La nave segnalò la sua presenza con uno sbuffo forte e chiaro. Mi sembrava un’ottima giornata, e lì dove vivevo c’era sempre qualcuno che sorrideva e le cose andavano essenzialmente bene. Nessuno di noi poteva pensare di insultare qualcuno, non ce n’era motivo. In effetti un oggetto dalla forma triangolare comparve sulla mia finestra.
“Tu non alloggi qui” mi fece notare. Era incredibile pensare come le cose parlassero in un italiano così forbito.
“Vero, non alloggio qui, ma è come se lo fossi, perché nei fossi non ci sono mai entrato. Dunque sono settimane che occupo questa stanza e nessuno mi ha mai detto ancora nulla”
Fuori dal mio appartamento, un essere invisibile non disse nulla. L’oggetto triangolare, scandalizzato, rispose “Allora è proprio così che la pensi! Le punte triangolari capitano sulle finestre delle persone solo per divertimento e il sollazzo personale, no? E se ti dicessi che sono un grumo di pixel che indica la posizione degli esseri umani e tu sei nella posizione sbagliata?”
Mi guardai attorno. Un orologio segnava le dieci e dieci. Sembrava quasi sorridesse. Fuori dalla finestra, c’era un certo odore.
“E come faccio a sapere che hai ragione?” Non mi fidai. Purtroppo, non avevo mai avuto un cane che si chiamava Fido, casomai ricordo che ebbi uno Yorkshire che si chiamava Svincolo Autostradale Chivasso Est direzione Trieste.
“Non lo sai, infatti” riprese quel grumo di pixel. “Hai mai fatto caso al fatto che quando si dice hai ragione sembra un po’ che dici arancio?”
“Ne?” chiesi.
L’altro era giustamente spiazzato. “Cosa, ne?”
“Ne è una particella pronominale” ricordo che ebbi voglia di compiere un’analisi grammaticale.
“Credevo fossero solo quelle di sodio” osservò il grumo, ma non si seppe perché, comunque esplose.
“E invece non lo sono, vecchio mio” sussurrai ai pixel sopravvissuti. “Non lo sono.”