Al giorno d’oggi, essere una formica è molto complicato. Diciamocelo, prendere le provviste per affrontare l’inverno lo si faceva una volta. Adesso usciamo, ci facciamo vedere, ridiamo, scherziamo, facciamo anche le flessioni con pesi enormi addosso.
E sta di fatto che io, Andrea, sono una loro simile.
Un momento… cosa? Sono una formica? Ma Albertanna mi ha dato appuntamento al bar stasera, che faccio?”
Ho l’ansia, lo confido. Ma non posso fare altrimenti. Sono davanti alla porta di casa. Cerco nelle tasche, ma le formiche in effetti non ne hanno.
“Tu!” tuona la porta. “Hai davvero intenzione di passarmi sotto?”
Be’, in manca di meglio…
“Per poter oltrepassarmi, ho bisogno che tu mi dica un indovinello” annuncia.
“Nel senso che devo risolverlo?” chiedo.
“No, devi dirmelo tu ed io risolverlo” afferma. Rimango spiazzato, e sì che il corridoio è enorme.
“Va… va bene? Qual è la cosa che in primavera sfiorisce?”
“Ce ne sono un sacco”
Il tono della voce è praticamente un boato.
“Va bene, adesso posso passare?”
Esco fuori di casa. L’ascensore non è mai stato così enorme. Che spreco di spazio.
Il bar, fortunatamente, è qui di fronte. Devo stare attento che nessuno mi calpesti, ma per fortuna posso vantare di una buona prontezza di riflessi.
Un tavolino è libero. Chissà se il cameriere riceve ordinazioni anche dagli animaletti.
“Giorffo! Che ci fa una formica sul tavolo?” tuona la principale. Oh no, non vorrei che…
Ma ce l’hanno con un’altra mia simile, povera lei. Il punto è che io non so più usare il telefono, quindi non ho potuto più avvertire Albertanna della mia trasformazione. Chissà come la prende.
“Ehi, mi sa che non possiamo più frequentarci” la risposta più gettonata. Ma anche “No, guarda, non riesco a venire” oppure “Ho già appuntamento con un formichiere”
E quest’ultima mi farebbe ancora più male.
“Ciao”
Albertanna!
Mi volto. Zampe, Capo grosso e robusto, sei centimetri di lunghezza.
“Ma sei una formica anche tu?”
“Eh, pare.”
Mi sa che allora c’è una speranza. Ma che aperitivo prendiamo?
Le avventure di tutto 