Le avventure delle nuvole/2

white clouds
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Uno Stratocumulo di lasagne

Georgino era un aeroplano abbastanza curioso, o almeno era in quel modo che amava definirsi. Le sue ali tagliavano il cielo come se fosse burro, anche se lui personalmente preferiva i cibi fatti con l’olio.

Ogni tanto gli piaceva conversare, ma era molto difficile nel silenzio di quelle altitudini. Inoltre, i righelli dei Cirrocumuli lo avevano abbastanza turbato.

“Certo che sono stati davvero strani” disse Georgino parlando al cielo.

“Come osi?” chiesero scandalizzati i Cirrocumuli. “Guarda che applicheremo il Teorema di Pitagora su di te!”

Georgino non capì, sulle prime, ma quando alcuni batuffoli si misero con tanto di righello e quadretta e disegnare con l’ausilio delle Virghe qualcosa sulla sua schiena, allora si stizzì.

“Qualcuno faccia qualcosa! Sento un prurito micidiale su tutta la schiena, e non vorrei avere delle perdite!” esclamò disperato il povero aereo, mentre i Cirrocumuli calcolavano qualcosa che esisteva solo nelle loro teste fatte di vapore acqueo e cristalli.

Si udì uno squillo di tromba. Persino le Virghe si guardarono perplesse.

“Eccoci! Ci avete chiamato, vero?” disse una nuvola.

“Non sappiamo neanche noi perché siamo venuti!” esclamò un’altra.

“Siamo venuti ma avremmo potuto anche non venire!” fece infine la terza nuvola. Nessuno riuscì a ribattere altro perché si misero una sopra l’altra e venne fuori una specie di robot quadrato.

“Chi siete? Perché state disturbando il nostro capolavoro di teorema?” chiesero le Virgole, tirando fuori una spada a forma di virgola.

“Non stiamo disturbando nessuno, è l’ora degli Stratocumuli!” esclamarono le nuove arrivate. “Adesso che siamo qui dimostreremo come si fanno le lasagne”

“Non ne ho bisogno, io vado solo a kerosene” disse Georgino.

“Non esiste una città con tale nome” osservarono le lasagne. “Adesso fate silenzio”

Gli Stratocumuli sembravano dei morbidi pezzi di zucchero a velo, ma Georgino, per quanto stesse cercando di scappare, quelli si ripresentavano puntuali.

“Per poter fare un’ottima lasagna” cominciarono dunque i nuovi arrivati, con una inopinata passione per la cucina. “serve innanzitutto il forno. Chi di voi ha un forno?”

Georgino ricordò di quando voleva conoscere il saldatore, che nessuno riuscì a presentarglielo perché non ne esistevano nel cielo. Così, memore di quella esperienza, disse “Non ne trover… uh?”

Sdi interruppe, perché sopra uno Stratocumulo c’era un forno completo di tutto, persino di teglie d’acciaio su cui mettere le eventuali lasagne.

“Ma allora ce l’avete con me! Perché a loro è stato dato un forno e io per un povero saldatore ho dovuto…”

“Silenzio!” venne interrotto dagli Stratocumuli. Uno di loro aveva anche un cappello di nuvola a forma di chef, o forse il contrario.  “Bisognerà anche avere le lasagne. Chi di voi ne ha un pacco? E la besciamella?”

Tutte le nuvole, comprese le Virghe, guardarono Georgino, in attesa che lui potesse chiamare le hostess e offrire loro quanto richiesto, siccome gli aerei di quell’epoca avevano davvero ogni sicibile umano. Persino gli accappatoi. Gli Stratocumuli riconobbero qualcuno che non vedevano da molto tempo.

“Virghe! Che piacere! Come mai qui? Anche voi volete imparare a cucinare?”

Fra gli Stratocumuli e i Cirrocumuli non intercorreva buon sangue. Anzi, non intercorreva sangue. Solo un grande masso d’aria. Inoltre, se i primi avevano le lasagne da fare, i Cirrocumuli volevano calcolare il teorema di Pitagora tramite Georgino, che al posto di un aereo doveva essere convinto di essere un cateto.

“No, non vogliamo imparare a cucinare” dissero le Virghe. “Vogliamo imparare a… sciabolare!”

Gli Stratocumuli si misero a  piangere, ignorando bellamente gli squilli del forno che diceva che erano pronte le lasagne. Ma nessuno ne aveva più voglia. Si abbracciarono e fecero piovere sulla zona, e Gioregino dovette alzarsi sopra di loro, per non bagnarsi e poter volare più tranquillo.

Anche se aveva la sensazione che non avrebbe volato tranquillo. Infatti, sentiva su di sé un fastidio che, forse, era solamente un goniometro.

“O una sciabola” sibilò una Virga. Georgino ebbe un fremito: aveva letto nel pensiero?

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