Le avventure delle nuvole/6

white clouds
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6 Piovono biglietti di autobus

I Nembostrati avevano sempre qualcosa per cui lamentarsi. Erano nuvole, quindi molti altri suoi colleghi non capivano dove volessero andare a parare, ma se una nuvola apparteneva a quella categoria c’era da aspettarsi una polemica su ogni cosa.
“Ah, ma perché fa caldo?”; “Ah, ma perché fa freddo”; “Ah, ma perché fa tiepido”; “Ah, ah, ah, ah, stayin’ alive”
Queste e altre lamentele erano sempre presente al banco del Cirro, che le accoglieva e le archiviava senza neanche ascoltarle. Un giorno in particolare il Cirro andò dal suo immediato vicino, il Cirrocumulo, al quale piaceva fare batuffoli di nuvole e attaccarli nel cielo. Era un’operazione che per lui era di vitale importanza, quindi si sentì infastidito quando venne interpellato.
“Scusa, senti?” fu il primo tentativo.
“Allora?” fu il secondo tentativo.
“Signor Cirrocumulo! È davanti a un suo superiore! Come osa non rispondere?” fu il terzo tentativo. Il Cirrocumulo si infastidì , diventando un paletto che segnalava il cartello dello stop. Lui poteva farlo, dato che aveva un aspetto setoso che gli permetteva di assumere forma più facilmente di altre nuvole.
“Signor Cirro, che piacere vederla a queste altitudini!” esclamò con finto piacere quest’ultimo, lasciando cadere un batuffolo di nuvola verso il basso. Quella, disperata, andò a farsi consolare addirittura dal Cumulonembo, che la abbracciò e insieme si misero a far piovere.
“Bando alle ciance!” tagliò corto il Cirro. “Ho bisogno del tuo aiuto per aiutare i Nembostrati.”
“Eh?”
“Davvero” disse il Cirro. “Si lamenta sempre, quindi ha bisogno di qualcuno, o qualcosa, che lo faccia smettere. Tu hai qualche idea?”
“E perché io dovrei avere qualche idea?” chiese il Cirrocumulo. “Se tu non ne hai mezza, perché io dovrei averne anche un quarto?”
“Perché sono passati tre quarti d’ora!” esclamò il Cirro. Il Cirrocumulo alzò lo sguardo e in effetti qualkcuno aveva piazzato un enorme orologio su nel cielo, ma solo con una lancetta.
“E le ore?” chiese il Cirrocumulo.
“Sai, siamo nuvole, il tempo per noi è relativo”disse il Cirro.
“O forse” osservò il Cirrocumulo “chi ha fatto questa… scultura, non ha idea di come sia fatto un orologio”
Il Cirro si indispettì, ma preferì non proseguire quel diverbio. Il fatto era che il Cirro amava le sculture degli Strati, soprattutto c’era uno Strato che gli piaceva particolarmente e quindi non voleva mai dire niente contro quella nuvola. “Bene, allora. Cosa dobbiamo fare per lo Stratocumulo?”
Il Cirrocumulo raccolse i batuffoli che aveva appeso nel cielo e li radunò, per farne un unico impasto morbido, bianco e pieno di cristalli d’acqua.
“Gli regaleremo una vacanza” dichiarò. “Tu hai detto che si lamenta sempre, no? Forse cambiare aria gli farebbe bene”
Cambiare aria?” il Cirro era allibito. “Siamo noi l’aria! Noi! È assurdo dire all’aria stessa che deve cambiare!”
“E allora quando si dice che l’aria gira?” protestò il Cirrocumulo.
“Ma… l’aria gira dentro la casa!E non siamo noi che lo diciamo ma gli umani!”
L’altro fece spallucce. “Sarà, ma io farò piovere biglietti di autobus, e vediamo quanto tu abbia voglia di fare il gradasso”
In realtà nessuno stava facendo il gradasso, ma i biglietti dell’autobus piovvero in ogni caso. Fatto stava che in quel momento stava passando Georgino, l’aeroplanino carino.
Costui si indispettì non poco. “È un vergogna!” esclamò. “Questi mezzi gommati stanno ammazzando il mercato dei trasporti, per non parlare dell’inquinamento che fanno nelle autostrade, peraltro dissestate! È tutta pubblicità, la loro, che adesso anche noi del cielo…”
“Calma, ragazzo, che ti vengono le turbolenze” disse un Altostrato. “Ti spiego: stiamo cercando di aiutare il Nembostrato perché si lamenta sempre. Tu non c’entri”
“Sì invece! Là dove è previsto un mezzo di trasporto, c’entro sempre!”
Georgino non aveva tutti i torti. Salì di altitudine e andò a rapire il Nembostrato, che non etra riuscito ad acchiappare nemmeno un biglietto di autobus, così decise di salire sull’aereo e andare nei posti più sperduti, che avevano una propria latitudine e longitudine. Quali che fossero. Mare o montagna, lago o discarica.
Alla fine del viaggio il Nembostrato lo ringraziò dicendo “E adesso che faccio? Corrente caldo umida?”
“Ma fa’ un po’ come ti pare!” rispose l’aereo, tornando agli affari propri.

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