La montagna che lui ebbe scelto era forse la più scomoda da scalare.
“Non c’è un cavolo di sentiero da nessuna parte! Avrei dovuto affittare una gazzella! O un’antilope!” protestò Giacomino, che aveva portato anche gli attrezzi per arrampicare che usavano gli umani, poco adatti però a un leone.
Non aveva che scalato qualche metro di quel monte quando a un certo punto si stufò. Il cielo ridacchiò.
“Che hai da ridere” disse stufo. “Fai piovere, su. Sai che la terra ha bisogno di acqua per rigenerarsi? E anche i fiumi. Conosci la storia di Gocciolina, non serve che te la ripeti.”
“Gocciolina?” disse il cielo. “Vieni su e ne parliamo, non conosco questa favola”
“Ma quale favola, è un fatto vero! La leggendaria Gocciolina, che tendeva a farsi fare i ritratti tenendo una mano dentro il panciotto”
“Ah, meteorismo” fece il cielo.
“No, solo un’usanza” lo corresse Giacomino. “Comunque, mi arrampicherò”
Aveva una criniera, lui, ed era il momento di usarla. Scosse la suddetta criniera e quella prese a girare. In fondo, i leoni erano comunque felini, geneticamente predisposti a essere utilizzati come motore a energia infinita. Non aveva però un tramezzino con la marmellata, ma poco importava.
La criniera avrebbe sostituito egregiamente quella mancanza. Dunque, salì in quel modo. Giacomino usò la criniera come ventilatore,ma anche come elicottero, e fu grato alla natura per aver ricevuto tale regalo.
Il monte rimpiccioliva, e, anche se alcune aquile lo multarono per non aver ricevuto autorizzazione alcuna riguardo quel che stava facendo, riuscì in qualche modo ad arrivare in cima. Il cielo, però, rimaneva del tutto lontano.
“Molto bene” disse Giacomino. “Non resta che…”
“Ehi!”
Una voce molto profonda veniva fuori da una grotta, forse non del tutto naturale. Giacomino non era un geologo, dunque poteva solo supporlo. Lui aveva fatto lingue, all’università.
“Chi ha parlato?”