Il binario non aveva capito le intenzioni del lavandino e del mago verde, ma non era tanto d’accordo.
“Devo trovare un modo per fuggire da questi due folli” pensò. “C’è qualcuno di voi che vuole aiutarmi?”
Le parallele di ferro sapevano che le stanghette di legno non vedevano l’ora di usare le proprietà di quel materiale per fare qualcosa di utile, dunque provò a rivolgere loro la parola.
“Avete capito quello che intendono fare? Sapete quando arriva il prossimo treno?”
“No” risposero loro “quello che sappiamo si limita solo alle facoltà del legname, il modo in cui interagisce con la natura e come in effetti questo possa interloquire con il clima generale. E, per inciso, il clima in generale ci suggerisce cautela. Il Polo Nord sta per diventare attrazione turistica”
“Tornando a problemi più immediati, vogliamo eliminare il lavandino?” chiesero le parallele. Le stanghette di legno si consultarono e furono felici di dire che sì, avevano una soluzione.
“Dovete chiudere il tubo di scarico”
Il mago, però, stava già aprendo il rubinetto attraverso le manopole del caldo e del freddo. Dei getti d’acqua stavano per arrivare su di loro, e anche le pannocchie stavano cominciando ad agitarsi.
“Allora, chiudere il tubo di scarico… ma certo! La X in fondo a destra della pagina!”
Ne presero una per terra, composta da due semplici fili d’erba, e la premettero. Il lavandino scomparve proprio nel momento in cui l’acqua toccò terra, ma troppo poca per annegare chicchessia.
Il mago sgranò gli occhi. “Non pensavo che l’informatica avesse già raggiunto tali potenzialità! Ed io che sono ancora con cinquantasei K che non riesco a…”
Si interruppe, perché un manipolo di K cominciarono a starnazzare.
“Ci avevi promesso uno stagno. Ebbene?”
L’uomo barbuto staccò la barba dal mento, la seppellì sotto la terra e disse “tenete, ecco il vostro stagno”