Le nuvole e la Gola
Quel che si poteva intuire delle nuvole era nascosto dentro di loro. Lo Stratocumulo Cernobbio, ad esempio, aveva voglia di mangiare.
“Ho voglia di mangiare” disse, come per confermare quanto detto. Andò dunque dal salumiere.
“Ho bisogno di una mafalda” disse Cernobbio.
“Questa è una salumeria” rispose Sergio, il salumiere ma che era anche un Cirrostrato.
“Una salumeria?”ripeté Cernobbio.
“Una salumeria” ripeté convinto Sergio.
“E cosa ci fa una mafalda in una salumeria?” chiese Cernobbio, uscendo dal negozio. “Incredibile, siamo nel duemila e rotti e ancora vendono cose diverse dall’insegna! Da non credere!”
Così Cernobbio rimase con fame, al che andò con fare sicuro verso i suoi colleghi Stratocumuli.
“Datemi da mangiare, ho fame” comandò.
“Non puoi comandarci. Puoi anche andare nei negozi del cielo, sai? Ci sono un sacco di posti dove puoi trovare nuvole dal polo opposto al tuo anche a poco prezzo”
Cernobbio si aprì, e il cielo tornò sereno. Non lo sapeva, quindi forse era solo uno sbaglio che aveva fatto all’inizio, quando si era trattato di comprare del pane in una salumeria. Così andò immantinente in un secondo negozio.
“Vorrei una mafalda” disse.
“Questo è un ferramenta” rispose il ferramenta. “Ti posso dare una chiave inglese”
“Oh my Darling” disse la chiave inglese. Cernobbio la girò, ci giocò un poco e infine la diede in testa ai suoi colleghi Stratocumuli, che in effetti non ebbero nessun malore nonostante una cosa pesante finì fra capo e collo.
“Ma che ci possiamo fare” si giustificò Sereno, lo Stratocumulo agitato.
“Ho fame!”
Cernobbio decise di andare dal vento, la nuova invenzione rilasciata da Karen qualche giorno prima, ma che quest’ultima desiderava catturare. Il fatto era che il vento tendeva a non voler essere catturata, così Cernobbio capì di doverla cercare in mezzo al cielo.
Lo trovò nascosto in un angolino. “Scusa”
Il vento sobbalzò. “Come hai fatto a trovarmi? Non dovresti! Io sono il vento, difficile da acchiappare”
“Senti” disse Cernobbio, senza ascoltarlo. “Mi serve un passaggio…”
Il vento, senza pensarci due volte, si fece dare un pallone e glielo diede a Cernobbio, il quale però non calciò né colpì di testa, e il pallone cadde sul mare per la gioia dei bagnanti che comunque stavano giocando a schiaccia sette.
“Ma che hai capito? Mi serve un passaggio per andare a compare un panino! Ho una fame…”
“Ok” disse il vento. Cernobbio balzò in sella e, guadagnando velocità, la nuvola prese anche altre nuvole su di lui. Accumulò sempre di più, e il vento infatti sentì sempre più pesante la fatica. Infine, esaurì le energie e quella nuvola cominciò a piangere copiosamente.
“Oh, sono stato goloso! Uffa!” esclamò la nuvola, e piovve. Tanto tuonò che piovve. Piovve anche sugli ippocastani. Non c’era Ermione, anche perché era un essere umano, non una nuvola.
“Sì che sei goloso” disse un Cirro. Cernobbio giurò vendetta su di loro, poi gli venne in mente che anche il vento aveva le sue colpe: non si lascia un passeggero così a metà strada.
“Farò causa a Karen! Dov’è, a proposito? Perché ha creato il vento?”
In quel preciso momento, a Karen scappò un tuono.