
Nembostrati e le manie di grandezza
I Nembostrati, si sa, sono nuvole. Non solo, ma sembrano anche enormi, e si divertono a fare cosplay di qualsiasi forma esistente sulla faccia della Terra. E inoltre, loro conoscono molto bene la faccia della Terra, visto che ne hanno a che fare ogni giorno.
“Sì be’, non che siamo tutta questa grandezza” disse Giovenco, rispondendo a un’intervista. “Una volta è venuto Tony a dirci ehi, prendiamo le lasagne ma insomma, tutti sappiamo che le lasagne le sanno fare solo gli Strati, no? E siamo Nembostrati”
Stando a queste parole, Giovenco e la sua compagnia in quei giorni non potevano fare altro che essere sospinti dal vento lungo il cielo. Sennonché un giorno arrivò un gabbiano.
Non Livingston.
“Salve” esordì il gabbiano. “Mi hanno detto che qui attraccano le navi”
I Nembostrati si guardarono scettici.
“Le navi? Forse intendi gli aeromobili” disse Giovenco, quello che ha parlato per i nostri microfoni.
“Aereoche?” chiese il gabbiano, non Livingston. “Se la metti in questo piano, sono io stesso un aereo, no?”
In quel momento arrivò Georgino.
“Eccomi, sono l’aereo che stavate cercando. Dove vi porto?”
“In un posto grande” disse un Nembostrato. “Se possibile, lontano da questo gabbiano che cerca le navi”
“Eh, ma me lo hanno detto!” esclamò il volatile per difendersi.
“Chi te lo ha detto, se è lecito saperlo?” chiese Georgino.
“Lo ha detto la maga!”
Sia l’aereo che i Nembostrati si guardarono come se avessero capito, mentre il gabbiano li osservava perplesso.
“La conoscete?” chiese.
“Eccome” disse Georgino. “Ti ci porto”
“No, grazie, so volare” disse il gabbiano.
“No, intendo, ti scorto fino a là”
“Va bene, ma comunque so volare! Sarebbe strano che un gabbiano prenda l’aereo, no? è come se dicessi che le cipolle soffriggessero se stesse, il che è ridicolo, no?”
“Oh, per Eolo!”
Ignorando le proteste delle cipolle inserite fuori contesto, anche perché era impossibile sentirle, insieme si recarono dunque verso la maga. Vennero con loro anche i Nembostrati, e la prima cosa che pensarono non appena videro la maga fu: “Wow.”
Georgino si voltò verso di loro: “Cosa c’è di tanto wow?” chiese.
“È enorme!” esclamarono. “A noi piacciono le cose grandi”
Detto quello, presero a gonfiarsi. Divennero simili a palloncini, e la maga gradì molto quella prova di forza e coraggio.
“Siete bravissimi” disse. “Però… perché siete simili a palloncini?”
“Perché ci piace fare le cose in grande! Sta’ a vedere!”
Cominciarono a soffiare, tutti assieme, per poter portare con loro una grande quantità di vento. Assieme al vento, venne trascinato anche il gabbiano, che infatti aveva viaggiato con loro.
“E cos’è questo gabbiano?” tuonò la maga. Infatti alcuni tuoni caddero da sotto di lei. Era difficile che i tuoni salissero sopra le nuvole.
“Un gabbiano” risposero i Nembostrati.
“Si chiama per caso Livingston?” chiese la maga, incuriosita. Arrivò persino ad annusare l’ascella del volatile.
“No” dissero i Nembostrati.
“Bene, dunque” dichiaro lei. “Siccome vi piace fare le cose in grande, non ho capito come mai siete venuti tutti al mio cospetto. Persino questo aereo di linea, è fermo per ascoltare le mie asserzioni”
“Già. Sto portando un ritardo incredibile, quindi di’ la tua e chiudiamola qui”
“Posso solo dire…” cominciò la maga, ma effettivamente non sapeva cosa dire. Quale sarebbe stata la frase ad effetto che avrebbe cambiato le vite delle nuvole, degli aerei, e dell’unico gabbiano?
“Non esistono porti nei cieli” tentò. “Il gabbiano che cerca porti nei cielo è solo un allocco”
Il gabbiano si trasformò in un allocco. Scese e si nascose dentro un albero. Non venne più visto fra le nuvole.