I ricordi di Adalgisa/40

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Adalgisa si ricordava di quando era stata rapita dai suoi genitori, perché era stata messa in punizione e assicurata in camera sua.
Voleva tanto tornare nel suo tempo, o comunque all’interno del suo orologio. Sì, perché Adalgisa era una lancetta.
Forse non l’ho detto per tutto il tempo della sua storia. Vi sembrava strano che avesse un fratello, vero? Ebbene, quel fratello era la lancetta delle ore, infatti, seppure era il maggiore, era un nano, invece lei era alta e slanciata. Mark Time non era altro che un tizio che viaggiava anche lui e non era strano il ritrovarlo in pieno Saturno. E stava di fatto che andò a trovarla, qualche giorno dopo il suo essersi rinchiusa.
“Vuoi un TicTac?” chiese Mark, che riconobbe Aldalgisa, piena di ricordi proprio perché era stata nei polsi di tante persone.
“No” rispose lei. “Mi ricordano troppo la nostra onomatopea” dichiarò sprezzante.
“Sai perché sei qui, anzi, lo hai voluto tu, eppure…” fece Mark, toccandosi lo stomaco come facevano molti nobili su Saturno, ma la ragazza urlò “Ma stare giorni e giorni a nutrirmi solo di grissini e acqua alla menta proprio no! È assurdo! Ma poi, come fate voi umani a mangiare i grissini? Non vi ricordano la lancetta, quale io sono e fui?”
“A me ricorda solamente un alimento che spezza l’appetito, e lo stimola a dare il suo meglio tra una portata e l’altra” rispose Mark, alzando le spalle. “Vuoi una TicTac? Hai scoperto cosa significa Cogl?”
Adalgisa non aveva scoperto né l’uno né l’altro. Abbassò lo sguardo, troppo adirata nell’osservare quella specie di dottore.
“Andiamo, non conosci la teoria della relatività? Viaggiando nello spazio viaggi anche nel tempo, può anche darsi che torni nel terzo millennio. Nessuno qui se lo ricorda più, esattamente come i vulcani e mille altre cose”
Adalgisa si ricordava i vulcani. Erano belli, avevano un loro ritmo. Non un ritmo sensuale come una certa canzone, ma qualcosa di affascinante che poteva attrarre anche lei.
“Cogl vuol dire semplicemente Apri la porta la prossima volta, perché se devo fare i bisogni ho bisogno di non sforzare la mente per aprire le suddette” spiegò Mark.
Adalgisa non disse nulla. Non voleva neanche parlarne, aveva fatto un pieno buco nell’acqua e sapeva di non potersi più fidare dei citofoni. Eppure…
Eppure aprì gli occhi.
“Benvenuta nel Duemilaventi” disse suo fratello. Era mezzanotte. E Saturno? E il Novantanovemila?
“Era stato tutto un sogno?” chiese lei sconvolta.
“No” disse Mark Time, reggendo un bicchiere di buon rosso. “Adesso sei nel mio studio, viaggerai e avrai nuovi ricordi da raccontare”
Adalgisa non vedeva l’ora. E, essendo una lancetta, era tutto dire.

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