
51 Le nuvole nei gialli
Il Nembostrato accese una sigaretta. Come sempre, quando era nervoso.
Il fatto era che, avere davanti un cadavere, lo metteva a disagio.
“C’è un cadavere”borbottò. L’avevo già detto prima, ma ancora lui, il commissario, non aveva proferito parola.
“Commissario Nembostrato, siamo la squadra omicidi” precisò l’agente Strato. “Vediamo cadaveri tutti i giorni”
“Tu, forse” disse il commissario. “Io non mi abituo mai”
Il cadavere in questione si chiamava A. Altocumulo, età imprecisata, gruppo sanguigno Virga positivo.
“Qualche testimone?” chiese il Nembostrato. Sbuffi di fumo riempirono il cielo. Diventarono subito Cirri.
“Nessuno” risposero gli agenti. “Chi vuole che passi nel cielo? Giusto gli aerei”
Spuntò Georgino. Era un testimone comodo: tutte le volte che c’era qualcosa di strano c’era lui che aveva visto tutto. Parlava e parlava, ed era stata ala chiave per la risoluzione di molti casi.
“Tu, aereo dalle mille sorprese, avrai pur visto qualcosa. Guarda quanto gas c’è rimasto” chiese educatamente il Commissario Nembostrato.
“Io sono solo un aereo di linea” rispose Georgino “mi hai fatto virare in maniera errata e adesso chissà dove sono finito”
Problemi di aerei, pensò l’ufficiale. Per la prima volta, Georgino non aveva visto nulla. CXhe fare, dunque?
“Oh” disse. “La nuvola è sparita”
“Come si sa, i cadaveri vengono poi portati dalla scientifica” annunciò il sottoposto, l’agente che parlava troppo. Agente atmosferico.
“Si sa… cos’è che si sa?” chiese il commissario, spazientito. “È assurdo che tu sappia tutte queste cose. Allora se qualcuno volesse sapere quanto fa due più due tu risponderesti quattro, dico bene?”
“Certo” disse il poliziotto. “La scientifica farà i suoi calcoli e..”
“Ma basta!” Sempre a parlare di cadaveri!” sbottò il commissario. “Ci sono decine di altre cose nel mondo, sai?”
Arrivò la scientifica, come a voler smentire il proprio Commissario. C’erano dei calcoli, effettivamente, e il Nembostrato li lesse tutti. I passaggi erano giusti. Persino i segni erano stati riportati correttamente.
“E allora perché questa espressione è sbagliata?” chiese il Commissario. “Devo fare rapporto a tutta la amia squadra omicidi? Eh?”
“No, signore” disse il poliziotto, un po’ spiazzato. “Sono fatte così, le espressioni. Non riescono mai”
“Ah” commentò il Commissario. Eppure, per arrivare a quella carica, un’espressione avrebbe dovuto farla. Tuttavia non gli sovveniva nessun giorno in cui l’aveva risolta, nessun pomeriggio passato a disturbare la calcolatrice.
“La scientifica, così, non ci aiuta” riprese. “Dobbiamo convocare qualche testimone che conosceva la vittima”
“È la prima cosa che si fa” disse l’agente, e andò a interrogare Karen, la ragazza nuvola che si era appena messa insieme a un nerboruto Stratocumulo, che dunque l’aveva accompagnata.
“Bene, Karen” disse il Commissario, che non sapeva da che parte cominciare. “Come si chiama la nuvola che viene sospinta dal vento?”
Karen pensò che cosa avesse voluto dire, perché in fondo tutte le nuvole erano spinte dal vento, così rispose “Non so se sia una domanda a trabocchetto, perché sappiamo tutti che il vento, se è capace di suonare mille violini, sa anche sospingere noi nuvole”
“Eccellente” disse il Commissario, che non lo avrebbe mai immaginato. “E il Nerboruto? Ci picchierà?”
“Sarebbe un po’ oltraggio a pubblico ufficiale” fece notare Karen. Il Commissario tirò un sospiro di sollievo. “Va bene, dunque. Non sarai riconosciuta colpevole. Il problema è che il cadavere è stato cancellato dal vento, quindi non c’è più nemmeno la prova del crimine. E che ci sta a fare la polizia?”
“Forse è il momento di far piovere” propose l’agente impiccione. “Fa molto noir”