Una casa disordinata, o un ufficio, ti fa divenire ansioso e nervoso, o preferisci pulire prima che qualcuno arrivi?
“Voglio una vita disordinata” cantava quello. O simile.
Diciamo che avere un metodo trasandato, una stanza disordinata, un vestito non stirato, comunica tantissimo alla gente. Vuol dire caos, un’eterna lotta col cervello, una crisi esistenziale.
E credetemi che ne so qualcosa, o perlomeno è quel che dice mio padre su di me. Però, casomai, quando voglio impegnarmi sono pulito e ordinato. Preciso.
“Ma a chi vuoi darla a bere? Per favore”
Ok, dai, magari sono un po’ cazzone. Calzone. Canzone. Pantalone. Licaone.
Mettiamo caso che arrivino degli ospiti a casa. Come li accogli? Con gli indumenti sulla sedia (su tutte le sedie) oppure con una casa linda e assente da ogni orpello? Ad esempio, io toglierei anche l’asse da stiro.
Gli ospiti saranno felici di vedere un’ottima presentazione, così come al colloquio di lavoro non posso andarci in costume, e così non fisserò mai colloqui in estate.
Il mio ufficio, invece, è pieno di carte. Sarà che è il mio mestiere, ma la carta mi piace. È riciclabile. Da piccolo sono stato in una cartiera.
Inoltre, vorrei aggiungere che riordinare la stanza lo faccio, e anche periodicamente. Solo che, ahimè, non so quel che succede ma la stanza si disordina tempo tre ore, o anche prima. La prossima volta lo cronometro.
Prima dicevo del caos, della confusione che regna nella mente di uno che si disordina. Ma secondo me è troppo limitante. E se vi dicessi che nel disordine c’è l’idea di ordine che magari va fuori dagli schemi?
“Non dire stupidaggini e vammi a prendere qualche camicia che te la stiro”
Eh… è una parola. Come trovarla? Ci sono un sacco di cose ammucchiate e…
“Comincia a tremare come una foglia che adesso arriva una valanga di vestiti addosso! Muhahahaha!”
Cosa dite, vestiti? Vi ho sempre indossato con amore e…
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