
7 I Cirri e il paradiso
“Ma tu ci pensi mai al paradiso?”
Il Cirro chiamato Ciro sbiancò. Il Cirro chiamato Astolfo invece sghignazzò.
“Noi siamo quelli più vicini al Paradiso, vero? E allora perché non ci andiamo?”
Ciro era molto attirato dalle parole di Astolfo, tanto da rifletterci seriamente. Alzò lo sguardo: tutto era azzurro ma ogni tanto una piccola meteora prendeva fuoco prima di sbriciolarsi inoffensiva verso la crosta terrestre, che nulla aveva a che fare col buon pane.
“Ci occorre una scala” dichiarò, poi puntò uno spiffero di vento verso alcuni batuffoli oziosi e disse “Voi! Mettetevi a forma di scala che dobbiamo salire”
“No” dissero i batuffoli. Uno di loro si era anche costruito un’ama di nuvola e stava fumando un sigaro di nuvola.
“Come sarebbe? Non volete andare in paradiso?”
“Ce l’abbiamo già, il paradiso” dissero i batuffoli, facendo vedere una specie di merendina che andava in voga alcuni anni prima.
“Ma smettiamola!” esclamò Ciro il Cirro. Poi si rivolse ad Astolfo. “Tu hai un nome molto diverso, che non ha un’assonanza con Cirro. Perché?”
“Perché in Paradiso i nomi non hanno differenza” tentò di dire Astolfo.
“Uhm…” rifletté Ciro. Poi provò a togliergli la maschera di gomma ed effettivamente era solamente un Altostrato, non un Cirro.
Ciro il Cirro assunse un’espressione disgustato, e in effetti non si era mia sentito così adirato in vita sua, al punto da far sbiadire persino quella volta in cui fu bucato da un meteorite un po’ più grosso, che creò poi un fossa sulla terra. Tutto quello che riuscì a dire ad Astolfo fu “Sei un infiltrato, vergognati”
“Ma è il ciclo dell’acqua!” protestò Astolfo.
“Sì, ora diciamo termini che neanche conosciamo. Via!”
L’Altostrato fu costretto a scendere, utilizzando una scala fatta di nuvole. Ciro sgranò gli occhi inorridito. Allora ce l’aveva, una scala!
“Senti, me la puoi prestare un attimo così vado in paradiso?”
“No” disse Astolfo. “Ti sei oggettivamente comportato male. Adesso dovrai usarne un’altra”
Era vero. Ciro il Cirro si era scavato la fossa da solo, ed era molto difficile considerando che si trovavano a metri e metri d’altezza. Avrebbe dovuto farne un’altra.
“C’è da dire che gli Altostrati sono abbastanza permalosi, eh” pensò fra sé. In ogni caso, prese due remi e cominciò a remare in mezzo al cielo, intento a trovare una scala sotto gli occhi attoniti di Georgino.
“Noi abbiamo una scala!” esclamarono tutti contenti i Cirrocumuli. “Ne abbiamo giusto un cumulo che non ci serviva. Tieni pure!”
Una valanga di scale precipitò sulla testa del povero Ciro, il quale affondò con la propria barca. Fortunatamente, era una nuvola e quindi si riprese in fretta. “E allora? È modo di dare le scale a qualcuno, questo?”
“Non hai specificato quante ne servissero e il nostro servizio è efficiente” si giustificarono i Cirrocumuli.
“Anche troppo!” esclamò Ciro, infuriato. Prese una scala e cominciò a balzellare sui batuffoli, i quali sparivano una volta toccati. Arrivò uno scimmione dall’alto, che continuava a grattarsi le ascelle.
“Comprati una lozione!” esclamò il cirro, e lo coprì di masse d’aria. Ricevette cento punti per quell’impresa. Arrivò poi un tostapane che, attaccatosi a una presa immaginaria, tostò delle fettine che scivolarono sulla scala, ma il Cirro, più furbo, si caricò di elettricità e fulminò il tostapane.
“Ma… Ciro!” esclamò una voce scandalizzata. Era la madre. “Tu sei un Cirro! Non ci sono precipitazioni correlate alla tua tipologia di nuvole! Come puoi aver fatto un fulmine?”
Ciro si dissolse, mentre il gorilla ridacchiava. Game over.