
9 Il Cumulonembo che volle diventare un Altocumulo
Questa è la storia di Gianalberto, un Cumulonembo che aveva un sogno.
“Voglio diventare un Altocumulo!” esclamò tutto contento. Gli altri Cumulonembi cominciarono a guardarlo con sospetto.
“Ma se sei basso! Come puoi diventare alto?”
Queste e altre frasi presero presto a diventare un tormentone. Ma Gianalberto aveva dalla sua un’0arma segreta.
“Ta-daaan!” esclamò, davanti agli scettici amici.
“Che cos’è?” chiese uno di loro. “Non sarà ancora quella dose di cristalli liquidi che abbiamo…?”
“No!” esclamò Gianalberto. “Questo è un frullatore!”
“A che serve un frullatore qui nel cielo?” gli fu chiesto.
“I frullatori hanno una precisa qualità: frullano!”
“Esatto” disse il frullatore. “E adesso frullerò uno di voi per farlo diventare succo di mela”
“Succo di mela? Avrei detto panna montata!” esclamò Gianalberto.
“Eh no, mio caro, altrimenti a che servirei?” obiettò il frullatore. “Guarda caso, sei già una nube a forte sviluppo verticale, quindi entrerai dentro di me come se volessi incastrarti!”
Ci fu un momento di pausa. Gli Altocumuli cominciarono a incuriosirsi.
Gianalberto, con circospezione, provò ad avvicinarsi e saltò sul frullatore. Quest’ultimo si attaccò a un Altocumulo, che ovviamente protestò.
“Allora? Dove credi che siamo qui, eh? Abbiamo forse pagato la corrente elettrica?”
“La corrente elettrica forse no, ma siete gelidi come il polo Sud!” esclamò Gioirgino. Nessuno lo aveva invitato, ma stava semplicemente passando secondo la rotta prestabilita. Dovette infilarsi un cappotto perché stava prendendo freddo sulla schiena.
“Sì, lo dicono tutti” borbottò l’Altocumulo. “Scusa, eh”
“Fa niente” ironizzò Georgino, che invece era risentito. Nel frattempo, il frullatore cominciò a frullare e Gianalberto, venendo fuori al termine del ciclo, divenne un Altocumulo, come era stato richiesto.
“Ehi! Adesso finalmente posso ricoprire di patina di ghiaccio tutti i miei compagni!” esclamò tutto felice, e per prima cosa andò da Fiorenza, la nuvola che andava in escandescenza.
Gianalberto disse a Fiorenza: “Vieni, che ti faccio un frullato di Altocumuli!” e Fiorenza rispose: “Ma Altocumulo ci sarà il tuo Nembostrato! Vai via, massa d’aria fredda!”
E Gianalberto ricevette un due di picche. Gli cadde dal cielo, ancora più sopra delle nuvole. Gianlberto ebbe un’illuminazione. Disse “Ecco quale carta mi mancava per vincere a scala quaranta! Grazie, cielo!”
Andò subito, o meglio, coi tempi della brezza che sospingeva le nuvole, dal tavolo della scala quaranta. Posò il due di picche sul tavolo ma non c’era più nessuno.
“Dannato maltempo!” esclamò stizzito Gianalberto. Andò allora dagli Altocumuli.
“Scusate, ragazzi, ma preferisco essere un Cumulonembo, qualsiasi cosa voglia significare”
“Eh no eh, ormai sei costretto a dare cappotti freddi a tutti gli aerei che passano” disse uno di loro. Georgino emise un urlo, ma forse perché era felice.
Amava, infatti, i cappotti infeltriti. Soprattutto, erano adatti ad apparecchiature volanti.
Qualche giorno dopo, Georgino incontrò Gianalberto. Quest’ultimo gli chiese: “Come vanno i maglioni?”
“Fanno schifo!” esclamò l’aereo. “Prudono ovunque e i passeggeri hanno sempre, ogni giorno, turbolenze,m persino per tratte brevi da quaranta minuti!”
“Accidenti…” commentò Gianalberto. “Penso proprio che… noi Altocumuli possiamo darti una mano!”
“Siamo gli Altocumuli! Guarda quanto ci accumuliamo!”
Accumularono se stessi così tanto che caddero miseramente sul suolo. Georgino ridacchiò, e poté togliersi i maglioni. Poi se li rimise, perché aveva dimenticato la presenza di Gianalberto. Venne palesemente minacciato per diverse ore, poi il vento spostò il povero Gianalberto in un punto del cielo morto.