La leggenda dei tre compagni e del figlio della luna/40

la leggenda dei tre compagni e del figlio della luna

Edward, Thomas e Gerald decisero, in tacito accordo, di non parlare più riguardo l’ultima notte di Luna piena e attesero, giorno dopo giorno, gli sviluppi di Mond come arciere e l’aspetto di Mary, la quale aveva ripreso gradualmente a mangiare e parlare.

“Mi ha confidato” sussurrò una sera Thomas confidandosi con gli altri due, mentre la luna stava pericolosamente avvicinandosi alla nuova fase “che odia tutti gli uomini, me compreso. Se Mond non si decide a parlare non potremo aiutarla oltre”

“Eppure ha ripreso a sorridere e mangiare” osservò Gerald. Da lontano, mentre si lavava Mary sembrava tranquilla.

“Non riesce ad andare avanti, ma non vuole confidarmi ciò che è accaduto in quella tenda” disse Thomas, scrollando le spalle. “Io credo di essermene innamorato”

“Lo sappiamo” disse Edward. “Ma lei si è innamorata di te?”

“No” Thomas sembrava triste. “e non credo che si innamorerà degli uomini. Abbiamo visto tutti cosa è successo, come ha cercato di venderci e poi…”

Improvvisamente, dopo quasi due settimane di strane elucubrazioni, la sconcertante verità cadde sulle schiena dell’uomo, che si mise le mani in bocca sconvolto, poi guardò gli altri due compagni in maniera altrettanto terrorizzata.

“Che ti succede?”

“Non avete ancora capito?” chiese Thomas. “Quel Peter, che ha meritato la fine che ha avuto, era uno stupratore”

Quell’ultima parola cadde attorno a loro come una pietra tombale. Edward e Gerald non riuscirono più a distogliere lo sguardo da Mary, che ancora stava lavandosi.

“E Mond lo sa” proseguì Thomas. “Ha visto tutto, ecco perché non vuole parlarne. Stiamo riconsegnando al mondo lunare un principe traumatizzato”

Mond risalì il pendio, rinfrancato da quella pausa.

“Secondo voi dove saremmo arrivati?” chiese, con tutta l’innocenza che poteva ancora avere nelle vene.

A un punto di non ritorno, pensò Thomas. Scusaci Mond, a nome del genere umano.

Tuttavia rispose indicando un punto imprecisato alla sua sinistra. “Vedi il corso del fiume? Sta proseguendo per quella direzione. Alla fine arriveremo verso ovest, non lontani dalla capitale. Anzi, con questo passo potremmo anche arrivare proprio per la notte… di luna nuova…”

Cominciò a rallentare nella parlata. Arrivare alla sede del regno con Mond totalmente inebriato dal sonno non era una buona idea. Ma non potevano né volevano perdere altro tempo.

“Pazienza” disse sir Edward. “Non vedo l’ora di essere riabilitato. Avrò un mio scudiero e dei destrieri. Vedrete che giungeremo presto alla scogliera del mago”

“ Ed io potrò avere tutte le risposte” disse Mond. C’era ancora quella flebile speranza.

“Dov’è Mary?” chiese Gerald, abbassando lo sguardo verso il fiume. “Non la vedo più.”

Mond e Thomas incrociarono i loro sguardi, giungendo entrambi alla stessa conclusione. “Oh, merda!”

Si gettarono a capicollo fra le fronde, rischiando di inciampare. Mond si graffiò una gamba a causa di un cespuglio di rovi. Sangue argenteo cadde lungo la strada, facendo fiorire nuove piante, bianche come la sua pelle.

Thomas fu il primo a gettarsi nel fiume. Non era molto impetuoso,  ma era profondo e molto freddo al primo impatto. Anche Mond ebbe le stesse sensazioni, e non pensò minimamente al fatto che, prima di allora, non aveva mai nuotato.

Si basò su come faceva Thomas. Un braccio alla volta, seguì la corrente. Inizialmente non si muoveva affatto e sentì di annegare più volte, poi decise di muovere anche le gambe e, col tempo, cominciarono a sincronizzarsi. Sentiva malissimo in tutti gli arti e respirava poco bevendo molta acqua, ma non gli importò. Thomas era molto più avanti. Guardò a destra e a sinistra, si immerse più volte e infine, dopo quelle che parvero ore, la trovò.

Mary aveva gli occhi chiusi, trascinata a fondo come un sacco morto. L’uomo decise che quella donna, così forte e coraggiosa e bella, non meritava una tale fine. La prese e la trascinò a riva. Dopo qualche minuto, anche Mond tornò a riva, decidendo che non avrebbe mai più nuotato senza prima prendere lezioni. Aveva il fiatone, sentiva freddo e la gamba gli faceva male. Il sangue continuava a uscire e certi flutti sembravano rilucere.

Mentre era carponi sulla sponda, vide Thomas fare una cosa strana a Mary. Sembrava la stesse baciando, ma le teneva il naso mentre lo faceva e poi premeva ritmicamente il petto. Poi, di nuovo. Una seconda, una terza volta. Mary sembrava morta. Mond ricordò: era la stessa tecnica che ebbe usato Gerald per risvegliare Florence. Evidentemente era un ottimo modo per salvare la gente annegata.

Improvvisamente, proprio mentre lo stava pensando, Mary aprì bruscamente gli occhi e tossì molto forte. Si guardò a destra e a sinistra. Con l’aria molto spaventata. Thomas era sollevato. Lui stesso sapeva come rianimare una persona perché l’aveva visto fare molte volte. Aveva riportato in vita molte persone catturate dalle spire del fiume vicino al suo villaggio, ma quei giorni erano ormai dimenticati, di fronte alle crudeltà che aveva compiuto.

Tuttavia, pensò che Mary era salva. Si sentì molto bene, come se il sole fosse spuntato, per la prima volta, anche per lui.

La ragazza lo guardò, mal celando un’aria di gratitudine. Thomas le sorrise. Si abbracciarono.

“Tu sei l’unico uomo che non deve morire” sussurrò Mary. “Grazie…”

Mond, dal canto suo, non capì nulla. La ferita gli bruciava oltremodo e, zoppicando, chiese aiuto.

“Thomas” esordì “non è che tu sappia anche come…”

“Porca miseria!”

Thomas osservò la ferita del ragazzo. Non era molto salubre, ma, a differenza di ciò a cui era abituato, aveva un fascino particolare. Il taglio era nero come la notte, ma il sangue che veniva fuori era argenteo, quasi solido, come se si stesse guardando un coltello immerso sotto l’acqua. Colava lungo la pelle nivea ma lui non sapeva come cucire quel tipo di ferite.

“Aspetta, lo farò io” disse Mary, e armeggiò con alcune foglie che aveva trovato lì attorno.

“È pura fortuna, questa, che qui crescano le piante che curano le ferite” disse Thomas. Mary rispose “Non è fortuna, è muschio. Guardati attorno. Ci sono solo alberi, no? E noi stessi siamo sull’erba. Il muschio è facile da trovare. Quello che è più complicato” si interruppe, cercando con lo sguardo qualcosa “è trovare un ago”

Prese una spina fra la vegetazione e creò un filo con un lembo della veste. Era pronta per cucire, ma non pensò a ciò che stava per fare, invece parlò.

“Mi sei stato accanto per due settimane intere, sostenendomi, giocando con me, nutrendomi” cominciò “ma io non riesco a dormire. Non sono cose da cui si guarisce. Non potrò mai amare più nessuno, quindi non so cosa tu ti aspetti esattamente da me. Tuttavia non sono indifferente a ciò che hai fatto, quindi te ne ringrazio. Ed anche questo ragazzo, che si è tuffato per salvarmi… io in realtà mi stavo per suicidare, era quella la mia volontà. Devi volermi bene davvero parecchio, per strapparmi dalla morte. Ed anche tu, che neanche sai nuotare”

“Sei una persona meravigliosa, Mary” disse Thomas, non guardando lei ma il fiume.

“Sì, lo sa. Gliel’ho detto anch’io” convenne Mond.

“Continuate a dirmelo” disse Mary, mentre cuciva un quinto punto “ma io non ne sono sicura. Era un mostro, colui che avete ucciso. Tuttavia egli vive in me, e vivrà per sempre, e tuffandovi gli avete permesso di vivere ancora”

“Troveremo il modo di abbatterlo senza che tu muoia” la incoraggiò Thomas. Mary ridacchiò.

“Come vorrei avere il tuo stesso ottimismo! Però sei stato bravo. Mio zio cuciva le persone con ferite anche peggiori di questa, ma tu dove hai imparato a rianimare gli annegati?”

Anche Mond era curioso. Non aveva mai visto quella tecnica.

“Ho vissuto tutta la vita vicino a un fiume che confluiva in un lago. Impari per forza” confessò. Mond lo scrutò indulgente, mentre resisteva ai continui pizzicori.

“E allora, perché a noi hai detto di essere solo un assassino?”

Thomas sentì la pelle d’oca.

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