Le notti di luna nuova sono per tradizione molto buie e spente.
Non la pensa così Goffreda, che anche lei era una Luna, ma non per questo nuova.
Goffreda, per inciso, era la Luna di un altro pianeta, un satellite molto simile alla nostra luna, quella dei poeti e del ciclo lunare che abbiamo avuto modo di conoscere nelle ultime migliaia di anni.
Un giorno, però, le venne voglia di comunicare. A dire il vero, capitò durante la tipica festa dei satelliti che Phobos, con in mano il solito shottino rosso, prese di peso la Luna e le disse “Vieni, ti presento una che ti somiglia tipo tantissimo e devi conoscerla”
Era lì, seduta al bancone, e sfoderando un sorriso imbarazzato agitò la manina.
“Piacere” disse a denti stretti la nostra Luna.
“Perché dici che le notti di luna nuova sono buie e spente?” chiese Goffreda.
“Non l’ho mai detto”
“Oh sì, ti ho sentita”
“Quando l’avrei detto, allora, visto che sai tutto dovresti anche specificare il come, il dove, il perché ed il con cui”
“Oh. Lascia che ti spieghi allora”
Goffreda si mise comoda.
“Tutto iniziò il cinque dicembre. Ti ho sentita dire che le fave non possono nascere dove nascono di solito, al che mi sono insospettita, perché da noi non esistono legumi del genere. Così ho preso il mio cornetto acustico e in realtà stavi dicendo che hai paura del buio”
“Ah, ti sei sbagliata di poco, dai” disse Phobos.
“Non è questo il punto” disse Goffreda.
“No, infatti sono una parentesi aperta” salutò lui. Tutti lo guardarono. Seppe, quest’ultimo, di essere stato sgamato e si nascose sotto il bancone del bar. Lui non era un satellite.
“Mi sono stupita perché una Luna non può avere paura del buio”
Phobos rise non poco. Il nostro satellite arrossì ed è per quello che esiste il fenomeno della luna rossa.