Adalgisa aveva vissuto una vita talmente piena che non esisteva una giornata in cui non faceva nulla di interessante. Ciò le ricordava, mentre era seduta sulla sua poltrona a fare zapping, quella volta in cui aveva corso la cento metri piani.
Era il torneo condominiale di una strada che si trovava dall’altra parte della città rispetto a dove abitava. Lei si trovava da quelle parti per puro caso, ma non lo ricordava esattamente.
“Vieni e partecipa!” fu l’imperativo, e lei non era nessuno per dire di no. Si mise una tutina che trovò per caso.
“Oh grazie!” ringraziò lei, e un braccio dal colorito smorto fece segno di ok dal tombino.
Qualcuno sparò a salve, e la corsa cominciò. Adalgisa, invece, stava ancora allacciandosi le scarpe, ecco perché impiegò un minuto e mezzo per compiere cento metri.
“Miseriaccia, ragazza! Eppure sei così magra, dovresti scattare nella pista!” esclamò qualcuno che alla ragazza ricordava un fenicottero.
“Vero, ma se lei ha preferito sparare invece che parlare in maniera civile non è colpa di nessuno. Si faccia operare, non so io”
Tutti si congelarono.
“Eh?”
“Si faccia operare. Nel dubbio, come dice sempre la mia famiglia, operati.”
Adalgisa ne parlava come se fosse una cosa normale da consigliare.
“Be’, viene dal sangue medico, è cerusico di stirpe?” chiese l’uomo fenicottero, che adesso alla donna ricordava un barbagianni. Solo più tardi venne a sapere che si chiamava Gianni e aveva la barba.
“Non direi, no, ma nel dubbio, faccia questa operazione”
Detto quello se ne andò. Quell’episodio le ricordava di quando aveva passato lo straccio per tutto il pavimento di casa sua. Ci aveva messo un sacco di tempo perché suo fratello si ostinava a non alzare i piedi, avanzando la solita scusa della frattura.
“Sai, fratello caro? Mi ricordi un ingessato”
“Ma lo sono!”