particolare bagliore avvenuto poco prima dell’assedio. La nostra fonte ritiene sia stato merito, o colpa, di questo ragazzino”

La donna indicò con un guanto Mond, il quale si sentì infastidito. Nudo, in un certo senso.

Mond ricordava benissimo che quella fosse stata una notte di luna calante, non ricordava se mezza o a un quarto o chissà quale denominazione astrusa data dagli umani. Secondo sir Edward, lui prendeva potere a seconda della luce lunare che gli perveniva, il che spiegava il motivo per cui a Luna Nuova aveva dormito. La pur piccola luce lunare, di conseguenza, aveva donato la metà del suo effettivo potenziale. Mond aveva sempre pensato che fossero discorsi senza senso, perché sulla Luna non aveva mai distrutto nulla, né tantomeno spostato un oggetto con lo sguardo. Tuttavia, al di là di quel che poteva pensare lui, tutti quelli che gli stavano attorno erano allibiti, scioccati o avidi di curiosità.

“Ci è anche giunta voce che lo stesso ragazzino ha spinto senza toccare uno o più membri dello stesso Regno Invisibile” proseguì la donna. “Siete stati visti da una seconda nostra fonte”

“Il Regno Invisibile e i Sotterranei… siete tantissimi. Si direbbe che l’intera nazione faccia parte di queste due fazioni” commentò sarcastico Gerald.

“L’importante è stare dalla parte corretta” disse la terza voce, un uomo. “Su una cosa concordiamo con la gente di Lord Habraxan: sul trono siede un uomo indegno della fiducia di alcuno”

“Elijah il Quinto non si è ancora seduto e già lo giudicate?” chiese Edward. “Allora, noi gente di Ontaria che dovremmo dire, che siamo governati più dal Senato che dai sovrani?”

“Silenzio, straniero, o ti tacciamo noi!” esclamò imperiosa la prima voce. “Grazie, voi  gente onesta. Vi siete distinti nel vostro ruolo. Adesso possiamo anche far smettere questo nubifragio”

Il temporale, però, non accennò a placarsi.

“Ah, pazienza” tagliò corto la voce. “Ciascuno prenda con sé un uomo. Io prendo anche il ragazzino. Andremo insieme a Droword”

Sia Edward, che Mond, che Gerald e anche Thomas avvertirono un senso di costrizione come se fossero legati, sensazione che durò un breve istante, prima di arrivare alla fiorente città di Droword, la quale sorgeva su un fiume. Il gruppo riaprì gli occhi e vide un ponte di pietra, dove della gente badava a ai fatti propri. Ciascuno portava sugli abiti una spilla raffigurante lo stesso volto riprodotto dalle maschere.

“Non credo che troverete mai tanto benessere in nessun’altra città del regno” annunciò la voce femminile. Thomas guardò le barche sotto il ponte ed effettivamente erano ben curate. Le case disposte una accanto all’altra lungo le sponde sembravano comunicare che, dentro, nascondevano immensi tesori. Accanto a loro passò anche un ricco mercante che stava trasportando le proprie stoffe coi carri.

“È tutto merito vostro?” chiese infine.

“No” rispose la donna. “I Sotterranei ci danno in cambio quel che vogliamo, a patto di essere loro fedeli”

“Oh, buongiorno, Maghi” salutò un passante, quasi subito imitato da altri.

“Maghi? Non utilizzate tutti la magia?” chiese Thomas. Non gli venne data risposta, piuttosto li spinsero ad avanzare lungo il ponte alla loro sinistra. Non fecero che pochi passi quando un uomo arrivò trafelato al loro cospetto. Indossava la stessa tunica dal colore triste.

“Per fortuna siete giunti! C’è stata un’altra aggressione!” esclamò tutto d’un fiato. I tre Maghi si guardarono.

“Uno di noi porterà costoro al Consiglio. Andrò io a vedere” annunciò la donna, e fece per andare ma venne fermata da una delle due voci. Era difficile distinguere le tonalità di tre persone.

“Non capisco” disse colui che aveva parlato. “Vogliamo venire anche noi. Non sei nella posizione di dare ordini. Ognuno di noi è uguale, e tutti andremo nella stessa parte, anche se abbiamo in mano degli ostaggi”

La donna non replicò, ed Edward pensò subito che ci fosse qualcuno più in alto di loro che aveva comandato loro l’uguaglianza. Strinse però i pugni, ma il cavaliere credé che fosse l’unico ad averlo notato.

“Non utilizziamo il trasporto mentale?” chiese il terzo uomo mascherato.

“No, andremo con la carrozza” rispose la donna, e, recuperata una donata subito e senza esitare da un abitante del luogo, andarono.

Il viaggio fu breve e veloce, e i quattro compagni non riuscirono a vedere molto della città. Ciò che si percepiva era la monotonia dell’abbigliamento, e alcuni sorrisi forzati. La città era serva di qualcosa che nessuno di loro riusciva a comprendere.

Arrivarono in una casa dove sullo stipite era stato dipinto di rosso un simbolo. Ricordava un arco e a sir Edward ricordava qualcosa che forse aveva visto in un libro, ma non riusciva a capire quando fosse successo.

“Ancora lui” disse uno dei tre Maghi.

“Sì” rispose l’uomo che li aveva contattati e poi condotto la carrozza. “Siamo già giunti a otto morti”

“Non capisco. Eppure diamo loro tutto… la gente non si accontenta mai” commentò la donna. “Ma non parliamo di queste cose davanti a loro”

Mond e i tre compagni furono fatti scendere dalla carrozza. Due dei Maghi entrarono a vedere l’interno della casa, dove presumibilmente vi era un cadavere, poi uscirono e fecero entrare il terzo, così poté vedere anche lui.

Ciò che Thomas comprese fu che un assassino, in città, aveva in mano una complessa setta, diversa dal Regno Invisibile che pure avevano incontrato. Avrebbe voluto conoscerlo, ma il dilemma rimaneva. Che cosa stava accadendo in quella città?

Anche il terzo Mago uscì fuori dalla casa. Aveva un’aria disgustata.

“È impossibile che possa succedere una cosa del genere, non a noi” si ritrovò a dire. “Consegniamo costoro al Consiglio e uccideremo chi ci sta facendo del male. Non abbiamo tempo per i pazzi, non prima della guerra che stiamo pianif…”

“Stai zitto!” ordinò la donna. “Ci stiamo facendo sfuggire troppo. Inoltre non sei nemmeno riuscito a fermare la tempesta che tu stesso hai pensato… sei sicuro di voler far parte dei Maghi?”

La carrozza ripartì, per fermarsi poco dopo in un vicolo che presentava una botola aperta.

“State per entrare al cospetto dl Consiglio” annunciò una delle tre voci. “Avrete voglia di aiutarci o di morire?”

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