Recupero del topazio ma con gli alieni

“Dobbiamo fare pianissimo”
Lo sto dicendo, ma non è che io sia tanto convinto. Siamo in quattro, in missione per recuperare il famoso Topazio Blu, reliquia preziosissima di questo pianeta. Ce ne dobbiamo appropriare perché è il nostro sogno di pirati spaziali. Dopo anni di fatiche, di sacrifici, di lutti anche, finalmente siamo di fronte a ciò che ci muove e ci fa alzare il mattino.
Il Topazio Blu, una pietra a forma di prisma che luccica davanti ai nostri occhi, dopo averla disegnata per anni e anni, e aver immaginato come potesse essere al tatto e alla vista, all’olfatto e anche al gusto. C’è chi tra noi ha espresso il desiderio di leccarla, ma personalmente, mentre scrivo questo diario, spero che nessuno lo faccia. Sul serio, non è igienico.
“Come faremo a portarla con noi?” chiede Erik.
“Come sarebbe? Lo abbiamo detto, no? Un lato sulle mie spalle, l’altra estremità sulla tua”
“Ehi, un momento! Ma perché devo portarla sulle mie spalle? Mi fanno male e non sopporto il dolore!”
“Come sei delicato” dico. “Si vede che non sei un terrestre”
“Direi di no” risponde Erik. “Vengo da Marte per un motivo”
“C’è chi allora vuole accollarsi con me di portare a spasso il Topazio, prima che si accorgano della nostra presenza?”
“Ma chi vuoi che ci scopra” dice Alexa, l’aliena verde della nostra compagnia. Il fatto è che ha appena parlato e ho i sudori freddi, perché quando parla…
Ecco, lo sapevo. Il rumore dell’allarme e delle luci rosse piombano nella stanza. Il Topazio, il nostro sogno, viene protetto da dei laser verdi che girano a intervalli regolari.
“Oh, no, siamo spacciati! Verrà sicuramente qualcuno a controllare!” Dice Bkbed, il tentacoloso essere proveniente da Saturno.
“Dai Bkbed, porta con me il Topazio! Siamo preparati a tutte le eventualità, ricordi?”
Bkbed annuisce e, facendo molta attenzione a non essere toccati dai raggi che altrimenti ci disintegrerebbero senza troppi complimenti, usciamo dal locale. Purtroppo rumori di passi affrettati ci accompagnano in questo corridoio che sembra interminabile.
“Fermi tutti o sparo!” esclama qualcuno che non fa parte della nostra compagnia.
“Abbiamo visite!” dice Alexa. Poi guarda al di là del muro del corridoio grazie alla sua vista che trapana anche ciò che è invisibile all’occhio umano. “Sono armati di pistole laser, fucili e anche… asce?”
“Caspita! Conviene subito che qualcuno… chiami l’astronave, per favore” dico, mentre il topazio comincia a pesarmi sulle spalle. È molto pesante, e anche il mio amico Bkbed, pur avendo diversi tentacoli cui usufruire, accusa la fatica.
È Erik a occuparsi di chiamare l’astronave, ma dall’altra parte, a parte un vago “Ok” non si riceve nessun altro segnale.
Ormai siamo fuori dal corridoio e, secondo i piani, la navicella avrebbe dovuto essere qui ad aspettarci, invece non c’è nessuno. Purtroppo non possiamo nemmeno nasconderci, perché il corridoio dà direttamente a uno strapiombo che, senza Topazio e in salita, sarebbe risultato facile, ma a scendere è sconsigliabile, a parte che sicuramente ci sarà qualche guardia che non aspetta altro.
“Allora? Ci muoviamo?” chiedo alla squadra, ma nessuno in realtà può fare niente.
Erik ripete la domanda a chi sta dall’altro capo del walkie talkie. Che non voglio nemmeno nominare per quanto è lento. Ci sentiamo rispondere: “La fretta è una cattiva consigliera, soprattutto se devi azionare una navicella spaziale e hai i nemici alle calcagna!”
“Nemici alle calcagna? Allora noi che dobbiamo dire?” rispondo amaro, mentre nel frattempo i nemici si avvicinano.
“Fermi lì! Posate il Topazio!”
Non ne abbiamo intenzione. È preziosissimo.
Ancora pochi secondi e saremo a portata di tiro.
“Non viene nessuno” annuncia Alexa in ansia.
Improvvisamente ecco l’astronave. “Pronti a saltare?” chiede il tizio che la manovra. Annuisco con una certa gioia negli occhi. Non sento più nemmeno la fatica.
Saltiamo in maniera sconsiderata e, invece di spiaccicarci, noi e il Topazio siamo al sicuro sulla navicella.
È andata.
“Alexa! Meno male che hai aperto bocca! Si verifica sempre il contrario di quello che dici!” esclama tutto contento Erik, che in realtà non ha fatto niente in questa missione. Alexa ride imbarazzata, ma siamo felici.
Felici e ricchi.

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