La leggenda dei tre compagni e del figlio della luna/42

la leggenda dei tre compagni e del figlio della luna

“In ogni caso, non avrei mai immaginato che io sarei arrivato a uccidere delle persone” confessò Mond, mentre continuavano a camminare.

“Ah, sì?” disse Mary. Da quando era stata recuperata dal fiume, aveva ripreso a parlare e a mangiare un po’ di più.

“Sì” disse lui. “Tuttavia, ho imparato decine di cose che non mi sarei mai aspettato di conoscere”

“È più bello vivere all’aperto e confrontarsi con i problemi reali o fra le mura fredde del tuo palazzo?” chiese Edward, che stava ascoltando.

“Non so ancora rispondere” disse vago Mond, ben sapendo di essersi sfogato, un girono, dicendo di odiare il mondo dove si trovava.

Una volta deciso di seguire il corso del fiume, si resero conto tutti che non sarebbero stati visti, perché il bosco divenne sempre più fitto e gli alberi si susseguivano, così come gli animali selvatici che contribuivano alla selvaggina. Le giornate nel cielo, invece, vedevano nuvole e sole alternarsi senza soluzione di continuità, e non piovve.

Una sera Gerald riuscì a uccidere un cervo, e fu festa per tutti.

“Finalmente vario un po’ dalla tua solita zuppa d’anguilla schifosissima” disse Mond. Gerald ridacchiò: sapeva che ormai non  parlava più sul serio.

“Questo cervo” esordì Thomas “è il giusto premio per chi ha camminato finora. Domani arriveremo alla capitale, me lo sento”

“Ormai dovremmo esserci quasi” convenne Gerald. “Ricordate di quando costruimmo la zattera?”

Il ragazzo lo ricordava perfettamente. Furono ore felici, dove Mary sorrideva e dava confidenza a Thomas, capeggiando a volte la tecnica dell’assemblaggio. Scesero sfruttando la corrente e per diverse ore videro sfilare diversi paesaggi, come campi e villaggi, per poi tornare in un altro bosco. Si sentì libero e veloce in maniera più netta di quando ebbe attraversato il lago con Gerald, e gli fu spiegato che si trattava del vento a favore, ovvero spirava dietro di loro. Tuttavia gli sarebbe piaciuto ripetere quell’esperienza, perché l’acqua non era soltanto soffocante ma ebbe la sensazione di essere un qualcosa che volava, come ebbe modo di vedere sopra di lui. Falchi, aquile e qualche gabbiano.

“Il mare si avvicina” disse Thomas. “la capitale è nei paraggi”

Fu allora che si fermarono, decidendo di proseguire a piedi. Dopo aver consumato il cervo, riposarono e salirono ancora, nella loro marcia carica di speranza.

“Com’è strana la vita” disse Gerald. “per anni non avremmo mai voluto vedere il castello sopra la collina, adesso ci stiamo andando in compagnia di un disertore, di una donna e di un ragazzino. Eh, Thomas?” Quell’ultimo rise.

“Non quando quel disertore è in realtà un eroe che ci ha salvato da diversi perigli, la donna è la più straordinaria che abbia mai conosciuto e il bambino è un principe”

“Finalmente” disse Mond. “Volete ancora vendermi?”

Thomas si fermò. Guardò Mond e gli sorrise.

“No” scosse la testa. “Non più.”

Per il resto delle ore si sentì soltanto il rumore dei loro passi, mentre il vento si alzava e si abbassava, continuando a cambiare direzione e giocando con le nuvole,  le quali nascondevano o mostravano il sole, com’era stato per tutto il viaggio.

“Domani sarà luna nuova” osservò sir Edward.

“Domani” disse Gerald. “Pensiamo ad oggi. C’è un villaggio. Potremmo dormire in quel luogo e farci dare dei cavalli freschi”

“Che succede con la luna nuova?” chiese Mary, incuriosita.

“Dicono che la notte di luna nuova io dorma tutto il giorno, esattamente come a luna piena riprendo coscienza dei miei poteri” spiegò Mond. “ma io non ci credo. È come se tutto fosse un sogno”

“E invece dovresti avere consapevolezza dei tuoi mezzi, se come dici di essere appartieni a quel mondo”

Il ragazzo guardò Mary. “E tu, allora? Non dovrai riprendere coscienza dei tuoi mezzi? Non sei quella sera, e te l’abbiamo dimostrato più e più volte”

La ragazza ammutolì. A volte Mond aveva certe uscite molto sagge, degne di un principe. Altre volte era solo un ragazzino.

“Così come io non sono un assassino, anche se tornerò sulla Luna con le mani sporche di sangue”

Mond aveva ragione. Mary sospirò.

Il villaggio scoppiò in grandi risate, urla e festeggiamenti non appena videro il ragazzo. Una grande folla si accalcò attorno a loro e tutti, lui per primo, furono portati sulle spalle.

“Ma che succede?” si ritrovò a urlare Edward.

“Avete eliminato i predoni di Peter Penfield! Non siete stati voi? Tutti parlano di un ragazzino luminoso!” esclamò a gran voce un popolano, e tutti seguitarono a urlare e ad augurare lunga vita al luminoso.

In fretta e furia fu organizzata una festa in piazza con loro al tavolo d’onore. Banchettarono con i piatti più pregiati del luogo. Mond fu particolarmente colpito da un sorbetto a forma di mezza luna.

“Fino a stamattina cercavamo bacche, adesso mi sento pienissimo” disse Thomas, poi ruttò. “Bello far del bene alla gente, vero?”

L’uomo carezzò il dorso della mano di Mary, che si sentì ancora una volta rincuorata.

“Sì, Thomas. Anche loro hanno subito nefandezze da quel bastardo, e… e se fossi morta non avrei mai potuto vedere questa gente che come me ha festeggiato nel vederlo morto”

“Allora non ritenterai più?” chiese. Mary scosse le spalle e tornò al suo pasticcio.

Nel frattempo, sir Edward era a colloquio col capo villaggio, il quale gli raccontò di tutte le follie che aveva compiuto Peter ai danni di quella gente. C’era stata una grande epidemia di febbre che aveva portato via decine di persone e animali, ma da qualche giorno non era più morto nessuno e anzi, si riusciva a guarire, il tutto grazie a una tisana particolare.

“Le vicende del luminoso e dei suoi compagni si susseguono sin dalle voci giunte dalla lontana Rockhafort! Ne avete compiuta, di strada!” esclamò gioviale, alzando un boccale di birra alla salute del cavaliere.

“Sappiamo anche che tu vieni da Ontaria, ma questo documento parla chiaro” proseguì “sei stato riabilitato con la raccomandazione del signore di Droword, quindi non uno qualunque. La capitale sarà davanti ai vostri occhi, doveste partire all’aurora, un po’ dopo mezzogiorno di domani, andando a cavallo. Vi basterà seguire il nord.”

“Vi ringrazio” disse il cavaliere.

“Avete assaggiato questa torta di mele? L’ha fatta mia moglie”

Edward capì che giunse anche per lui il tempo di festeggiare e non pensare alle crudeltà fuori dal mondo, febbre compresa. Non chiese come si chiamava la tisana. L’importante era che guariva.

E ballarono, scherzarono, Mond rispose a tutte le domande riguardo il regno lunare e bevvero fino a tarda notte.

Thomas e Mary si appartarono, danzando abbracciati alla luce della luna morente. L’uomo sapeva di non poter più avere un contatto più profondo di quello, ma gli stava bene così. Mary, d’altro canto, era grata che almeno lui fosse presente, rincuorata e confortata da quel rapporto particolare maturato in giorni e giorni di viaggio.

Nel frattempo, a miglia di distanza, un uomo a torso nudo e con il braccio destro tatuato, fermò il suo volo davanti ad alte mura.

Sogghignò.

La Mano della Morte era arrivata alla capitale. Era arrivata e frema di mettere a ferro e fuoco tutte le anime ivi presenti.

I Sotterranei erano stati uccisi tutti, lo aveva capito fin da quando ebbe visto quel terrificante uomo col cappuccio. Meglio così. Il sangue non era per tutti.

Guardò la sua mano destra e la mosse, aprendola e chiudendola.

“Altolà!” urlò una guardia. Sicuramente stava tendendo un arco, tremebondo da capo a piedi. In tempi di pace, o di tregua, si mettevano sempre gli arcieri più giovani a fare da guardia alle mura di notte. Sicuramente aveva una fidanzata, o un’amante, e giocava a fare il soldato pur non avendo mai avuto un nemico di fronte.

Sapeva tutto quello, la Mano della Morte, e non lo aveva neanche mai visto in faccia.

“Identificati!” ordinò la guardia. L’uomo in basso trattenne a stento una risata. Stese invece la mano tatuata, ricordando precisamente quando e come venne creato quel disegno, e a che prezzo.

“Per te… Edith” sussurrò, prima di prepararsi a una fortissima deflagrazione che arrivò puntuale.

Il muro esplose, lasciando polvere, pietra e un forte odore di fuliggine.

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